Non ha usato mezzi termini il presidente dell’ISTAT Gian Carlo Blangiardo nel definire l’impatto del COVID “simile a quello di una guerra. In termini di prezzo di vite umane il peso è stato lo stesso se non di più”. Il problema però non è legato unicamente alla tragica contabilità dei decessi ma anche a quella delle nascite visto che, secondo l’ISTAT, i nuovi nati nel corso del 2021 scenderanno sotto la soglia delle 400 mila unità.
L’indicatore relativo alla natalità è sintomo di un paese impoverito dal punto di vista economico e impaurito dal punto di vista psicologico che spera di poter trovare nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza appena approvato dalla Commissione Europea benzina nel motore di un nuovo boom. Le premesse sembrano esserci tutte visto che con un totale di 191,5 miliardi di euro tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi), il Piano di recovery italiano è il più corposo di tutto il progetto Next Generation Eu su cui l’Ue ha scommesso il futuro.
Nelle seicento pagine della maxi relazione, sono state presentate 190 misure (58 riforme e 132 investimenti), con ben 525 obiettivi. Il Pnrr destina il 37% dei fonti alla transizione verde (secondo le stime del governo italiano era il 40%) e il 25% alla transizione digitale (per l’Italia era il 27%). Secondo la tabella di marcia attuale l’approvazione definitiva dovrebbe arrivare all’Ecofin del 13 luglio e quindi l’Italia avrà pieno diritto a ricevere i 24,89 miliardi di euro di prefinanziamento (il 13% del totale dei fondi)
Ma quali saranno le destinazioni dei primi 25 miliardi del PNRR? Alcuni esempi: dal piano del 5G ai primi mille volontari del “servizio civile digitale”, fino alla riqualificazione di vecchie opere sparse per la Penisola come lo stadio Franchi di Firenze, per cui è già pronto il bando.
Nel 2021 partiranno più di un terzo delle linee di intervento in programma di qui al 2026, oltre 120 su 323, per una spesa totale di 13,8 miliardi dove la voce più consistente sono gli incentivi di Transizione 4.0 (oltre 1,7 miliardi quest’anno) che, soprattutto attraverso il credito d’imposta, si pone due obiettivi fondamentali: Stimolare gli investimenti privati, dare stabilità e certezze alle imprese con misure che hanno effetto da novembre 2020 a giugno 2023. I fondi saranno distribuiti anche per l’avvio di tanti cantieri, come quelli per il rilancio di Cinecittà.
Tutti i progetti finanziati con i fondi europei saranno costantemente monitorati per garantire il rispetto dei tempi: per erogare le risorse, ogni sei mesi, Bruxelles verificherà infatti il raggiungimenti di traguardi e obiettivi indicati dai governi nel piano.
Intanto, i primi fondi saranno impiegati in 123 progetti, alcuni attivi già da fine 2020, altri che sono in rampa di lancio come il piano Italia 5G o 1 Gbps e che potranno contare rispettivamente su 2,02 miliardi e 3,86 miliardi, tutti di prestiti. Il pacchetto di misure per il turismo prevede l’avvio per la maggior parte da giugno, e sempre in estate scatteranno le decine di interventi previsti per spingere la transizione digitale, compreso il reclutamento di 10 mila giovani entro il 2025 – il bando per assumere i prime mille è partito a metà maggio – per insegnare l’uso di web, app e dei servizi più moderni della P.a. in particolare ai più anziani, con l’obiettivo di portare dal dal 42% al 70% la percentuale di cittadini tra i 16 e i 74 anni con conoscenze digitali di base.
Oltre alla ‘cura del ferro’ in arrivo con il completamento dell’Alta velocità, in particolare al Sud, per la transizione green si punta a spostare sul traporto pubblico almeno il 10% degli automobilisti e si guarda anche alla creazione di quasi 2mila chilometri di piste ciclabili (urbane e turistiche) con almeno la metà dei 600 milioni previsti da destinare al Sud. La maggior parte degli interventi copre l’intero orizzonte del piano, fino al 2026, ma ci sono anche progetti sprint che si punta a chiudere anche in due anni, come quello sulle Piccole Isole.
Un menù ricco che pone una grande sfida al Sistema Paese: impiegare presto e bene una quantità di fondi che non ha paragoni nella storia d’Italia e che rappresenta forse l’ultimo treno per modernizzare il Belpaese.