La scorsa notta, Fabrizio Corona è stato trasferito dal reparto di psichiatria dell’ospedale Niguarda di Milano, al carcere di Monza. In un primo momento, l’ex re dei paparazzi, avrebbe dovuto scontare la sua pena presso il carcere di Opera, poi il trasferimento in notturna, dove (secondo quanto ha dichiarato a “La Stampa” il suo avvocato Ivano Chiesa) sarebbe stato scortato da otto uomini della polizia.
Indignato il legale che avrebbe rilasciato le seguenti dichiarazioni:
“In 35 anni di carriera è la prima volta che mi capita di assistere ad un trasferimento da un ospedale a un carcere di un detenuto in notturna. Lo hanno preso, lo hanno caricato e l’hanno portato in carcere in condizioni psicofisiche molto precarie, non mangia da 12 giorni, si reggeva a stento in piedi. Non riconosco più il Paese in cui vivo. La mancanza di umanità e incomprensione mi sconcerta”.
Prima però del trasferimento, Fabrizio Corona ha voluto scrivere a Massimo Giletti, una lettera dal contenuto scioccante. L’ex imprenditore, avrebbe compiuto ancora una volta l’ennesimo gesto di autolesionismo, ma questa volta il racconto è da brividi.
La lettera
“Dite a Massimo che sto malissimo e voglio che sappia che cosa mi è successo ieri. Ho chiesto di poter andare in bagno per fumare. Mi hanno dato un accendino, sono controllato a vista praticamente da tre uomini della polizia penitenziaria. Io mi siedo sul water e accendo la sigaretta, a torso nudo, coi pantaloni tirati su: vedo sul mio braccio destro la ferita del giorno prima, due punti di sutura, che mi ero fatto pugnalandomi con una penna Bic”.
Il racconto continua con: “Schizza il sangue dovunque, sulla faccia, sulla bocca, sulle braccia, sugli occhi, sul petto. Sento uno strano sapore, mi piace, è amaro, e continuo, sono convinto che dentro la ferita ci siano i pezzetti dell’ambulanza rotta. È notte e mordo tutto, pelle, carne, tatuaggi, pezzettini di vetro. Mi sento incontenibile e non ho più freni”.
Un gesto cannibale, una protesta, una sconfitta, un’ingiustizia, come la definirebbe il suo avvocato, che adesso chiede di poter parlare con la ministra Cartabia: “Questo non è solo un problema giuridico, quanti Fabrizio Corona ci sono in cella senza che il Tribunale ha preso in considerazione il parere degli esperti per quanto riguardano le condizioni di salute?“.
Una vicenda che ha coinvolto tutta la famiglia Corona: come già abbiamo visto nelle immagini del suo arresto, anche sua madre è molto provata: “Lei è distrutta. Anche io sono preoccupato. Lui andrà a morire, vive tutto questo come la più grande ingiustizia che ha subito. La prima volta che gli erano stati revocati i domiciliari si era presentato in carcere con le sue gambe perché sapeva che aveva sbagliato. Ma questa volta non ha violato nessuna regola, ha semplicemente fatto il suo lavoro, conclude l’avvocato.