Una valida idea di business non è sufficiente. Non basta per creare un’impresa, per dare vita a qualcosa di innovativo e per generare dei profitti, perché si tratta (solo) del primo passo, della scintilla, di un soffio. Per rendere concreta un’idea e vederla sbocciare in un progetto effettivo è necessaria l’azione, sono fondamentali le competenze specifiche, il team giusto, le risorse economiche (e non) e altri fattori che uniti hanno le potenzialità di formare un puzzle capace di muoversi in un mercato preciso.
I primi passi di una startup – “Il primo passo da compiere se si vuole fare una startup è imparare a validare la propria idea – spiega Silvio Gulizia, nell’articolo dal titolo “Come ci si prepara per fare una startup” www.wired.it, pubblicato su Wired.it il 3 dicembre 2013 – Il punto di partenza è cercare chi sta lavorando sullo stesso progetto o su progetti simili, sfruttando siti come CrunchBase www.crunchbase.com e Angel List https://angel.co, ma ancor di più Google per capire come la gente affronti oggi il tema di cui volete occuparvi. Altrettanto fondamentale è individuare il mercato di riferimento cercando di definire il modello di business, ossia, e detto brutalmente, come si faranno i soldi.” Perché l’obiettivo è proprio questo, “costruire un’azienda sana e profittevole – afferma Simone Lini, CEO di Youmove.me – Cambiano gli strumenti del fare impresa, ma le leggi dell’economia sono sempre le stesse. I nostri nonni, ad esempio, innovavano con tavoli da disegno, torni e stabilimenti industriali; noi, invece, proponiamo qualcosa di innovativo e innoviamo con computer, internet, linguaggi di programmazione”.
Competitors, business plan, ricerche, analisi, test, fasi operative: sono solo alcuni dei tasselli che compongono il vasto mosaico imprenditoriale.
E l’ingrediente principale, secondo alcuni imprenditori, è la filosofia del “fare, fare, fare – spiegano Luca Lanzanò e Gian Maria Rossi, fondatori di Betalize – Quando si ha un’idea di business, infatti, è importante cercare di testarla il prima possibile, concentrandosi al massimo sul progetto, per capire se può davvero funzionare concretamente. Il business plan e le questioni economiche vengono dopo, perché prima di tutto è necessario avere un buon prodotto”.
A chi rivolgersi quando si sta per avviare un’impresa? – Risorse economiche, investimenti, ma anche un supporto dal punto di vista formativo e organizzativo, che accompagni le nuove imprese durante i primi passi: una startup può ricercare entrambi gli aspetti e ha l’opportunità di interfacciarsi con diversi attori esterni, dai potenziali investitori, agli incubatori (ad esempio, Digital Magics , Nana Bianca, I3P, The Net Value e acceleratori (come Working Capital , Luiss Enlabs, PoliHub).
Una delle fasi più delicate e complesse riguarda la ricerca di potenziali investitori, per avere la possibilità di crescere ed entrare nel mercato con decisione. “Durante questo momento non bisogna dimenticare l’importanza che riveste la scelta della persona giusta – aveva sottolineato Marco Fontebasso (digital strategy manager e angel investor), durante la terza edizione di Pitch&Drink, evento organizzato da Alessandro Coltro (ingegnere informatico e fondatore di Tasteet) – L’aspetto economico, in questa fase, non è il primo aspetto da guardare; è fondamentale, prima di tutto, scegliere la persona più adatta ad abbracciare il nostro progetto imprenditoriale”.
Come presentare il proprio progetto? La convinzione di avere una buona idea tra le mani, il team valido e l’opportunità di presentare il proprio progetto: è fondamentale essere preparati e pronti a raccontare la propria idea, in diverse occasioni, che sia una business plan competition, un evento dedicato alle startup o il momento in cui ci si trova di fronte a un potenziale investitore.
Qual è il miglior modo per affrontare la presentazione? “L’errore più comune da evitare è di scimmiottare presentazioni, atteggiamenti e discorsi famosi. Non funziona mai. Non è la propria storia. Bisogna anzitutto essere autentici, o si andrà inevitabilmente incontro a un flop. Le presentazioni eccessivamente piene di numeri, grafici e tabelle sono orribili. Bisogna attenersi, invece, al principio Kiss: Keep It Simple, Stupid”:sono queste le parole di Katie Rae, direttrice di TechStars (Boston), riportate nell’articolo “I consigli per un pitch vincente”, scritto da Alessandro Iannaccone italianvalley.wired.it. “Le idee folli, come cadere dal soffitto, possono essere vincenti. Ma non sempre esagerare vuol dire colpire nel segno. Se non c’entra niente con lo spirito dell’azienda, non bisogna farlo”.