Mentre a Roma riprende al Mise il tavolo Whirlpool per scongiurare i licenziamenti del sito produttivo di Via Argine ,a Napoli si svolge un presidio delle tute blu dello stabilimento di via Argine fuori al tribunale. Oggi, infatti, si tiene la prima udienza relativa al ricorso presentato dalle sigle Fim, Fiom e Uilm per condotta antisindacale della multinazionale.
“Il lavoro va difeso a Napoli, in Campania, in Itaia – dice Massimiliano Guglielmini della Fiom-Cgil regionale -, vanno difesi i diritti e la legalità. Siamo convinti che Whirlpool non stia rispettando le regole”.
Oggi scadono i giorni previsti dalla procedura di licenziamento collettivo, senza un accordo ci saranno licenziamenti per quasi 350 persone.
UN FANTOCCIO CON IL VOLTO DELL’AD DI WHIRLPOOL ITALIA LUIGI LA MORGIA CON LE SEMBIANZE DI PINOCCHIO
Un fantoccio raffigurante il volto dell’Ad di Whirlpool Italia Luigi La Morgia con le sembianze di Pinocchio. Cartelli per omaggiare la Repubblica italiana, musica e gli slogan divenuti simbolo della loro battaglia. I lavoratori della Whirlpool di Napoli si sono riuniti questa mattina al centro direzionale per protestare nel giorno in cui al tribunale di Napoli si è svolta la prima udienza relativa al ricorso presentato dalle sigle Fim, Fiom e Uilm per condotta antisindacale della multinazionale.
I lavoratori si sono recati in corteo anche davanti alla sede del Consiglio regionale della Campania dove hanno esposto un cartello indirizzato a La Morgia con la scritta “Lei è un bugiardo. Se questa fabbrica chiuderà, lei fallirà”. “In questi tre anni e cinque mesi di vertenza – ha detto il segretario generale regionale della Fiom Campania Massimiliano Guglielmi – abbiamo difeso il lavoro, i diritti e la legalità, praticando tutte le strade: le iniziative di lotta nei confronti del governo, quelle nei confronti del potere legislativo e stamattina siamo qui per chiedere anche al potere giudiziario di sostenerci, di aiutarci perché siamo convinti che Whirlpool non stia rispettando le regole, le leggi e gli accordi sottoscritti con lo Stato italiano. Una multinazionale non può venire in Italia, violare le regole e le leggi e mandare sulla strada più di 350 famiglie”.
Fonte: Agenzia Dire