“Paura di lasciare la Terra così a lungo? Non vorrei sembrare superba, ma per il momento direi proprio di no”. Parola di Samantha Cristoforetti, 36 anni, professione astronauta. Sarà lei, dal prossimo novembre, la prima donna italiana ad arrivare più di ogni altra vicino alle stelle. Ieri, nella sala stampa di Palazzo Chigi, è stata presentata ufficialmente la missione FUTURA che, grazie a un accordo bilaterale tra l’Agenzia Spaziale Italiana e la NASA, porterà Cristoforetti nello spazio. L’astronauta trentina, partendo dal cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, raggiungerà la Stazione Internazionale con la navicella russa Soyuz e resterà in orbita per sei mesi come membro effettivo dell’equipaggio. A bordo della navicella internazionale, la nostra pilota dell’aeronautica contribuirà allo svolgimento dei compiti di ricerca, sperimentazione e manutenzione operativa dell’enorme laboratorio spaziale.
La prima donna italiana – Dopo sei astronauti uomini, dunque, l’Italia ha finalmente la sua cosmonauta donna. Un passo compiuto un po’ in ritardo, tenendo conto che altri paesi come Russia, Stati Uniti e Cina, già da tempo annoverano cosmonaute di sesso femminile nelle loro equipe. “Si tratta di un momento importante per il nostro Paese – commenta il viceministro al Lavoro con delega alle pari opportunità, Cecilia Guerra -. Il Governo è grato a Samantha perché la sua storia è un antidoto a vecchi stereotipi che vedono certe professioni, di ambito tecnico e scientifico, precluse alle donne. Il suo esempio ha lo stesso valore di quelli rappresentati da altre scienziate illustri, come Rita Levi Montalcini e Margherita Hack”.
La più brava – Del resto, le parole chiave che hanno portato Samantha Cristoforetti dalla Terra allo spazio sono semplici: talento e tenacia. Laureata a pieni voti in ingegneria aerospaziale a Monaco, entra nell’aeronautica militare, dove, dopo anni di addestramento prima a Pozzuoli e poi in Texas, si conquista un posto da pilota. Alla fine del 2009 la grande occasione: partecipa a una selezione europea per astronauti e, superando 8500 concorrenti, entra ufficialmente a far parte dell’Agenzia Spaziale Europea.
“In effetti, rispetto alla presenza femminile nel corpo astronauti, arriviamo dopo altri Paesi – ammette Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana -. Tuttavia, di Samantha non è importante sottolineare il sesso ma la competenza, l’unico vero criterio quando selezioniamo il nostro personale”. Di fronte al fatto, storico, di essere la prima donna italiana pronta per viaggiare nello spazio, l’astronauta si schermisce: “Sarò la prima, è vero, ma non è capitato a me perché ho meriti speciali. Certo, un po’ di responsabilità la avverto, dal momento che per alcune ragazze sarò la dimostrazione in carne e ossa che questa strada non è preclusa alle donne”.
La missione FUTURA – Una volta in orbita, per sei mesi Cristoforetti sarà soprattutto impegnata in attività di sperimentazione scientifica e tecnologica. Per la missione di FUTURA, infatti, sono stati selezionati otto progetti di ricerca italiani che vanno dallo studio della fisiologia umana in condizioni di microgravità (con conseguenze mediche per quanto riguarda, ad esempio, la ricerca sull’osteoporosi) fino alla sperimentazione di nuovi strumenti per la stampa di oggetti in 3D. “Si tratta di programmi molto interessanti, nati in Italia e di cui andare orgogliosi – conferma l’astronauta –. Con alcuni dei ricercatori, peraltro, sono stata in contatto direttamente e non vedo l’ora di poter iniziare a lavorare in concreto su questi progetti”.
Tuttavia, il sogno preferito di ogni astronauta in missione resta uno: uscire dalla stazione per effettuare una suggestiva passeggiata nello spazio, operazione molto delicata e riservata solo a pochi tra i cosmonauti in orbita. “Devo ammettere che l’addestramento terrestre per prepararsi alla passeggiata è sicuramente il più entusiasmante di tutta la preparazione – conclude Samantha Cristoforetti –. Ancora, per quanto riguarda la mia missione, le attività extraveicolari non sono state pianificate, quindi spero davvero possa toccare anche a me”. A questo punto, dunque, non ci resta che augurare alla nostra prima donna nello spazio buon volo e, si spera, buona passeggiata.