Da oggi i dipendenti di Unipol hanno iniziato il mail bombing contro la decisione aziendale di far rientrare tutto il personale in ufficio dal 4 novembre. E pare che siano già “centinaia” le e-mail con cui i dipendenti “chiedono educatamente un accordo che prolunghi il ricorso allo smart working” e lo slittamento della data del rientro negli uffici “a fine dicembre”. In ufficio da subito, spiega Alberto Enzini, della First-Cisl, dovrebbe tornare “volontariamente” solo chi lo vuol fare. “Deve prevalere la volontarietà”, insiste l’esponente della sigla della Cisl che ieri, dopo le assemblee con i lavoratori, ha lanciato uno stato di mobilitazione permanente contro la decisione di Unipol di cui fa parte anche il mail bombing. E per venerdì, giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo di green pass sul luogo di lavoro, la stessa Cisl darà vita ad un primo presidio a Bologna per richiamare l’attenzione sul fatto che “Unipol, in modo davvero preistorico, dispone il rientro di tutti i lavoratori in ufficio, a differenza di quanto fanno i suoi principali competitor, e lo fa evidentemente per smania di controllo o per mancanza di fiducia nel suo personale”, manda a dire Enzini.
Oggi era in programma un tavolo azienda-sindacati sul green pass e le sigle dei lavoratori speravano di aprire uno spiraglio sullo smart working. Ma “la delegazione aziendale è arrivata senza disponibilità a discutere e solo per informare che dal 15 si attua la norma sul green pass e una società esterna è stata incaricata di verificarne il rispetto”, riferisce Enzini. Eppure, dopo un anno in smart working, il rientro in ufficio andrebbe reso volontario, insiste la Cisl, anche per andare incontro a tutti quei lavoratori che non avevano previsto il ritorno alla normalità pre Covid a novembre. Enzini pensa a famiglie senza baby sitter, a genitori che non hanno chiesto il per o post scuola, a chi ha parenti da accudire… “e non dimentichiamo il timore di vaccinati e non di esporsi a rischi per la salute. Nonostante tutto questo, Unipol impone un rientro massivo in ufficio. Ma appunto ci risulta che siano già centinaia le mail che chiedono di rinviarlo a fine dicembre”, conclude il sindacalista della First-Cisl parlando alla ‘Dire’.
La mobilitazione lanciata ieri dalla First si intitola “reAgire” e prevede: il “rigido rispetto” delle ore lavorative giornaliere e quindi la “sospensione di qualsiasi ulteriore attività”; la “pedissequa osservanza delle procedure aziendali, attenendosi ai manuali e alle indicazioni normative formali”; l’invio massivo di specifiche e-mail alla Direzione aziendale. Ma dietro l’angolo c’è anche “l’attivazione di un numero congruo di ore di sciopero in caso di mancata risposta dell’azienda” con articolazione da decidere in un secondo momento.
Fonte: Agenzia Dire