Fino a quando non si troveranno le condizioni affinché il Sud possa trovare la sua strada, l’Italia sarà una nazione zoppa”. Parola di Fabio Storchi, industriale reggiano, già presidente di Federmeccanica e di Unindustria Reggio Emilia, intervistato da Palermo. Il Sud, il Mezzogiorno, il Meridione hanno un significato forte per Storchi. “In questa terra c’è un pezzo del mio cuore – dice – perché, nel 2007, è nata una delle nostre migliori esperienze industriali”. A Matera, in Basilicata, dove Storchi è stato accolto con tanto entusiasmo, l’imprenditore ha creato dal nulla uno stabilimento di 11 mila metri quadrati (l’area complessiva è di 55 mila metri quadrati), la Comer Industries Component – inaugurato con l’allora presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo – che occupa 300 dipendenti, “tutte persone che hanno sempre dimostrato di essere in grado di compiere cose meravigliose – dice con orgoglio – portando i risultati di produttività più alti nel nostro sistema industriale”.
Cuore o non cuore, l’imprenditore reggiano non ha mai smesso di investire in quelle latitudini. Scommessa vinta, c’è da dire, visti i risultati. E questo, per Storchi, è un modello da replicare in altre città del Mezzogiorno. Ma, da industriale di razza qual è, l’ex presidente di Federmeccanica sa pure che l’impresa va protetta e ascoltata, affinché possa continuare a fornire un contributo sostanziale all’economia del Paese. “Compito della politica è quello di avere più attenzione verso le aspettative delle imprese– continua Storchi- Oggi si parla di innovazione, internazionalizzazione, ma anche di rivoluzione digitale e sostenibilità. Sono queste le leve che cambieranno l’industria, il modo di produrre e di lavorare. È una sfida decisiva per le imprese. Quindi, la politica dovrebbe dedicare più sostegno alle richieste delle imprese. Da tempo, per esempio è stato chiesto il taglio del cuneo fiscale sul costo del lavoro, e questo, purtroppo, anche nell’ultima finanziaria, non si è verificato- sottolinea l’industriale- Così come rilanciare provvedimenti a sostegno delle imprese sugli investimenti tecnologici collegati a Industria 4.0, tagliati drasticamente nell’ultima legge finanziaria”.
Storchi: PNRR per colmare la distanza tra Nord e Sud. La delusione è palpabile tra gli industriali che non possono attendere ancora a lungo provvedimenti come il taglio del cuneo fiscale, che avrebbe comunque consentito di riconoscere ai lavoratori una busta paga più alta per compensare, almeno in parte l’aumento significativo del costo della vita. “Questo non è successo per miopia politica- dice Storchi- che invece ribadisce la necessità di mantenere nelle aziende un clima sociale collaborativo, possibilmente partecipativo. I lavoratori hanno la giusta aspettativa di vedere i loro compensi adeguati all’aumento del costo della vita. Si trattava dunque di fare insieme, governo e parti sociali, una iniziativa per minimizzare l’impatto sui lavoratori, senza incidere sulla competitività delle imprese”.L’ex numero uno di Federmeccanica fa pure un’analisi di quanto fatto finora dal governo del premier Giorgia Meloni. Storchi l’ha pure invitata a Reggio Emilia, a un confronto con gli industriali. “È stata solo una provocazione e tale è rimasta. Figuriamoci se il premier viene da noi. Ma se vogliamo essere obiettivi – dice – il governo ha fatto comunque tanto rispetto al breve periodo di tempo che ha dovuto gestire, anche se, alla fine, non è stata in grado di assumere nessun provvedimento decisivo per la competitività del Paese. Parliamo di riforme strutturali- sottolinea l’imprenditore- Evidentemente, in tre mesi non si riscrivono le regole sulla giustizia, che aspetta un intervento risolutivo da almeno trent’anni; così pure se parliamo di Fisco, due settori che però hanno un peso decisivo sul livello di competitività del Paese”. E allora, non rimane che aggrapparci ai fondi del Pnrr far ripartire l’economia e colmare la distanza atavica tra Sud e Nord? “Penso di si, almeno me lo auguro. Lo spero. Perché senza questi fondi, investiti utilmente- conclude Storchi- potremmo avere seri problemi per l’Italia; e non parliamo del Sud, visto che il 40 per cento dei finanziamenti è destinato alle regioni meridionali”.
– Agenzia DiRE –