Come per quello stradale, si introduca nell’ordinamento anche il reato di omicidio sul lavoro. Lo chiede l’Usb dopo la morte della 22enne Luana D’Orazio, inghiottita dal rullo del macchinario (un orditoio) a cui lavorava in un’azienda tessile di Montemurlo, in provincia di Prato.
“Lo Stato si è premurato, e bene ha fatto, di introdurre il reato di omicidio stradale ma non discute le proposte di legge, che pure ci sono in Parlamento, per introdurre una analoga misura per gli omicidi che avvengono quotidianamente sui luoghi di lavoro“, si spiega dal sindacato.
“La contabilità è terribile, l’Inail certifica un aumento continuo degli incidenti e delle morti sui luoghi di lavoro, ma l’unico effettivo ruolo che gli è consentito svolgere è quello di ripagare le lesioni o le morti con un po’ di denari e di fare sconti sui premi assicurativi alle aziende che si mettono in regola sulla tutela della sicurezza delle maestranze nei propri impianti. Insomma, vengono finanziate quelle aziende che fanno quello che la legge impone e che spetta loro di fare”.
Per l’Usb “è del tutto inutile e anche frustrante vedere il primo maggio le maggiori autorità del Paese deporre fiori ai monumenti ai caduti sul lavoro, se a questo non si accompagna una risoluta determinazione ad agire con misure severe, certe, che scoraggino chi pensa di farla franca o di essere tutt’al più incriminato per omicidio colposo e quindi di rischiare davvero poco a fronte della vita dei propri dipendenti”.
Da qui l’appello al capo dello Stato: “Presidente Mattarella non ci siamo, basta piangere i nostri morti. È ora che si intervenga e si intervenga subito per fermare la strage perpetrata in nome del profitto sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori”.
– Agenzia DiRE –