Una ricetta aziendale per gestire (meglio) le eventuali prossime crisi di materie prime? “Sono convinto che strategie improntate all’economia circolare e all’innovazione possano rappresentare soluzioni efficaci per salvaguardare, migliorandoli, i modelli produttivi attuali”. E tutto questo “puntando a una riduzione degli sprechi e a una gestione più consapevole delle risorse, per garantire la continuità del business anche dal punto di vista della stabilità delle forniture”. Lo assicura Tomaso Tommasi di Vignano, presidente esecutivo del gruppo Hera, facendo il punto oggi all’incontro “Approvvigiona-Menti: ripensare le catene del valore per affrontare le crisi globali”, di scena nella sede dell’utility a Bologna. Si tratta del convegno annuale di Heracademy, la corporate university di Hera, cui intervengono di nuovo diversi esperti.
Considerando la crisi internazionale dell’ultimo anno, continua il numero uno di Hera: “Anche a noi è successo di affrontare il problema delle materie prime energetiche, non abbiamo fatto eccezione. Speriamo che la difficoltà, oggi in parte ridimensionata, venga risolta presto, anche perché un prolungamento così duro della crisi come quest’anno- ragiona Tommasi di Vignano- sarebbe molto difficile da affrontare per le aziende”. In casa Hera, “non abbiamo fatto tutto quello che avremmo voluto- conclude con cautela il presidente- ma c’è stato uno sforzo importante sia per oggi sia per domani, anzitutto mettendo da parte una quantità di energia, per riscaldamento, a disposizione dei nostri tre milioni di clienti”.
Da parte sua, evidenzia al convegno Alberto Grando, professore di Opinion Management alla Bocconi: “Stiamo vivendo un periodo molto complesso, con fenomeni di cambiamento climatico, col conflitto russo-ucraino, con problemi di scarsità di materie prime che hanno amplificato i rischi per le nostre aziende”. Per affrontare il nuovo scenario, queste ultime possono “dotarsi di strutture e procedure di crisis management, ripensare alla supply chain, la catena di approvvigionamento, con strutture local to local, lavorare con nuove tecnologie e soprattuto lavorare sulle competenze”, nota Grando. Questo quadro “vede l’Italia in ritardo, quindi serve uno sforzo congiunto tra sistema educativo e imprese per chiudere il gap, soprattutto per quanto riguarda le competenze digitali”, richiama il professore. E mentre anche Alessandro Camilleri, direttore centrale Personale e organizzazione di Hera, assicura che la ricetta del futuro indica “meno sprechi” e “più competenze”, aggiunge Alessandro Giraudo, professore di Finanza internazionale e Geopolitica delle materie prime: “Abbiamo a che fare- dice- con qualcosa di nuovo. Per almeno quarant’anni non abbiamo avuto problemi di questo tipo, poi un piccolo segno del ‘nuovo corso’ è arrivato con la nave incagliata nel canale di Suez”.
Alle imprese, continua Giraudo, “consiglio di preparare ‘un comitato del diavolo’, una sorta di struttura interna che lavora ai piani B, e avviso- rimarca- che non si torna indietro da questa situazione: siamo in un mondo che ha cambiato marcia, anche se ad esempio l’Europa ha grandi difficoltà” a trovare soluzione anche ai nuovi problemi. E se comunque qua e là un po’ di coscienza sulle nuove sfide globali si è consolidata (“Una certa consapevolezza sta maturando e vediamo tante imprese reagire non solo in ottica di pompieraggio, perché si rendono conto che lavorare in ottica emergenziale mette troppa pressione”, suggerisce Marina Catino di Partner Kearney Italia), Enrico Sassoon, direttore responsabile Harvard Business Review Italia, sospira: “Mi auguro ci sia consapevolezza generale, ma dobbiamo aumentarla e incontri come quello di oggi servono a questo. Tante crisi globali nell’ultimo periodo si sono sovrapposte l’una all’altra, creando le condizioni per una tempesta perfetta. Servono soluzioni paese per paese, in questo nuovo disordine internazionale, e i ‘piccoli’ devono lavorare insieme ad altri, creando consorzi e stando insieme. Gli imprenditori devono rinunciare ad avere tutto il controllo della propria azienda, di fronte a scenari così mutati, collaborando di più” e meglio con gli altri. Nel frattempo, Hera continua a darsi da fare nel capitolo ‘resilienza’. Un esempio fin qui è stato quello della revisione dei principali contratti con l’introduzione di meccanismi di adeguamento dei prezzi, che hanno portato beneficio a oltre 300 operatori tra fornitori e appaltatori. Visto che il 67% delle forniture del gruppo proviene proprio da aziende del territorio, tutto questo significa aver dato una mano “a garantire l’operatività dei cantieri e dei servizi essenziali”, ricorda Tommasi di Vignano.
– Agenzia DiRE –