Con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, l’Istat si appresta a rivedere al ribasso le stime sul pil. La perdita potrebbe essere “dello 0,7 di pil. Ma c’è il rischio di valori decisamente più grandi”. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo a Sky Tg24. “Non siamo ancora in grado di dire come andrà finire, certamente c’è un blocco rispetto alla di speranza ripresa”. La previsione era di arrivare ad aprile al Pil prepandemia, “ma non sarà così”. Con lo scoppio della guerra – ha aggiunto – “c’è stato un blocco rispetto alla speranza di ripresa”.
Blangiardo ha quindi lanciato l’allarme per l’inflazione: “come statistiche ufficiali non siamo in grado di poter dare un’indicazione rispetto a qualcosa che non è sotto controllo. Di certo il livello di oggi dell’inflazione è preoccupante e non c’è nulla che faccia sperare che le cose possano migliorare” ma “non mi sentirei di dire che siamo in grado fare previsione perché viviamo praticamente alla giornata”.
Nascite in forte calo, mai così dal 1917: servono interventi immediti
A proposito del tasso di natalità ancora in picchiata verso il basso, il presidente dell’Istat ha sottolineato che “c’è il timore che questo nuovo effetto paura per la guerra possa indurre a rimanere in attesa. A rinviare progetti di maternità e paternità che poi diventa una rinuncia. La popolazione italiana – ha rimarcato – è scesa sotto il livello dei 59 milioni tornando indietro al livello del 2006, con una tendenza che va avanti dal 2014”.
“La popolazione italiana”, insiste Blangiardo a proposito di denatalità, “continua a diminuire ed era successo solo nel 1917-1918”. Tuttavia, questo trend negativo potrebbe invertirsi. “È cresciuta la sensibilità e sono stati attivati degli interventi per invertire la tendenza”, ha osserva Blangiardo con un certo ottimismo. “Se si continua con questo atteggiamento di attenzione e con gli interventi corrispondenti potremmo arrivare in Italia ad un blocco della caduta delle nascita e magari ad una ripresa”.