Una riflessione su alcuni principi della dottrina sociale della Chiesa applicati al management con la convinzione che soprattutto attraverso l’ascolto e l’interesse all’altro come Persona, come Unicità, si possa parlare di nuova economia. Una lezione di management che unisce la saggezza dell’esperienza allo spirito pratico della donna che ha vissuto.
Coelmo è annoverata tra le imprese eccellenti del sud e tra i suoi valori ha “tutto ciò che facciamo deve essere al di sopra delle aspettative” e “essere disposti ad adottare il cambiamento”. In che cosa si traducono questi due valori? Nell’essere al di sopra delle prospettive: non fermarsi mai ai risultati raggiunti ma ripartire ogni giorno come se fosse il primo. Diffondere la cultura del cambiamento; noi abbiamo sposato questo termine “innovability”, parola che vuole dire Innovazione e Sostenibilità per fare crescere il valore dell’azienda. Cambiamento che per noi vuol dire rinnovarsi continuamente. Il verbo ha due volti. Al transitivo tende al futuro, all’esterno contiene l’idea di cambiamento. Per “Rinnovare” si agisce sulla staticità delle cose, delle idee, si apre lo sguardo verso qualcosa di nuovo. All’intransitivo, invece, il verbo esprime in un certo senso un atto spirituale profondo: rinnovarsi riguarda l’essere, il comprendersi l’evolversi. Rinnovare continuamente la politica aziendale, gli obiettivi, vedere sempre qualcosa di più, e per fare questo bisogna avere la capacità umana volta a favorire la crescita di rinnovamento interiore affinchè la persona possa essere positiva nella proposta. Avere dentro di sè la capacità, il coraggio di proporre le proprie idee, la libertà di dire il proprio pensiero: perché lo hai pensato, hai amato la tua azienda, l’azienda dove vivi.
Non sempre le aziende sono disponibili a sollecitare o apprezzano il punto di vista dei propri collaboratori o una riflessione diversa da quella che è la logica aziendale, molto spesso si adagiano su: questo è l’indirizzo così si fa. Lei cosa ne pensa? E’ il frutto di un vecchio management! Lo racconto sempre. Quando sono entrata in azienda, siccome ero laureata in Lettere e Filosofia, frequentavo una scuola di Management e quando tornavo in azienda, anzi quando tornavo nell’impresa COELMO vedevo un’azienda che respirava, che parlava, che ragionava, cioè le terminologie da business school non avevano a che vedere con l’anima dell’impresa COELMO. Io allora studiavo per diventare manager o comunque direttore, e i precetti che mi venivano insegnati quali leggi auree di cultura manageriale ed organizzativa di non mischiarsi con i subalterni di non mescolare i linguaggi e le emozioni della vita privata con quelli della vita d’impesa, per me erano cose assurde. Sarà che dovevo imparare dai miei collaboratori perché non conoscevo nulla dell’azienda e quindi forse è dipeso da questo l’accostarmi al sapere altrui, imparare dagli altri. Oggi lo abbiamo istituzionalizzato, oggi si parla del coach, del filosofo in azienda, la necessità di ascolto, l’uomo al centro ora è patrimonio di tutti, ma io l’ho fatto in azienda da sempre. La nostra azienda è cresciuta così perché ha ascoltato, ha sentito, ha fatto partecipare. Non c’è un ultimo in questa “linearità” assolutamente non piramidale. Noi abbiamo lavorato sempre sui tavoli di condivisione, mai fatto cabine chiuse, ma sempre tavoli ed aperture. Ho sempre lavorato sull’inclusione che ha favorito la crescita.
Uno dei punti di forza di COELMO è di essere eccellente non solo agli occhi esterni ma anche verso i propri collaboratori guardando alla fabbrica come “luogo di giustizia e di progresso dove si fa luce la bellezza”. Come riuscite a garantire o indirizzare un equo trattamento a favore dei dipendenti? Intanto parliamo di uguaglianza e non potrei non parlarne proprio io che della diversity ho fatto il mio cavallo di battaglia. Essendo donna, la prima cosa che ho preteso per le mie collaboratrici è stata l’uguaglianza, tema che stiamo portando avanti anche adesso, Ho capito che le libertà che avevo, cioè il tempo di accudire i figli, la gestione del mio lavoro, mi avevano dato quello spazio per potere crescere e quindi la prima cosa che ho voluto è stata la possibilità di offrire alle donne dell’azienda, la libertà di gestire il proprio tempo attuando, prima di tante altre imprese la conciliazione “del tempo di vita e di lavoro”.
A proposito di bellezza invece c’è un verbo che vorrei utilizzare quando se ne parla: ci siamo “ri-bellati” – “rifatti belli”, la ricerca di una nuova bellezza, un ri-bellarsi per ri-generare. E tutti questi “RI” messi davanti servono per cambiare il sistema e fare partecipe, fare sentire responsabili i collaboratori della nostra azienda. Riuscire a derimere i conflitti che ci sono, con il dialogo, con l’accoglienza e soprattutto con l’ascolto.
Don Giulio della Vite, che è un sacerdote dell’Arcidiocesi di Bergamo, parla di ascoltare. Nell’ologramma cinese l’ascolto si scrive disegnando un occhio, un orecchio, la mente e il cuore. Quindi ascoltare e non semplicemente sentire. Accogli la persona perché tu la senti, la vedi, l’ascolti con gli occhi le orecchie e anche con il cuore. Quando ascolti una persona non hai paura di utilizzare parole quali fraternità, dono, condivisione, gratuità. Questa è stata la nostra economia. E questo ci ha dato la forza, questo sentirsi uniti e noi lo abbiamo visto anche durante la pandemia: siamo rimasti aperti sempre, siamo andati avanti e chi si è ammalato ha continuato a collegarsi da casa. Questo spirito partecipativo non si crea in un attimo e chi viene nella nostra azienda deve essere così altrimenti non può starci. Oggi si parla di Economia Civile, Solidale, Circolare, come se fossero tante diverse economie. Non c’è un’altra maniera di fare economia: l’economia è una ed è Civile, Solidale, Circolare. Si parla di aziende resilienti: io detesto questo termine perché è un termine botanico, si dice resiliente una pianta che rimane lì, ferma, e che dopo aver subito tutte le aggressioni degli agenti atmosferici, rimane ad essere quella che era. Quindi usare la parola resilienza nei confronti delle donne e delle aziende non va bene. Vogliamo dire antifragili? Si, noi ci possiamo rompere, spezzare, ma poi siamo diventati resistenti. Non più forti, meno fragili!
Questa sua considerazione ci offre una nuova distinzione linguistica: resilienza – antifragilità. Si, come dicevo prima, quando agisci per creare resistenza, per creare un’antifragilità, che non è la forza, che non è l’infrangibile perché ti puoi rompere, metti in moto virtù, qualità, che bisogna avere perchè l’impresa è organismo vivente, ha un’anima. L’impresa non è un algoritmo così come ci sta mostrando la finanza che è sempre passata per scienza esatta. Ma finalmente si è capito. Ora si comincia a pensare alla filosofia della finanza cioè filosofia, amore del problema, nel senso che la finanza pone un problema e vi si ragiona intorno. La finanza non è una scienza esatta ma una scienza umanistica e lo dimostrano le quotazioni in Borsa dove le azioni scendono e salgono per dei “rumors sentiti”, il che vuol dire che sta al sentimento di una persona che acquista o vende le azioni perché gli è parso che tale prodotto non si beva più o che ci sia l’ipotesi di uno scandalo. Allora questo è sentiment e non semplice algoritmo.
Ho letto che Coelmo ha un Manifesto per l’uguaglianza e la valorizzazione delle differenze di genere. Quali sono i contenuti di questo manifesto e quali sono i punti più importanti? Tutto ciò è avvenuto prima dell’Enciclica del Papa Fratelli tutti, perché in azienda abbiamo parlato di gratuità di riconoscimento dell’altro, cioè della persona sia essa donna, disabile, di altra etnia o di altra religione, questo rispetto deve aprirsi non solo al rispetto in sé ma anche a conoscere chi è l’altro, portatore di un ‘altra cultura.
Noi abbiamo certificato la nostra azienda HALAL, una certificazione che attesta che i prodotti, nei settori agroalimentare, cosmetico, sanitario, farmaceutico, finanziario e assicurativo, siano conformi alla dottrina islamica. La nostra certificazione non è dovuta al fatto che noi produciamo prodotti di bellezza o prodotti alimentari. Lo abbiamo fatto affinché i nostri collaboratori si aprissero a quell’altro mondo, capissero che cosa fosse il diverso visto che trattiamo con i paesi islamici. Allora la donna, da noi, pari a tutti gli altri diversi che puoi incontrare, fa parte di quelle esperienze che all’interno della COELMO si fanno ed equivalgono a dei corsi di formazione. Se esistessero dei corsi di formazione all’incivilimento noi faremmo dei corsi di formazione per questo e siccome non esistono spingiamo all’incontro, alla condivisione, alla fraternità ed alla gratuità. Sono termini che sono sempre stati banditi normalmente dalla gestione delle aziende.
Oggi finalmente, dopo 48 anni dal mio ingresso in azienda, nel lontano 1973, cominciano a diventare termini economici. Perché questa è l’economia.
Nel 2009 il presidente Napolitano l’ha nominata Cavaliere del Lavoro anche per aver valorizzato il tema delle pari opportunità nella sua azienda. Cosa pensa delle donne di oggi e quali sono le prospettive future per le donne nel mondo del lavoro? In occasione dell’8 marzo dall’Unione Industriali mi hanno chiesto una foto ed una frase. Ho mandato una foto di gruppo di personalità donne del Primo Congresso della Donna del 05 Maggio 1908, in cui si richiedeva il riconoscimento della parità di genere, il mio commento è stato che dal 1908 ad oggi nulla è cambiato ed ancora facciamo congressi per il riconoscimento della parità di genere.
Quello che mi è molto dispiaciuto è di aver letto che nel G20, che si terrà in Italia ad Ottobre 2021, c’è una sottosezione dedicata alle Donne, come se le donne fossero “un tema” ci hanno messo in un recinto con la qualifica inesorabile di tema non principale rispetto agli scopi principali del G20. Purtroppo, per chi come me si occupa di pari opportunità sa che il “Tema” delle donne è “Recintato” oramai da decenni senza grandi esiti. Il problema della disuguaglianza di genere e dei suoi effetti disastrosi è noto a tutti da molto tempo, e sono noti i danni ad ogni livello. Dobbiamo rompere il recinto, se guardiamo a quelli che saranno gli obbiettivi del prossimo G20: People, Planet, Prosperity noi Donne dovremmo essere chiamate a mettere le mani su questa economia per decidere con competenza come riuscire a cambiare le regole. Abbiamo un bisogno disperato, di una massa critica di pensiero di donne diverso. Eccoci allora competenti e volenterose a evidenziare quali disuguaglianze oramai inspiegabili, sempre persistenti, quali speranze riponiamo nel terzo decennio del terzo millennio. Dobbiamo mettere in discussione i modelli e le ideologie che ancora oggi ci definiscono e trovarne di nuovi e più adatti alla nostra sopravvivenza. Le donne sono un mezzo e non un fine. Devono emergere per risolvere insieme agli uomini, perché solo insieme e alla pari possiamo assesstare la direzione ancora così ingiusta. Non si tratta quindi di aiutare le donne ma di aiutare il Mondo attraverso le donne.
Stefania Brancaccio, laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università Federico II di Napoli è Vicepresidente della COELMO SpA, Società produttrice di Gruppi Elettrogeni Industriali e Marini con quattro stabilimenti in Campania, uffici di rappresentanza in Europa e Medio Oriente e distributori nei maggiori Paesi del Mondo, e una produzione che supera le due mila unità annue. Nominata nel 2009 Cavaliere del Lavoro dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è Membro del Consiglio di Reggenza Banca d’Italia presso la sede Banca d’Italia Napoli. E’ inoltre, membro del Comitato di Esperti per la Definizione di Linee di Indirizzo e di Interventi per la Promozione dell’impresa Sociale ed il Rafforzamento dell’Economia Sociale e Solidale, nominata con decreto Ministeriale del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e dello Steering Commitee Luiss Business School Progetto Grow – Generating Real Opportunities For Women.
La dottoressa Brancaccio ricopre, inoltre, queste cariche:
Già Membro della Consulta femminile del Pontificio Consiglio della Cultura presieduta da Sua Eminenza Cardinal Ravasi.
Presidente Comitato Imprenditoria Femminile CCIAA Napoli.
Presidente Associazione Amici del San Carlo Napoli.
Membro del Consiglio Generale Federmeccanica Roma.
Membro Consiglio Centrale Fond. di Studi Tonioliani Napoli.
Membro del Consiglio di Amministrazione della “Fondazione In Nome della Vita O.n.l.u.s.”, “Casa di Tonia”, Curia Arcivescovile di Napoli.
Past President Rotary Nord Napoli.