La procura della Repubblica di Potenza, dopo aver coordinato e diretto complesse indagini svolte dalla polizia giudiziaria, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di Carlo Maria Capristo, già procuratore della Repubblica di Trani e Taranto, Giacomo Ragno, avvocato del foro di Trani, Piero Amara, avvocato e consulente dell’Eni e dell’ex Ilva, Nicola Nicoletti, socio PWC e già consulente esterno della struttura commissariale dell’Ilva, e Filippo Paradiso, della polizia di stato, in servizio presso il ministero degli Interni.
Per Capristo è stato disposto l’obbligo di dimora a Bari. L’indagine riguarda “specifici episodi corruttivi in atti giudiziari”. In particolare, Capristo avrebbe tentato di accreditare l’avvocato Amara presso Eni e quest’ultimo presso l’Ilva insieme a Nicoletti, al fine di agevolarne l’ascesa professionale. Le indagini hanno avuto inizio a giugno 2020, dopo le prime accuse nei confronti del procuratore Capristo, sfociate in una misura cautelare a maggio 2020 e nel successivo rinvio a giudizio degli imputati. Per Ragno e Nicoletti sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre per Amara e Paradiso il carcere. Disposto anche il sequestro preventivo di 278mila euro nei confronti di Ragno, somma ritenuta “provento del delitto di corruzione in atti giudiziari e del delitto di concussione”. Nell’inchiesta risultano altri cinque indagati.
Dalle indagini è emerso che Capristo, tramite l’intermediazione di Paradiso, “stabilmente vendeva ad Amara e Nicoletti la propria funzione giudiziaria” con l’obiettivo di agevolarne la carriera e ottenere in cambio “una incessante attività di raccomandazione, persuasione, sollecitazione – scrive la procura di Potenza – svolta dai corruttori su membri del Consiglio superiore della magistratura, da loro conosciuti direttamente o indirettamente, e/o su soggetti ritenuti in grado d’influire su questi ultimi, in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti d’interesse di Capristo”, come procura generale di Firenze, procura della Repubblica di Taranto e altri ancora. A fronte dei favori resi da Capristo, Nicoletti, infine, abusando della sua qualità di gestore di fatto degli stabilimenti ex Ilva, condizionava i dirigenti sottoposti a procedimenti penali affinché conferissero una serie di incarichi difensivi all’avvocato Ragno, “alter ego di Capristo, in ragione dello stretto legame tra i due risalente fin dai tempi in cui era procuratore della Repubblica di Trani”.
– Agenzia DiRE –