“Il costo dei tamponi per ottenere il green pass non può essere a carico delle imprese, che hanno già sostenuto costi ingenti di adeguamento dei luoghi di lavoro alle discipline concordate nei protocolli vaccinali”. Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio con delega al lavoro, replica così al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, per il quale sarebbe “un errore che una persona per lavorare debba pagarsi il tampone perché pensiamo che gli strumenti di protezione non possano essere a carico del lavoratore”. Come si legge da una nota di Confcommercio.
In ogni caso Confcommercio sottolinea che “mettere in sicurezza i lavoratori significa chiaramente anche prevedere l’obbligo di vaccino o green pass. Per questo si può ritenere applicabile quest’obbligo a tutti i lavoratori, iniziando dal personale che lavora a diretto contatto con il pubblico, ad esempio nei supermercati, nei negozi alimentari di prossimità e nei pubblici esercizi. Stiamo parlando di lavoratori che svolgono attività essenziali e che sono quotidianamente a contatto con moltissime persone”.