L’estate 2021 vedrà un’Alitalia rinnovata attraverso il nuovo assetto societario oppure la compagnia è destinata a precipitare definitivamente, trascinata al suolo da problemi e limiti strutturali acuiti dalla crisi pandemica?
Commissari straordinari, Governo, sindacati, Unione Europea sono impegnati in frenetiche trattative per rispondere a questa domanda che pesa sul destino di oltre 11mila dipendenti. Il sentiero è stretto e deve essere tracciato tra la discontinuità economica della nuova società pubblica ITA (Italia Trasporto Aereo Spa, creata per rilevare le attività di Alitalia) richiesta da Bruxelles e la necessità di sostenere con aiuti mirati la transizione, vista la situazione drammatica che caratterizza le casse di Alitalia e che ha già comportato ritardi nel pagamento degli stipendi.
Sul capitolo aiuti di stato Bruxelles ha rispedito al mittente, su tutti sindacati e molte forze parlamentari, le accuse di una disparità di trattamento tra Alitalia e le big europee come Air France e Lufthansa. “Alitalia era in perdita costante ed era in difficoltà prima del 31 dicembre 2019” per questo “il suo caso è diverso da Air France” e per questo “non è idonea a ricevere gli aiuti previsti dal quadro temporaneo degli aiuti di Stato, comprese le misure di ricapitalizzazione”, ha sottolineato una portavoce della Commissione europea. Per compensare Alitalia per i danni subiti a causa delle restrizioni legate al Covid, “la Commissione ha approvato” gli aiuti concessi dal governo “per un valore complessivo di 297,15 milioni” è stato precisato.
La contesa riguarda in particolare il numero di slot di Linate (per cui l’Unione Europea chiede un taglio del 50%), il numero di aerei (da cui dipende anche quello dei dipendenti), il marchio e il nome. A questo proposito il Ministro delle Infrastrutture Giovannini, nei giorni scorsi, ha precisato che “il Governo considera il brand come un elemento importante della trattativa” mentre il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha assicurato che o con l’Ue ci sarà un compromesso ragionevole oppure “il governo non accetterà” un’intesa. Allo stesso tempo, ha aggiunto, “deve essere interpretata in maniera ragionevole la norma che consente allo Stato di ristorare la compagnia perché chi lavora deve avere lo stipendio”.
Giovannini ha spiegato che con l’Ue “Stiamo negoziando in modo molto duro perché ne va di una compagnia forte che sia in grado di stare sul mercato, di fare alleanze successive ma da una posizione di forza”. In questi giorni il lavoro sta procedendo con i tavoli tecnici per trovare la quadra e poi avere il via libera ‘politico’ al decollo di Ita e nei giorni scorsi Giorgetti ha detto che “con i commissari straordinari è in corso una riflessione su piani alternativi se l’attuale trattativa andasse male”.
Dal canto suo, il premier Mario Draghi durante la conferenza stampa sulle riaperture ha ribadito che Alitalia in futuro dovrà sostenersi da sola. “Il debito è buono solo se viene fatta una riforma della società che poi andrà avanti con le proprie ali e non dovrà essere continuamente sussidiata come è stata negli ultimi anni. È necessario che sia autonoma e si sostenga da sola”, ha sottolineato.
Un obiettivo ambizioso ma assolutamente imprescindibile per una compagnia che, in base ad alcuni calcoli scaturiti da uno studio Mediobanca, ha assorbito risorse pubbliche pari a oltre 12 miliardi di euro in 45 anni nonostante oggi l’Italia sia il terzo mercato europeo per passeggeri e decimo al mondo.
In questa situazione di incertezza è sempre altissima la preoccupazione dei lavoratori. Dopo le proteste dei giorni scorsi in Campidoglio, i lavoratori dell’indotto aeroportuale hanno protestato lunedì 19 aprile in presidio a Fiumicino, di fronte al palazzo Alitalia e i sindacati confederali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl trasporto aereo, insieme all’Usb, continueranno a protestare contro gli “inaccettabili diktat” di Bruxelles.
Un clima incandescente che rischia di deflagrare in una vera e propria bomba sociale da disinnescare al più presto in un paese che cerca faticosamente di ripartire, stretto tra i timori dettati dal contagio e la necessità assoluta di ridare fiato ad un’economia esausta. Sarà proprio la tanto bistrattata Alitalia uno dei simboli della rinascita post-Covid? Ci sono oltre 11mila ragioni per sperarlo.