Dopo tre mesi di discussione Almaviva ha rotto la trattativa e prova a imporre un regolamento unilaterale in sostituzione degli accordi aziendali, respingendo la richiesta di due mesi di proroga da noi avanzata per permettere la prosecuzione della trattativa. Lo hanno dichiarato in una nota Ciro Bacci, Valentina Orazzini e Fabrizio Fiorito, coordinatori sindacali del Gruppo Almaviva per Fim, Fiom e Uilm.
La nostra risposta – spiegano i sindacalisti – è stata immediata: stato d’agitazione con sciopero della reperibilità, degli straordinari e delle attività extra-orario, con svolgimento di assemblee (in remoto) in tutte le sedi aziendali e la chiamata allo sciopero dei 3.500 dipendenti per l’intera giornata di domani, venerdì 9 aprile. A partire dalla prossima settimana cominceranno inoltre presidi e volantinaggi davanti alle sedi, a partire dalla sede Almaviva di via di Casal Boccone a Roma.
Riteniamo sconcertante la decisione di Almaviva, società della famiglia Tripi, in continua crescita dal 2016, con un forte aumento dei ricavi, dei margini e degli utili e che ha pagato ricche cedole agli investitori che hanno acquistato le obbligazioni emesse nel 2017 (250 milioni di euro al tasso del 7,25%), con Almawave – società del gruppo – che è appena stata quotata, con successo, in Borsa, in un periodo in cui tra l’altro le prospettive per il mercato dell’informatica in Italia sono favorevoli, anche per la dimensione degli investimenti Ue previsti nei piani di digitalizzazione.
Nonostante tutto questo l’azienda ha scelto di agire unilateralmente, aumentando l’orario di lavoro, diminuendo i salari e tagliando i buoni pasto. Lo stato di agitazione e lo sciopero di domani – concludono i sindacati – sono la risposta delle lavoratrici e dei lavoratori di Almaviva all’arroganza dimostrata dall’azienda.