L’Osservatorio su lavoratori dipendenti e indipendenti, pubblicato oggi dall’Inps, integra i dati di tutti gli assicurati presso le diverse gestioni previdenziali Inps, dipendenti e autonomi, circa il 95% degli occupati in Italia. Sono esclusi infatti solo i professionisti iscritti alle Casse previdenziali degli ordini professionali – a meno che non abbiano anche posizioni di lavoro con obbligo di contribuzione all’Inps – e poche altre tipologie di lavoro autonomo occasionale esentate da contribuzione a fini previdenziali.
Nel 2021, il numero di lavoratori dipendenti e indipendenti è risultato pari a 25.774.000, in leggera crescita rispetto al 2020 (+0,5%), con un incremento di circa 118mila unità. Più consistente la crescita rispetto al 2019, con 226mila lavoratori in più (+0,9%). Il numero medio di settimane lavorate nel 2021 risulta in crescita rispetto al 2020 (42,1 settimane contro le 40,3 del 2020), ma è inferiore a quello del 2019 (42,9 settimane).
Anche il reddito medio annuo da lavoro nel 2021 è in crescita rispetto all’anno precedente (+5,3%), e si attesta poco sopra i 23mila euro.
L’andamento dell’occupazione secondo la posizione prevalente è molto diversificato:
- tra il 2019 e il 2021, gli artigiani perdono oltre 35mila unità (-2,3%), i commercianti quasi 50mila (-2,5%) e gli agricoli autonomi circa 7mila (-1,7%);
- nel 2021, i lavoratori dipendenti del settore privato tornano a crescere dopo la contrazione del 2020 dovuta alla pandemia: sono oltre 140mila i lavoratori in più rispetto al 2019 (+0,9%). Lo stesso incremento percentuale si rileva per i dipendenti pubblici, mentre i lavoratori domestici crescono di oltre 86mila unità rispetto al 2019 (+10,9%). Prosegue, invece, il trend in diminuzione degli operai agricoli, che perdono oltre 32mila unità tra il 2019 e il 2021 (-3,5%);
- l’andamento dei parasubordinati nel complesso è in crescita con 74mila lavoratori in più tra il 2019 e il 2021 (+7,4%); tale crescita è dovuta soprattutto all’incremento dei professionisti (+10,3%) e degli amministratori (+22,5%), mentre le collaborazioni sono in leggera contrazione;
- nel 2021 cala nettamente il numero dei lavoratori in prevalenza impiegati con voucher o con contratti di lavoro occasionale rispetto al 2020, durante il quale l’eccezionale ricorso a questa tipologia contrattuale ha risentito dell’utilizzo del libretto di famiglia per la gestione del bonus baby-sitting quale intervento di sostegno durante la pandemia.
Nel 2021 gli uomini rappresentano il 56,4% dei lavoratori, con un numero medio di settimane lavorate pari a 43,0 e un reddito medio annuo di 25.958 euro. Le donne hanno lavorato in media 41,1 settimane, con un reddito medio annuo di 19.218 euro.
Osservando l’andamento per classe di età emerge nel 2021 un incremento dei giovani fino ai 19 anni di età, che superano quota 310mila (+0,8% rispetto al 2019 e +27,2% rispetto al 2020). Aumentano leggermente le altre classi giovanili sotto i 35 anni, mentre crescono le classi di età più anziane, in particolare dai 55 anni in su, in conseguenza del generale invecchiamento della popolazione. Le classi di età centrali, tra i 35 e i 49 anni, presentano invece trend negativi rispetto ai due anni precedenti. Gli over 64, in forte crescita tra 2019 e 2020 (+27,8%) per effetto del bonus baby-sitting, diminuiscono tra il 2020 e il 2021 del -15,1%.
Riguardo alla distribuzione territoriale dei lavoratori, nel 2021 il 29,2% lavora nel Nord ovest (7,5 milioni di lavoratori). A seguire il Nord est con il 22,7% (circa 5,8 milioni di lavoratori), il Centro con il 21,1% (oltre 5,4 milioni di lavoratori) e infine il Sud, con il 18,5% (circa 4,7 milioni di lavoratori) e le Isole con l’8,4% (2,1 milioni di lavoratori).
Con riferimento al 2021, 678.273 lavoratori (pari al 2,6% dei lavoratori dell’anno) sono sicuramente pensionati che lavorano, in quanto beneficiari di una pensione diretta di vecchiaia o anzianità già da prima del 2021, mentre 337.499 (pari all’1,3% dei lavoratori del 2021) sono nuovi pensionati nel 2021.
Limitando l’analisi ai lavoratori già pensionati si osserva che la loro incidenza è massima tra i lavoratori iscritti alla gestione separata: altri collaboratori (27,0%), amministratori (15,5%) e collaboratori (11,2%). Quote elevate di pensionati sono riscontrabili tra gli autonomi agricoli (22,9%), lavoratori occasionali (14,2%), artigiani (9,5%) e commercianti (8,5%).
Nel 2021 i lavoratori con cittadinanza extra Ue costituiscono il 10,1% nel complesso (erano il 9,6% nel 2020). La loro incidenza è massima tra i lavoratori domestici (50,4%) e minima tra i dipendenti pubblici (0,4%). Il 21,6% di incidenza di lavoratori extra Ue si riscontra tra gli operai agricoli, il 10,8% tra i commercianti e il 10,1% tra i dipendenti privati. Il numero medio di settimane lavorate da lavoratori extra Ue è di 38,3 contro le 42,6 dei lavoratori comunitari, mentre il reddito medio da lavoro è di 14.037 euro contro 24.030 dei comunitari.