Molto interessante l’articolo di oggi su l’Economia del Corriere della Sera di Dario Di Vico. Il giornalista finalmente intervista il CEO di una multinazionale della logistica e da essa emerge il quadro che tutti già conoscevamo da decenni. Ossia, l’unica possibile soluzione al “caporalato” ed al generale sfruttamento dei lavoratori del settore è cancellare le “cooperative” e creare un minimo salariale inderogabile da riconoscere ai facchini. Difficile?
Il problema, come sempre, non è trovare la soluzione al problema, ma attuare la “bonifica” che il CEO di Ceva Logistics ha operato in uno con il Presidente del Tribunale di Milano dell’apposita sezione. Una bella storia che lascia però ancora aperti diversi interrogativi legali ma, e soprattutto, lascia perplessi l’assoluta mancanza di etica e sensibilità sociale del mercato, in altre parole di quelle imprese guidate da persone che sanno di sfruttare altre persone. Ancorché, a volte, “lecitamente” poiché in presenza di un sistema malsano e corrotto e di “regole” incomprensibili.
Ecco alcuni passaggi dell’intervista del CEO: “avremo anche perso qualche cliente che aveva in testa solo il massimo ribasso”; oppure, “ad avere una cultura in Europa della logistica sono i tedeschi e i Paesi del Nord, francesi e italiani continuano a sottovalutarle (ma in Francia almeno non ci sono le false cooperative)”. La prima considerazione è fortissima. Come si fa ad immaginare una seria lotta al caporalato ed all’illegalità se si permette agli utilizzatori dei servizi di ragionare secondo lo schema del pagare il meno possibile? Come possiamo ritenere serio, etico un Paese che non interviene direttamente per estirpare una logica che non è di sano profitto, bensì di sfruttamento? Ma la domanda vera è: perché non si interviene? Perché di fronte alla chiara dinamica malsana c’è il silenzio?
In questo quadro apparentemente semplice diversi attori girano intorno al problema, ne fanno parte, non fanno “muro”, non fanno sistema, non perseguono il medesimo obiettivo. Mi riferisco soprattutto alle parti sociali. Credo sia abbastanza semplice profilare una soluzione al tema – che ricordo essere sempre lo stesso da centinaia di anni e che avevamo rappresentato in una vecchia legge del 1969 – dello “sfruttamento”. Non credo sia necessario l’intervento dei cugini d’Italia per schiarirci le idee.