Il pil dell’Italia è tornato a salire nel secondo trimestre dopo che nei primi tre mesi la crescita era stata appena positiva ovvero pari a circa mezzo punto percentuale nel secondo. E’ quanto riportano le stime contenute nel bollettino economico della Banca d’Italia.
Aumentano i rischi per il ciclo economico mondiale, crescono le pressioni inflazionistiche. Nel secondo trimestre l’attività economica globale si è indebolita. I corsi delle materie prime energetiche hanno segnato ulteriori marcati rialzi; ne sono seguiti nuovi massimi per l’inflazione. Il ciclo economico risente delle ripercussioni della guerra in Ucraina, dell’erosione del potere d’acquisto delle famiglie dovuta all’inflazione e dell’impatto dell’accresciuta incertezza sugli investimenti privati. Sono peggiorate le condizioni sui mercati finanziari internazionali.
Prosegue la normalizzazione delle politiche monetarie. La Federal Reserve ha accelerato il processo di normalizzazione della sua politica monetaria con cospicui e ripetuti incrementi del tasso di interesse di riferimento. Il Consiglio direttivo della BCE ha concluso dalla fine di giugno gli acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività finanziarie e ha annunciato che nella prossima riunione di luglio intende procedere con un primo aumento dei tassi di interesse ufficiali, a cui ne seguirebbe un secondo in settembre. Inoltre, a fronte di bruschi rialzi degli spread di alcuni titoli sovrani e dei connessi rischi per il funzionamento del meccanismo di trasmissione monetaria,ha deciso di reinvestire con flessibilità i titoli in scadenza nel programma per l’emergenza pandemica e ha accelerato i lavori su un nuovo strumento contro la frammentazione dei mercati. Riflettendo il più rapido riorientamento della politica monetaria negli Stati Uniti, nella prima metà di luglio il dollaro si è apprezzato nei confronti dell’euro, raggiungendo la parità.
In Italia il PIL ha accelerato nel secondo trimestre. Secondo le nostre stime, in Italia la crescita del prodotto, appena positiva nel primo trimestre, è stata pari a circa mezzo punto percentuale nel secondo. I consumi delle famiglie hanno beneficiato dell’allentamento delle restrizioni introdotte per contrastare la pandemia. È proseguito l’aumento degli investimenti e delle esportazioni, sebbene a un ritmo più contenuto di quello di inizio anno. In primavera è continuato il recupero dell’occupazione, ma vi sono segnali di decelerazione.
L’inflazione è salita ulteriormente, sospinta da energia e alimentari. L’inflazione ha superato l’8 per cento in giugno sulla spinta degli eccezionali rincari dei beni energetici, che si sono gradualmente trasmessi anche agli alimentari e ai servizi. La conseguente riduzione del potere d’acquisto, che colpisce in particolare le famiglie meno abbienti, è stata mitigata dai provvedimenti del Governo volti ad alleviare il peso dei più elevati prezzi dell’energia.
Le condizioni del credito e sui mercati finanziari peggiorano. Le indagini presso le banche evidenziano un modesto irrigidimento nelle loro politiche di offerta, confermato dal peggioramento delle condizioni di accesso percepito dalle imprese. I mercati finanziari italiani hanno risentito dell’accelerazione nella normalizzazione delle politiche monetarie e del deterioramento delle prospettive di crescita economica. Il rendimento del titolo di Stato decennale e lo spread rispetto al corrispondente titolo tedesco si sono ampliati in un contesto di alta volatilità; il brusco aumento del differenziale non appare giustificato dalle condizioni macroeconomiche di fondo.
Nello scenario previsivo di base il PIL continua a crescere nel prossimo biennio. In questo Bollettino si aggiornano le proiezioni per l’economia italiana per il triennio 2022-24 predisposte nell’ambito dell’esercizio previsivo coordinato dell’Eurosistema e pubblicate lo scorso 10 giugno. Nello scenario di base, in cui si ipotizza che il conflitto in Ucraina si protragga fino alla fine dell’anno in corso senza tuttavia condurre a una totale interruzione delle forniture energetiche dalla Russia, il PIL aumenterebbe del 3,2 per cento nel 2022, dell’1,3 nel 2023 e dell’1,7 nel 2024. L’inflazione si collocherebbe al 7,8 per cento nella media di quest’anno, per poi scendere progressivamente al 2,0 nel 2024.
Nel caso di un arresto delle forniture di energia dalla Russia la crescita si interromperebbe. In uno scenario avverso si ipotizza un arresto delle forniture energetiche russe, con conseguenti interruzioni produttive di alcune attività industriali, maggiori rincari delle materie prime, un impatto più forte su incertezza e fiducia e una dinamica più debole della domanda estera. Al netto di possibili risposte delle politiche economiche, in questo scenario il PIL aumenterebbe di meno dell’1 per cento nel 2022 e scenderebbe nel prossimo anno di quasi 2 punti percentuali, tornando a espandersi solo nel 2024. L’inflazione sarebbe più alta che nello scenario di base nel prossimo biennio.