Se le famiglie italiane potessero portare in deduzione non solo i contributi ma l’intero costo sostenuto per l’assistenza di una badante o di una baby sitter, potrebbero risparmiare tra i 2 ed i 5mila euro l’anno, a seconda della fascia di reddito, contrastando così gli aumenti retributivi e contributivi scattati da gennaio 2023 in favore dei lavoratori del settore, che nel 2024 subiranno un nuovo deciso incremento a causa dell’inflazione. Lo rivela in una nota Assindatcolf (Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico) in occasione dell’evento “Lavoro domestico, non autosufficienza e natalità in Europa: modelli a confronto”. Un’occasione per presentare il terzo capitolo del rapporto 2023 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”, a cura di Effe (European Federation for Family Employment & Home Care), partner del progetto editoriale insieme al Censis, alla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e al Centro Studi e Ricerche Idos.
L’Italia è, infatti, uno dei 27 Paesi dell’Unione Europea censito nello studio elaborato da Effe, nel progetto EffeLab, e messo a confronto con il ‘modello francese’ dei servizi alla persona e alla famiglia. Prendendo l’esempio di una baby sitter assunta per coprire l’orario extra scolastico nel caso di genitori entrambi lavoratori (4 ore, 5 giorni la settimana) e considerando gli aumenti retributivi e contributivi scattati da gennaio 2023, una famiglia arriva a spendere 9.685,31 euro l’anno (8.458,11 retribuzione + 1.227,20 contributi). Con il sistema fiscale attuale il datore di lavoro domestico ha la possibilità di portare in deduzione solo una parte dei contributi versati, per un massimo di 1.549,37 euro. Se, al contrario, si potesse portare in deduzione l’intero costo (non solo i contributi ma anche le retribuzioni, ferie, tredicesima e tfr) si potrebbe determinare un risparmio fino a circa 4mila euro l’anno nel caso di redditi fino a 35mila euro, o di 2100 euro in presenza di redditi fino a 25mila euro, scendendo addirittura sotto la no tax area nel caso di reddito fino a 15mila euro.
Per una badante assunta per assistere una persona non autosufficiente a tempo pieno (54 ore settimanali) ed in regime di convivenza – spiega Assindatcolf – la famiglia spende 18.639,12 euro l’anno (16.224,24 retribuzione + 2.414,88 contributi). In questo caso il datore oltre alla deduzione dei contributi versati per un massimo di 1.549,37 euro, ha anche diritto a portare in detrazione una minima parte della retribuzione (il 19% di 2.100), ovvero 399 euro su 16.224,24 euro. Se venisse introdotta la totale deduzione del costo potrebbe arrivare a risparmiare circa 3.700 euro nel caso di un reddito fino a 25mila euro, quasi 4.500 euro in presenza di un reddito fino a 35mila euro o, addirittura scendere sotto la no tax area nel caso di redditi che non superano i 15mila euro annui.
“In Francia – dichiara Aude Boisseuil, delegata generale di Effe – esiste un articolato sistema di aiuti: assegni, esoneri contributivi e credito d’imposta. Nel caso di una baby sitter assunta per 20 ore settimanali, a fronte di un costo totale di 1.582 euro mensili, al netto delle agevolazioni consentite la famiglia arriva a pagare 283 euro per redditi fino a 15mila euro, e 375 euro per redditi da 25 a 35mila euro l’anno. Per una badante assunta per 54 ore settimanali, a fronte di un costo mensile di 5.327 euro, la famiglia paga 1.289 euro al mese con un reddito di 15 mila euro annui, 1.727 euro per redditi di 25 mila euro e 2.004 euro per redditi di 35 mila euro”.
“Se l’inflazione continuerà la sua corsa, – dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – da gennaio prossimo le famiglie potrebbero dover fare i conti con nuovi consistenti aumenti nelle buste paga di colf, badanti e baby sitter, che si andrebbero a sommare con quelli già scattati nel 2023. Per evitare pesantissime ricadute, anche sul lavoro irregolare, chiediamo al Governo un intervento urgente, soprattutto alla luce del recente mancato raddoppio della soglia di deducibilità dei contributi nel Dl Lavoro ed in previsione della predisposizione della nuova legge fiscale. Il confronto Italia-Francia mostra chiaramente come gli incentivi sociali e fiscali siano fondamentali per rendere questi servizi accessibili a tutte le famiglie”.