Prosegue, seppur in sordina, il tavolo di trattative tra sigle sindacali e Assodelivery, unione dei principali colossi della consegna di cibo a domicilio. Dopo una riunione di natura prettamente tecnica il 9 settembre, con lo scopo di dar seguito all’attuazione del protocollo anti-caporalato, si è svolto invece ieri un secondo incontro dal sapore più prettamente politico, volto a trovare un’intesa comune per continuare i lavori. La novità, spiega la segretaria confederale di Cgil Tania Scacchetti, è che adesso l’assenso a procedere con le contrattazioni arriva anche da Ugl, unico sindacato ad aver fino ad ora siglato un accordo con Assodelivery, non condiviso dalle altre sigle sindacali e dichiarato poi illegittimo dal Tribunale del lavoro di Bologna.
“I rappresentanti di Ugl non si sono detti indisponibili- spiega Scacchetti- Assodelivery ha chiamato tutte le parti in causa cercando di trovare un accordo che soddisfi tutte le parti”. Le trattative, comunque, potrebbero richiedere ancora molto tempo, ed ora le sigle sindacali stanno ancora aspettando di ricevere da Assodelivery la scaletta dei prossimi tavoli in calendario. Non tutti i rappresentanti che hanno iniziato gli incontri, inoltre, avranno la possibilità di parteciparvi fino alla fine.
“Contano molto le persone, perché è un sistema nel quale si costruiscono relazioni- commenta Scacchetti in relazione all’assenza di Elisa Serafini, non più ‘Head of Public Affairs’ di Glovo- ma Glovo non rinnega il lavoro da lei fatto, e anzi esprime la volontà di continuare su quella strada. Il fatto che fossero presenti all’ultimo incontro i presidenti delle società di Delivery è un ottimo segnale”.
IL PARLAMENTO UE INVOCA PIÙ TUTELE PER I RIDER
Intanto, in una risoluzione adottata oggi dal Parlamento europeo con 524 voti a favore, 39 contrari e 124 astenuti, gli eurodeputati chiedono che “i lavoratori delle piattaforme digitali, come i servizi di consegna cibo o di trasporto, abbiano la stessa protezione e remunerazione dei dipendenti tradizionali”. Infatti, si legge nella risoluzione, “i lavoratori delle piattaforme digitali sono spesso erroneamente classificati come lavoratori autonomi, privandoli dell’accesso alla protezione sociale e ad altri diritti del lavoro”. Il Parlamento propone, per ovviare a questa mancanza giuridica, una inversione dell’onere della prova, ossia “dovrebbero essere i datori di lavoro a dimostrare che non c’è un rapporto di lavoro, non i lavoratori”. Altre richieste riguardanol’assicurazione gratuita contro gli infortuni per rider e autisti e la trasparenza, non discriminazione ed eticità degli algoritmi delle applicazioni.
Fonte: Agenzia Dire