Gli stipendi esorbitanti dei top manager sono un pugno nello stomaco per milioni di dipendenti fermi a retribuzioni poco sopra i mille euro da decenni. Nell’ultimo ventennio abbiamo assistito alla crescita degli emolumenti per i dirigenti a livelli clamorosi a scapito di un sostanziale blocco dei salari e dei redditi di operai e impiegati.
Si potrebbe facilmente pensare che dietro la crociata, che sta prendendo forma e sostanza contro gli stipendi d’oro dei top manager, si celi un’irrefrenabile sentimento di invidia sociale. Forse c’è anche questo. Ciò non esclude, tuttavia, che la questione abbia anche una forte valenza etica e di giustizia sociale.
Il referendum svizzero – Dalla protesta alla proposta. E’ di questi giorni la notizia del referendum svizzero in cui i cittadini sono stati chiamati ad esprimersi sulla possibilità di introdurre per legge un tetto agli stipendi dei banchieri e top manager, fino ad un massimo di 12 volte lo stipendio di un dipendente medio. Il referendum voluto dai socialisti non è passato: i no, infatti, hanno raggiunto il 65,3% dei votanti. Eppure gli stipendi dei nababbi svizzeri non passano inosservati: l’amministratore delegato della Roche, Herr Schwan, percepisce 12 milioni di euro l’anno, così come molti suoi colleghi delle tante grandi aziende elvetiche. i cittadini svizzeri, però, hanno deciso che va bene così. E’ la democrazia!
Ciò che fa ancora più clamore è che molti di questi stipendi prescindono dai risultati. Quante volte abbiamo letto di top manager di aziende come Alitalia, tanto per fare qualche nome, che dopo aver lasciato macerie dietro le spalle, sono stati ricompensati con sostanziose buoneuscite? L’Italia ha un altro triste primato anche in questo campo: siamo il Paese che paga di più i suoi manager pubblici, circa il triplo rispetto la media secondo l’Ocse, come abbiamo già raccontato su KONGnews.
La proposta di legge per dire basta – Dopo la Svizzera adesso tocca a noi provarci. E’ arrivato il momento di fare qualcosa anche in Italia. Merito, allora, alla proposta di legge di iniziativa popolare della Fiba Cisl, il sindacato del comparto bancario della Confederazione guidata da Raffaele Bonanni, che ha raccolto oltre 120 mila firme. Nella proposta, presentata da poco alla Camera dei Deputati, s’introduce un limite massimo alle retribuzioni dei manager di banche, assicurazioni e società quotate in borsa pari a 294 mila euro lordi all’anno di stipendio fisso, al quale si può aggiungere una quota variabile legata ai risultati, quali bonus e stock options, per altri 294 mila euro. Il massimo di stipendio, quindi, se questa proposta dovesse passare, per un top manager in Italia, ammonterebbe a 588 mila euro lordi annui, ma solo a seguito di comprovati risultati aziendali positivi.
In Svizzera la proposta non è passata per volontà dei cittadini. In Italia ce la faremo, invece, a farla approvare dal Parlamento?