Nel quarto trimestre 2021 l’input di lavoro, misurato in termini di Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno), è aumentato sia in termini congiunturali (+0,3% rispetto al terzo trimestre 2021) sia su base annua (+6,0% rispetto al quarto trimestre 2020); lo stesso andamento si osserva per il Pil, in aumento rispettivamente di +0,6% e +6,2%. L’occupazione, a sua volta, presenta una rilevante crescita congiunturale e tendenziale. Lo hanno comunicato attraverso la Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione relativa quarto trimestre 2021 l’Istat, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal.
Su base congiunturale, la crescita dei dipendenti si osserva in termini sia di occupati (+0,4%, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro) sia di posizioni lavorative del settore privato extra-agricolo (+0,6%, Istat, Rilevazione Oros), che aumentano moderatamente nell’industria in senso stretto (+0,3%) e nei servizi (+0,4%) e più marcatamente nelle costruzioni.
La crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti trova conferma nei dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ricavati dalle Comunicazioni obbligatorie (CO) rielaborate che evidenziano un aumento di 229 mila posizioni negli ultimi tre mesi, a tempo indeterminato (+68 mila rispetto al terzo trimestre 2021) e soprattutto a tempo determinato (+160 mila). Nel quarto trimestre 2021 le attivazioni di rapporti di lavoro alle dipendenze sono state 2 milioni 619 mila (+1,5% in tre mesi) e le cessazioni 2 milioni 390 mila.
Anche su base tendenziale, l’occupazione dipendente è in aumento in termini sia di occupati (+3,3% in un anno, Istat-Rfl) sia di posizioni lavorative dei settori dell’industria e dei servizi (+4,9%, Istat-Oros). I dati delle CO mostrano, analogamente, una crescita delle posizioni lavorative (+618 mila rispetto al quarto trimestre del 2020), che interessa tutti i settori di attività economica a eccezione di quello agricolo; la dinamica positiva trova conferma nei dati Inps-Uniemens (+692 mila posizioni in un anno), con le differenze sostanzialmente imputabili al diverso perimetro di osservazione.
Su base annua, prosegue la crescita delle posizioni lavorative a tempo indeterminato, seppur in rallentamento, sia nei dati delle CO (+297 mila in un anno; era +308 mila nel terzo trimestre 2021, +367 mila nel secondo e +394 nel primo) sia in quelli Inps-Uniemens (+140 mila, +182 mila, +184 mila e +207 mila, rispettivamente). Positiva e più marcata la dinamica delle posizioni a tempo determinato tanto nei dati delle CO (+321 mila posizioni; Tavola 2) quanto in quelli di Inps-Uniemens riferiti alle sole imprese private (+552 mila unità), che comprendono anche il lavoro in somministrazione e a chiamata.
Dopo il calo tendenziale ininterrotto dal primo trimestre del 2019 al terzo del 2020 e l’avvio della ripresa a partire dal quarto 2020 (Figure 5 e 6), nel quarto trimestre 2021 il numero dei lavoratori in somministrazione presenta una nuova forte crescita raggiungendo le 489 mila unità (+89 mila, +22,4% nei dati Inps-Uniemens rispetto al quarto trimestre 2020). Anche il numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti continua a crescere in modo sostenuto (+91 mila, +58,6% rispetto al corrispondente trimestre del 2020 nei dati Inps-Uniemens), a ritmi più intensi dello scorso trimestre, attestandosi a 246 mila unità.
Secondo le CO, nel quarto trimestre 2021, il 39,5% delle posizioni lavorative attivate a tempo determinato ha una durata prevista fino a 30 giorni (il 13,3% un solo giorno), il 29,1% da due a sei mesi, e lo 0,9% supera un anno (Figura 4). Nel complesso, si riscontra un aumento dell’incidenza delle attivazioni dei contratti di brevissima durata (23,6% fino a una settimana, +3,7 punti rispetto al quarto trimestre 2020), e di quelli da uno a sei mesi (+5,8 punti).
Nel corso del 2021 l’utilizzo del Contratto di Prestazione Occasionale è rimasto in linea con i valori del 2020 coinvolgendo mediamente, ogni mese, circa 14 mila lavoratori (13 mila nel 2020). Nello
stesso periodo del 2021, il Libretto Famiglia registra in media mensile circa 20 mila prestatori.
Il lavoro indipendente, secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro (Rfl), presenta un lieve aumento in termini congiunturali (+11 mila occupati, +0,2%) e una stabilità su base annua.
Nei dati Rfl, la crescita congiunturale dell’occupazione (+80 mila, +0,4%) si associa al lieve aumento dei disoccupati e al forte calo degli inattivi di 15-64 anni; su base tendenziale l’aumento degli occupati (+571 mila unità, +2,6%) si accompagna invece al calo sia delle persone in cerca di occupazione (-130 mila, -5,4%) sia degli inattivi 15-64enni (-728 mila, -5,4% rispetto al quarto trimestre 2020).
Gli infortuni sul lavoro, accaduti e denunciati all’Inail, nel quarto trimestre del 2021 sono stati 134 mila (112 mila in occasione di lavoro e 22 mila in itinere), oltre 41 mila denunce in meno (-23,6%) rispetto all’analogo trimestre del 2020 (Tavola 1). Gli esiti mortali denunciati sono stati 190 (137 in occasione di lavoro e 53 in itinere), 33 in meno rispetto al quarto trimestre del 2020 (-14,8%). Il confronto tendenziale del quarto trimestre, a differenza di quanto osservato sul terzo, è fortemente condizionato dalla pandemia da nuovo Coronavirus: mentre gli ultimi tre mesi del 2020 sono stati caratterizzati dalla “seconda ondata” dei contagi professionali, con il picco di denunce di infortunio, l’ultimo trimestre del 2021 conta un decimo degli infortuni da Covid-19 di un anno prima. Escludendo dall’analisi le denunce da nuovo Coronavirus, si registra un forte aumento nel quarto trimestre del 2021 (intorno al +25%), motivato dalla generale ripresa delle attività lavorative rispetto al 2020, ma con valori ancora inferiori a quanto rilevato nel quarto trimestre del 2019.
Le malattie professionali denunciate all’Inail e protocollate nel quarto trimestre del 2021 sono state 14.860, in aumento di 1.486 casi (+11,1%) rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente). Il 2021 registra un incremento delle denunce di circa il 22,8% rispetto all’intero 2020, ma entrambi gli anni restano inferiori a quanto osservato nel periodo pre-pandemia.