“Lo diciamo con forza e con tutta la nostra determinazione: siamo contrari che tutto il costo della transizione elettrica sia pagato dai lavoratori. La sostenibilità sociale della transizione è irrinunciabile. E questa nostra posizione netta è rivolta a tutti i soggetti coinvolti: Stellantis e a tutte le aziende del settore, alle associazioni di categoria, alle istituzioni e al futuro Governo.
Abbiamo da tempo denunciato i pericoli occupazionali e industriali che si stanno determinando a seguito dello stop nel 2035 dei motori a benzina e diesel. Solo nel settore automotive nella parte industriale in Italia si stimano oltre 75.000 posti di lavoro che verrebbero spazzati via di colpo. Con il passato Governo abbiamo speso quasi un anno per ottenere un Fondo specifico per una politica di reindustrializzazione del settore per ridurre l’impatto occupazionale negativo. Il Fondo stanziato è stato di circa 8 miliardi per i prossimi 8 anni, da noi considerato ancora insufficiente, soprattutto se una parte consistente di queste risorse sono state utilizzate per sostenere gli incentivi all’acquisto dei veicoli meno inquinanti. Sono indispensabili gli interventi a sostegno della domanda, ma non devono sottrarre le risorse per la reindustrializzazione.
La crisi di Governo ci ha fatto perdere altri 4 mesi di tempo per poter incidere sulle politiche di rilancio di uno dei settori più strategici della nostra industria. Restano tutte le incognite circa le intenzioni del futuro Governo rispetto al settore. Dobbiamo immediatamente predisporre le modalità operative per scaricare a terra i fondi stanziati; come FIM-CISL abbiamo proposto, come hanno fatto altri paesi UE, di istituire un apposito comitato tecnico per indirizzare immediatamente le risorse necessarie per la reindustrializzazione del settore. Tali risorse devono essere utilizzabili subito per compensare le perdite causate dal cambio delle motorizzazioni, riducendo la distanza della catena del valore, con una politica di produzione e approvvigionamento di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro: dai semiconduttori, dalle batterie, ai componenti necessari per la motorizzazione elettrica, per la guida autonoma, per la digitalizzazione e la connettività. Servono interventi di rafforzamento degli ammortizzatori sociali e della formazione professionale per investire sulle nuove competenze necessarie per accompagnare la transizione.
Il Governo deve essere consapevole che senza un piano per la transizione industriale, attivabile da subito, il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza. Per questo è fondamentale che il futuro governo convochi immediatamente presso il MiSE il tavolo Stellantis e quello relativo al settore automotive.