Contratti di solidarietà come strumento contro la crisi: è da qualche tempo che in Regione Lombardia si discute sulle iniziative per sostenerli e, il 20 novembre scorso, nell’ultima riunione della Commissione “Attività produttive e occupazione” si è giunti a una migliore definizione di una bozza di progetto sull’argomento in vista del prossimo Consiglio Regionale del 3 dicembre.
Obiettivi di un’iniziativa congiunta – Il consigliere del Movimento 5 Stelle Stefano Buffagni è stato incaricato del coordinamento dei lavori in quanto la proposta era giunta in primis dai grillini a giugno: “Vogliamo aiutare sia le aziende che assumono, sia quelle in difficoltà , soprattutto le piccole e medie, – ci spiega Buffagni – evitando che la crisi si ripercuota sull’occupazione. Inizialmente avevamo presentato l’idea come gruppo di minoranza, poi nel corso di questi mesi, si è pensato di unire la nostra proposta a quella presentata dai consiglieri del Partito Democratico a ottobre”. Il progetto di legge n° 51 “Contributi per la stipulazione di contratti di solidarietà difensivi ed espansivi” sarà così presentato in abbinamento al n° 97 “Misure urgenti a favore dei contratti di solidarietà”.
A proposito del testo presentato dal Pd, il capogruppo Alessandro Alfieri lo aveva descritto come “una proposta concreta e sperimentale che parla ai lavoratori e alle aziende”, mentre il consigliere Enrico Brambilla ne aveva spiegato i vantaggi rispetto ad altre misure: “La cassa integrazione in deroga è stata importante per tamponare l’emergenza, ma i contratti di solidarietà presentano meno svantaggi e danno impulso all’occupazione perché costano di meno alla fiscalità generale e lasciano il lavoratore in azienda, senza diminuire i livelli occupazionali”.
Cosa sono i contratti di solidarietà – Sono contratti stipulati tra i rappresentanti sindacali dei lavoratori e le aziende che hanno come oggetto la riduzione dell’orario di lavoro con un duplice scopo: evitare licenziamenti in caso di riduzione della produzione o crisi aziendale, (sono i cosiddetti contratti di solidarietà difensivi), oppure favorire nuove assunzioni attraverso l’elaborazione contestuale di un piano di riduzione dell’orario di lavoro e delle retribuzioni (contratti espansivi). In sostanza si lavoro meno e di conseguenza il salario diminuisce.
Questi contratti sono applicabili da quasi tutte le aziende, anche se esistono regole differenti a seconda che si tratti di aziende che rientrano nel campo di applicazione della cassa integrazione e aziende che non vi rientrano. Solitamente, ai lavoratori che hanno sottoscritto un contratto di solidarietà con conseguente riduzione dell’orario di lavoro spetta un salario pari all’80% della loro retribuzione ad orario pieno ed hanno una durata massima di 24 mesi prorogabile per altri 24 mesi (nel Sud i mesi sono 36).
Per le aziende, invece, che non rientrano nel campo di applicazione della cassa integrazione, solitamente piccole imprese e artigiani, è riconosciuta un contributo pari al 25% della retribuzione piena.
Interventi e risorse – In caso di approvazione della legge, la Regione si impegnerebbe ad appoggiare e a promuovere l’adesione ai contratti di solidarietà in due modi: sostenendo il reddito dei lavoratori ed erogando incentivi alle imprese (secondo una nota che si legge sul sito regionale del Pd, sarebbero 200 le aziende che in tempi recenti hanno fatto ricorso alla solidarietà). Le risorse necessarie stimate per conseguire l’obiettivo ammonterebbero a 5.000.000 di euro, di cui una metà sarebbe destinata alle imprese, a cui non possono essere concessi però più di 100.000 euro annui, e l’altra metà ai lavoratori, il tutto in proporzione alla riduzione degli orari di lavoro e per un periodo massimo di 12 mesi.