‘Siamo persone non pacchi da buttare’, ‘Amazon, Adecco. Create lavoro non illusioni!’, ‘Amazon azienda di successo o di precariato’. Si legge così sui cartelli degli ex lavoratori somministrati Adecco del polo Amazon di Colleferro, che stamattina in pettorina arancione, tipica degli occupati della logistica, si sono dati appuntamento alle 8.30 davanti allo stabilimento sorto in pochi mesi alle porte di Roma per protestare contro i mancati rinnovi dei contratti scaduti tra dicembre e gennaio e denunciare “un chiaro metodo di sfruttamento del lavoro precario locale”, riguardante in particolar modo la categoria dei “lavoratori svantaggiati”.
“Più di duemila cacciati mentre Amazon continua ad assumere”. Sicuramente “più di un migliaio, alcuni ci dicono anche che siano più di duemila” quelli mandati a casa a scadenza di contratto, secondo il coordinatore del Comitato ex lavoratori Amazon/Adecco di Colleferro Luca Vizzaccaro. I numeri ufficiali ancora non sono stati diffusi dall’azienda che “dopo che la maggior parte delle persone a fine gennaio veniva praticamente cacciata via – spiega all’agenzia Dire Vizzaccaro – ha continuato ad assumere, sempre tramite somministrazione di Adecco, nuovo personale precario per un mese, due mesi, tre mesi. Si parla di 400-500 persone somministrate che l’azienda ha provveduto a sostituire – fa sapere l’ex lavoratore – È durato più il corso di formazione di Adecco che il lavoro”. Gli ex dipendenti puntano il dito proprio contro il datore di lavoro, l’agenzia Adecco, che “ci diceva che il magazzino era appena stato aperto, che c’era bisogno di personale e ci sarebbe stata l’opportunità di continuare, almeno per le persone che meritavano di più – denuncia – Tutto questo però non si è verificato e non conosco quali siano stati i criteri di scelta per le persone confermate, che penso siano comunque meno di un centinaio”.
Le denunce degli ex lavoratori. “Sono stata assunta alla fine di novembre e alla fine di dicembre, il 28, mi hanno chiamato per dirmi che il mio contratto non era stato rinnovato – racconta alla Dire Irmavis, ex lavoratrice del magazzino di Colleferro residente sul territorio e ora disoccupata – Adecco mi aveva proposto due contratti, il mog (monte ore garantito, ndr) e il full time. La ragazza che mi ha chiamato mi ha detto che con il full time sarei andata sicura perché ci sarebbero stati i rinnovi al 100%, che era un nuovo magazzino e che non stavamo rimpiazzando nessuno. Se mi avessero detto che dovevo fare tutti questi corsi per andare a lavorare solo nel periodo di picco natalizio, per un mese e mezzo, non sarei venuta”, confessa.
Il 17 gennaio a ricevere la notizia del mancato rinnovo dopo un paio di mesi di lavoro è Sara, addetta al controllo qualità e conteggio oggetti, oggi occupata altrove, sempre con contratto precario: “Io sono stata assunta il 9 novembre – racconta alla Dire – Mi era stato chiesto quale tipo di contratto volessi, avevo scelto tutte e tre le tipologie e mi hanno reclutata per un full time. Facevo mattine, pomeriggi, notti, stavo benissimo, ero in un gruppo fantastico, venivo a lavorare col sorriso. Era una realtà che mi piaceva tanto e avrei continuato molto volentieri. Ci avevano detto che avrebbero tranquillamente rinnovato i contratti, ma mi hanno rinnovato solo per un mese e poi mi hanno lasciata a casa”. Su una trentina di lavoratori del turno di Sara “ne avranno tenuti due, tre, al massimo quattro”. “Quando abbiamo fatto il corso eravamo una trentina – aggiunge Irmavis – Ne è rimasto solo uno dentro”.
Noi presi in giro da Adecco. “Ci siamo stancati di questo turn over che adoperano l’Adecco e agenzie come l’Adecco per assumere noi in questo stabilimento, inaugurato il 5 ottobre, per lavorare inutilmente per tre mesi – racconta Gianluca, 27enne di Colleferro tra gli ex somministrati Amazon – Sono stato assunto il 25 ottobre 2020 e sono uscito il 31 gennaio 2021, Adecco si è preoccupata due giorni dopo la scadenza del mio contratto di informarmi che era concluso. Non c’è stata lealtà da parte del nostro datore di lavoro, ci hanno presi in giro – denuncia – Ci sono state fatte tante promesse, che lavorando con un sistema meritocratico, scanner nominativo alla mano, avremmo avuto un rinnovo futuro che poi non c’è stato e ora stanno assumendo altre persone. Speravamo fosse un’azienda seria – dice – ma non è stato così: ci siamo ritrovati da un momento all’altro senza lavoro”. “Siamo venuti qui per avere un dialogo con Amazon”, conclude Vizzaccaro. “I nostri diritti devono valere qualcosa – rilancia Sara – Non possiamo essere scatole da buttare come fanno loro coi pacchetti“.
La solidarietà degli abitanti di Colleferro. A portare solidarietà alla protesta degli ex lavoratori somministrate anche Ina Camilli, rappresentante del Comitato residenti Colleferro, Stefano Pollari, sindacalista dell’Usb Frosinone, e Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista. “Siamo qui per dare sostegno ai lavoratori perché il tema della giustizia lavorativa e il tema della giustizia ambientale stanno sullo stesso piano“, dichiara all’agenzia di stampa Dire Ina Camilli del CrC a margine della protesta dei lavoratori.
“Così come sono stati oggetto di trattamento iniquo e ingiusto da parte della società, così noi del territorio abbiamo protestato e protestiamo anche oggi per ricordare alle istituzioni che cosa ha significato l’insediamento di questa grande colosso nella valle del Sacco – aggiunge Camilli – Si tratta di un insediamento di 51 ettari per 510mila metri quadri e la cosa più preoccupante, per noi del territorio, è avere constatato che nonostante situazioni già note alle istituzioni, perché Amazon ha insediamenti in tutta Italia, non è stata adottata nessuna garanzia né per il territorio né per i lavoratori. Abbiamo subito un danno ambientale – denuncia la rappresentante del CrC – perché l’insediamento avrà durata eterna. È inaccettabile che in consiglio comunale a Colleferro si voti per la rigenerazione urbana e il recupero delle ex aree industriali e poi si consenta lo sbancamento di una collina”. E chiude: “È necessario che le istituzioni si rendano conto che quando viene deciso un insediamento di questo tipo bisogna allo stesso tempo decidere un piano assunzionale. Non ci risulta che sia avvenuto e questo ha comportato ulteriore sacrificio, inaccettabile e inutile, per il nostro territorio”.
Il sindacato: “Subito un tavolo con governo e regione”. Accogliamo l’appello dei lavoratori ex somministrati Adecco/Amazon qui a Colleferro e rivendichiamo il diritto a essere trattati come Costituzione recita all’articolo 1. Chiediamo che venga aperto immediatamente un tavolo in Regione Lazio e con l’amministrazione comunale, che a mio avviso, prima di dare l’autorizzazione a questo mostro assetato di sangue, avrebbe dovuto dire come funzionavano le assunzioni e che qui non si sarebbe fatto sfruttamento del lavoro”. Queste le richieste di Stefano Pollari, sindacalista dell’Usb Frosinone, a margine del presidio di protesta degli ex lavoratori somministrati Adecco. Nel mirino di Usb il limite del 30% di lavoratori in somministrazione a tempo determinato stabilito dal Decreto Dignità: “Qui lo superano in un modo vertiginoso, poiché questi lavoratori appartengono alle categorie svantaggiate – spiega Pollari – Di fatto poi vengono lasciati al loro destino senza alcuna protezione. È il bacino di lavoratori che le aziende squalo come loro possono agganciare, sfruttare e poi mandare via. Il sindacato che è dentro – osserva Pollari – dovrebbe dire che vanno stabilizzati lavoratori per l’80%, con un 20% di flessibilità, e invece qui i contratti a tempo indeterminato sono pochissimi rispetto alle prestazioni occasionali. I confederali si apprestano a firmare il nuovo contratto in cui molto probabilmente si andrà ad aumentare la flessibilità, si metterà un veto al diritto di sciopero, in cambio di 104 euro”. Il pericolo, per Pollari, è di costruire “un esercito di schiavi senza diritti“. Per questo “fanno bene i lavoratori a scendere in piazza – conclude il sindacalista – e mi auguro che lo faranno ancora di nuovo, più organizzati. Noi siamo intenzionati a stare loro vicino, senza alcun interesse, per vedere se anche legalmente possiamo fare qualcosa”.
Il sindaco Sanna incontra gli ex somministrati. Il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, con alcuni assessori e consiglieri di maggioranza, ha incontrato davanti alla sede del palazzo comunale, in piazza Italia, i lavoratori ex somministrati Adecco del magazzino di Amazon Colleferro che stamattina hanno manifestato di fronte allo stabilimento alle porte di Roma e poi davanti alla filiale Adecco di via Petrarca, con il supporto dei rappresentanti sindacali dell’Usb.
Denunciato in piazza, anche alla presenza dei consiglieri di opposizione Rocco Sofi e Fabio Patrizi e della rappresentante del Comitato residenti Colleferro (CrC), Ina Camilli, quello che i sindacalisti Usb chiamano “un’inversione di senso” della norma sulle proporzioni tra quote di lavoratori a tempo indeterminato e somministrati all’interno del magazzino: “Qui siamo all’assurdo- dice al megafono Severo Lutrario, dirigente dell’Usb di Frosinone- L’80% dei lavoratori che mandano avanti il deposito di Colleferro è rappresentato dai lavoratori somministrati, l’eccezione è il lavoratore stabile. Se Amazon l’ha fatto attraverso l’utilizzo tendenzioso di tutti i cavilli legali per poter stare in questa situazione, il risultato è assolutamente inaccettabile dal punto di vista sociale, morale ed è probabilmente anche illegale. E su questo, abbiamo intenzione di fare approfondimenti con i nostri legali”.
“Questo è il badge verde, verde speranza, una speranza, quella di entrare in Amazon, che era mia e di tutti questi lavoratori e cittadini- dice al megafono un ex lavoratore somministrato in Amazon, consegnando il badge nelle mani del sindaco Sanna- Io sono un padre di famiglia, in quel badge riponevo la speranza di accendere un mutuo, acquistare un immobile, stabilizzare la mia posizione lavorativa e realizzare i sogni di una vita, così come tutti i miei colleghi. Questo non ci è stato reso possibile. Ricordo in campagna elettorale, svolta recentemente, che su Facebook comparivano comunicati dell’amministrazione comunale che si prendeva il merito di aver portato Amazon sul territorio. Voglio ringraziarla per essere sceso qui in piazza, davanti alla comunità, e per averci invitato a salire, ma essendo una questione che non riguarda solo noi lavoratori ma tutta la comunità colleferrina- sottolinea- abbiamo avuto piacere che questo confronto si svolgesse in piazza”.
La richiesta dei lavoratori ex somministrati è chiara: “Chiediamo che venga aperto un tavolo con Amazon, perchè a noi non ascolta, quindi abbiamo per forza bisogno delle istituzioni- continua l’ex lavoratore- Chiediamo delle risposte, che ci venga data la possibilità di lavorare per l’azienda che per un periodo ci ha dato fiducia. Chiediamo dignità”.
“Io non mi tiro indietro dal confronto, è mio dovere stare qui- risponde il primo cittadino dal megafono- Noi abbiamo fatto una scelta, abbiamo scelto una ripresa del polo logistico, perché chiusa la discarica (Colle fagiolara, ndr) ci sembrava giusto che quell’area industriale da piano regolatore potesse ospitare un nuovo insediamento- spiega- Siamo stati sempre una città operaia, ci sembrava una scelta sostenibile, perché chi è abituato alla chimica, alla cementeria, agli altiforni guarda alla logistica come un tipo di industria diversa”.
I temi, secondo Sanna, “sono due: la possibilità di essere richiamati e la stabilizzazione, 500 in tre anni è troppo diluita nel tempo. Credo che la Regione Lazio e il ministero non si tireranno indietro. Per quanto di sua competenza l’amministrazione comunale non mette al secondo posto della sua agenda politica la mancanza del rinnovo contrattuale”.
Il primo cittadino: “Impegno per aprire tavolo regione e ministero”. “Il mio impegno come amministrazione comunale è a proseguire quello che con Usb e Uil avevamo discusso già nei giorni scorsi e cioè la richiesta di apertura di un tavolo in Regione Lazio e presso il ministero del Lavoro che possa essere utile su due aspetti: il primo è quello dei reintegri, cioè la possibilità degli ex somministrati di essere richiamati al lavoro; il secondo è quello di una stabilizzazione maggiore dei lavoratori, in diretta dipendenza di Amazon e non attraverso la somministrazione”, spiega Sanna, al termine dell’incontro nella piazza antistante la sede del Comune in provincia di Roma con gli ex lavoratori somministrati Adecco del magazzino Amazon.
“La richiesta che porterò al tavolo- aggiunge il primo cittadino- sarà quella di un intervento, magari anche legislativo, visto che poi il tema del dibattito è l’applicazione del Decreto Dignità, che possa riguardare il settore specifico della logistica e possa obbligare a un maggior numero di stabilizzazioni e permettere un ricorso sempre minore alla somministrazione e al precariato in generale”.
Sanna poi dà in piazza la notizia di un incontro tra vari sindaci italiani sui cui territori insiste il colosso dell’e-commerce: “L’idea- spiega alla Dire- è quella di fare un’associazione che unisca tutti i sindaci italiani che hanno Amazon sul loro territorio e nasce un po’ dalla bella esperienza che abbiamo fatto con l’associazione che ha unito i sindaci dell’aerospazio”.
Alla base della sinergia tra primi cittadini l’esigenza di “progettare il rapporto del territorio con il mondo di Amazon e della logistica. L’aspetto che più è stato affrontato nella riunione è stato quello del rapporto di Amazon col mondo del lavoro e della logistica in generale. Poi anche il traffico e l’impatto sui territori. Il primo tema da noi è molto più sentito, il secondo ha un impatto minore, vista la vicinanza al casello autostradale”.
Alla prima riunione, svolta online, “eravamo sette o otto sindaci” e l’idea è partita “dai sindaci che debbono ancora ospitare Amazon, soprattutto da quello di Spilamberto, che ha ritenuto opportuno contattarci per affrontare il tema e per sapere prima quali sono le tematiche maggiori”.
Sull’opportunità mancata di prevedere un piano assunzionale da pensare prima dell’apertura, Sanna è netto. “Si tratta di una pia illusione”, dice, mentre sulle risposte dell’agenzia per il lavoro Adecco che ha assunto i lavoratori per conto di Amazon fa sapere: “Mi sono confrontato con loro, mi hanno detto che fanno quello che Amazon gli chiede“.
E sull’impatto ambientale dello stabilimento, richiamato in piazza da Giulia Arrighetti del collettivo Epidemia impegnato nella ricerca sui temi della giustizia ambientale, risponde: “Dire che Amazon sia inquinante quanto la nostra storia industriale, fatta di chimica e altiforni, è un’affermazione un po’ forte. Da quanto abbiamo visto non è proprio così. All’interno del Comune di Colleferro- continua il sindaco- quella è un area da 20 anni destinata, dal punto di vista urbanistico, a industria. Le altezze e le grandezze dei capannoni sono state approvate 20 anni fa, sapevamo tutti qual era la procedura urbanistica che riguardava quelle aree che non si sono sviluppate prima semplicemente per il fatto che a fianco sorgeva la più grande discarica del Lazio dopo Malagrotta. Il Comune- conclude- non avrebbe potuto vietare in nessun modo il permesso a costruire”.
La replica di Amazon: “Oltre 350 assunti a tempo indeterminato in sette mesi”. “Amazon è oggi uno maggiori datori di lavoro in Italia. In dieci anni ha creato oltre 9.500 posti di lavoro a tempo indeterminato, a cui se ne aggiungeranno oltre duemila nei prossimi tre anni solo per le attività di magazzino. Come tante aziende con andamento dei volumi variabile, facciamo ricorso a lavoratori temporanei per supportarci nei periodi in cui registriamo incrementi del numero di ordini dei clienti. I lavoratori con contratti a tempo determinato ricevono il medesimo salario dei lavoratori a tempo indeterminato inquadrati allo stesso livello. Appena abbiamo la possibilità di assumere nuovo personale a tempo indeterminato ci rivolgiamo prioritariamente ai lavoratori che hanno già lavorato con noi“. Così Amazon Colleferro in una nota stampa diramata in seguito alla manifestazione di stamattina degli ex lavoratori somministrati Adecco nel magazzino alle porte di Roma.
“Il sito di Colleferro è operativo dal mese di ottobre del 2020 – continua la nota – Al momento del lancio del sito abbiamo annunciato la creazione di 500 posti di lavoro a tempo indeterminato entro tre anni. A sette mesi dall’apertura abbiamo assunto oltre 350 lavoratori a tempo indeterminato, in anticipo sugli obiettivi annunciati in fase di lancio. Quando lanciamo un nuovo centro ricorriamo sia a lavoratori a tempo indeterminato che a tempo determinato per riuscire a gestire i volumi degli ordini nel miglior modo possibile. Il ricorso al lavoro in somministrazione non è dettato esclusivamente dall’andamento dei volumi nel breve e lungo termine, ma anche dalle necessità connesse al lancio di nuovi siti”. L’azienda spiega che “durante la fase di lancio di nuovi siti delle dimensioni e della complessità dei centri di distribuzione Amazon, come ad esempio quello di Colleferro aperto circa sette mesi fa, è necessaria una fase di organizzazione iniziale delle attività che deve essere necessariamente supportata dall’uso di personale temporaneo. Riguardo all’andamento dei volumi, il netto aumento degli ordini del periodo natalizio si riflette in un numero di contratti in somministrazione decisamente superiore rispetto a tutto il resto dell’anno. Inoltre, essendo Amazon a tutti gli effetti un negozio aperto 24/7hr, è costantemente soggetto alla variabilità degli ordini e pertanto ci avvaliamo di personale in somministrazione anche negli altri periodi dell’anno”.
Conclude Amazon Colleferro: “Lavoriamo con le principali agenzie per il lavoro. Riteniamo che lavorare con le agenzie interinali per l’assunzione di personale sia un requisito fondamentale per un’attività in rapida crescita e caratterizzata da variabilità dei volumi come la nostra. I dipendenti assunti con contratto in somministrazione dalle agenzie ricevono lo stesso stipendio e stesse condizioni contrattuali dei dipendenti assunti direttamente da Amazon. Ci impegniamo a offrire a ciascuno l’opportunità di crescere all’interno dell’azienda, quando possibile”.
– Agenzia DiRE –