“Rilevanti e drammatiche ricadute pratiche” dalla norma sull’improcedibilità e un “possibile contrasto con l’attuale assetto dei rapporti tra i poteri dello Stato“ dalla previsione che affida al Parlamento il compito di stabilire i criteri generali di priorità dell’esercizio dell’azione penale. La riforma del processo penale voluta dalla ministra Cartabia subisce una nuova pesante bocciatura. A evidenziarne i rischi è la sesta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, con un parere votato con cinque voti favorevoli e la sola contrarietà di Alessio Lanzi, membro laico in quota Forza Italia. Il parere andrà ora all’esame del plenum del Csm, che si esprimerà giovedì 29 luglio.
Per quanto riguarda la norma sull’improcedibilità, il Csm teme ricadute “rilevanti e drammatiche” a causa della “situazione di criticità di molte delle Corti d’appello italiane”: i due anni imposti dalla riforma per concludere il giudizio d’appello, infatti, sono “sono largamente inferiori a quelli medi registrati negli ultimi anni, che oscillano tra i quattro e i cinque anni”.
Critica anche la norma che affida al Parlamento il compito di stabilire i criteri generali di priorità dell’esercizio dell’azione penale: è in “possibile contrasto con l’attuale assetto dei rapporti tra i poteri dello Stato“ perché l’individuazione dei reati che i magistrati dovranno perseguire, osservano infatti i consiglieri, “rispecchierà, inevitabilmente e fisiologicamente, le maggioranze politiche del momento”.
Il Csm denuncia inoltre che “in assenza di un consistente aumento degli organici del personale amministrativo e dei magistrati, di interventi nel settore di edilizia giudiziaria, dell’informatizzazione degli uffici e, ancor più a monte, di deflazione della materia penale attraverso una razionale opera di depenalizzazione, le ricadute della riforma risulteranno di insormontabile gestione per gli uffici, soprattutto per quelli più gravati”.
Per questo “il Consiglio manifesta le più serie preoccupazioni in ordine alle conseguenze che potrebbero derivare, soprattutto in termini di ricadute pratiche per gli Uffici giudiziari, dall’approvazione della riforma prospettata”.
– Agenzia DiRE –