Siamo ancora in piena pandemia, ma quanto tutto quello che è successo e che sta ancora succedendo condiziona la psiche della popolazione mondiale e in particolare quanto influisce su manager e imprenditori? A rispondere a questa domanda è un’indagine svolta dal Centro Studi Performance 4 MAN su un panel di 480 manager e imprenditori. Da quello che emerge in primo luogo, è che la paura è tra i sentimenti più ricorrenti degli ultimi 6 mesi: oltre il 73% degli intervistati, infatti, ammette di provare emozioni di questo tipo almeno una volta al giorno.
Le paure più frequenti: salute, comunicazione poco chiara, continuità lavorativa. E di che genere di timori si tratta? In primis sono legati alla sfera della salute (33%), alimentati da una comunicazione che, in alcune circostanze, è risultata poco chiara, il 26% poi teme principalmente per la continuità lavorativa, il 22% per la mancanza di liquidità, il 9% ha paura per i propri cari e il 10% prova angoscia all’idea di non poter far fronte agli impegni presi.
A spaventare sono le interazioni personali più che il potere contrarre il virus. Quasi il 92% nel corso dell’ultimo anno ha attivato lo smart working per collaboratori e dipendenti, una modalità che, di fatto, ha limitato (se non completamente annullato) la possibilità di interazione interpersonale. Ora che il crescente numero di vaccinazioni consentirebbe il ritorno in ufficio per almeno una parte delle ore lavorative, il 64% sceglie di temporeggiare, poiché è spaventato dal ritorno in presenza. Non a caso, infatti, gli psicologi parlano di “sindrome della caverna”. E a spaventare gli intervistati non è tanto la possibilità di contrarre il virus (32%), quanto il ritorno all’interazione personale (47%), ma anche il timore di non essere più in grado di tornare ai ritmi imposti dalla vita da ufficio (21%).
“La paura è una delle emozioni primarie che blocca la proattività, diventando un vero e proprio problema quando non riusciamo a visualizzare vie di uscita e scivoliamo nell’immobilismo“, ha spiegato Roberto Castaldo, Fondatore e Presidente del Centro Studi Performance 4 MAN. “Ogni volta che il nostro cervello si approccia a qualcosa di nuovo attiva nuovi percorsi neurali che riequilibrano il sistema, così come l’incontro con nuove persone. Adottando tutte le precauzioni necessarie, dobbiamo iniziare ad adottare un distanziamento spaziale e non sociale. L’essere umano vive di umanità e di relazione, dobbiamo innovare il modo di relazionarci agli altri, non smettere di farlo. La parola chiave è velocità: la velocità con cui ci adattiamo alla nuova normalità, con cui usciamo fuori dalla paura e ritorniamo ad essere focalizzati sulla soluzione e non sul problema. È necessario cambiare il nostro modo di pensare la socialità, ma anche il business, partendo dalla costruzione di una nuova concezione di leadership e dall’adozione di abitudini positive e costruttive”.
In tutto questo, un ruolo cruciale ce l’ha la leadership o meglio una leadership nuova che secondo Castaldo, si basa essenzialmente su 3 pilastri: il carisma del leader, che deve sentirsi sicuro e all’altezza del suo compito; la coerenza con la storia passata del brand, dell’azienda o del professionista, garantendo continuità con il passato, ma attualizzando la propria identità sulla base delle nuove necessità; e l’orientamento ai risultati, che significa progettare sulla base degli obiettivi e non delle paure.
Per costruire questa nuova tipologia di leadership, è, però, indispensabile fare prima un lavoro profondo su chi la eserciterà, affinché diventi davvero un leader e non soltanto un capo. Questa trasformazione avviene gradualmente e passa attraverso l’adozione di 7 abitudini che caratterizzano le persone che riescono ad affrontare questo periodo con successo. Bisogna puntare su una visione chiara dell’obiettivo che aiuta a prendere la giusta direzione, essere proattivi, sapere scegliere le priorità, mettere in atto delle politiche win-win ossia che avvantaggiano entrambe le parti. Non bisogna poi dimenticare l’lempatia nei confronti dei collaboratori, ma anche di clienti e fornitori, essere in grado di costruire nuovi sistemi sociali, essere orientati al risultato.
“A differenza di quanto credano alcune persone, le abitudini possono non solo essere cambiate, ma anche ricostruite sulla base dei nuovi bisogni. Certo, non è un processo semplice e nemmeno immediato, ma ogni cammino inizia con un primo piccolo semplice passo. La forza di volontà può fare davvero molto, ma in molti casi io consiglio di affidarsi ad un mental e business coach professionista, che saprà certamente agevolare e velocizzare di molto un cammino che, altrimenti, potrebbe rivelarsi tortuoso”, conclude Castaldo.