Dovevano essere delle chiusure temporanee, legate alle restrizioni pandemiche, ma così non è stato. Nel giro di pochi giorni Eataly, l’azienda della famiglia Farinetti famosa in tutto il mondo per la vendita di prodotti italiani, ha comunicato la chiusura dei punti vendita di Bari e Forlì: 54 dipendenti il primo, 31 il secondo. Lo comunica la Filcams Cgil in una nota.
Chiusure irrevocabili dicono dalla proprietà, che non sono riconducibili solo alle difficoltà portate dal Covid: la pandemia ha dato la bastonata finale a due situazioni già precarie. A Bari, nel 2013 era stato aperto un punto vendita nell’area della Fiera del Levante credendo nel progetto di rilancio del quartiere, mentre a Forlì, aperto nel 2014, l’idea di negozio in un palazzo storico della città è stata lanciata come una costola dell’azienda principale, Romagna Eataly, proprietà al 50% di Farinetti e il restante della famiglia Silvestrini, i fondatori di Unieuro.
Nessuna delle due piazze ha soddisfatto le aspettative di fatturato e senza cercare alcuna soluzione alternativa, sia come location che in termini occupazionali, Eataly ha deciso di chiudere definitivamente senza offrire prospettive. Una doccia fredda per dipendenti e sindacati: “Abbiamo ricevuto il 6 aprile una telefonata che ci anticipava la comunicazione di chiusura, fatta ai dipendenti nel pomeriggio” racconta Raffaele Batani segretario generale della Filcams Cgil di Forlì, “una decisione drastica, che non ha minimamente preso in considerazione la possibilità di coinvolgerci per trovare soluzioni”. Mancanza di confronto anche a Bari come afferma Antonio Miccoli segretario generale della Filcams Cgil della città: “Eataly deve percorrere ogni possibilità di soluzione tesa al mantenimento dell’investimento su Bari, anche valutando eventuali location alternative viste le difficoltà di rilancio del quartiere fieristico. Per questo, prosegue Miccoli, coinvolgeremo le istituzioni locali per affrontare questa ennesima vertenza occupazionale.”
Per la Filcams nazionale la notizia delle chiusure è un pessimo segnale per tutto il settore della ristorazione: “la riduzione della rete dei punti vendita da parte di Eataly significa riduzione dei posti di lavoro, ma anche la fine di un progetto che per ora era stato di espansione. Faremo di tutto per sostenere la vertenza dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati nei due punti vendita in chiusura e chiederemo all’azienda di impegnarsi per il mantenimento degli investimenti e del perimetro occupazionale esistente.”