Dopo una lunga settimana di polemica e allarme, sembra essersi conclusa la polemica e l’allarmismo nei confronti del vaccino AstraZeneca. A seguito di diverse segnalazioni e denunce di casi sospetti di forme rare di trombosi in soggetti che avevano ricevuto il farmaco di contrasto al Covid-19 dell’azienda anglo-svedese, molti Paesi europei (e non solo) avevano deciso la sospensione della somministrazione. Un effetto domino che ha spinto l’agenzia europea competente a fare ulteriori verifiche, al fine di comprendere se ci fosse o meno una reale correlazione tra i casi.
Il caso è stato chiuso giovedì sera con la conferenza stampa dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), la quale ha spiegato che, stando alle analisi della commissione clinica dell’agenzia, il vaccino “non può essere associato ad un incremento degli eventi di trombosi”. Dunque, sulla base dell’ampio spettro di dati analizzato, l’EMA ha anche spronato i Paesi europei a far ripartire le somministrazioni del vaccino AstraZeneca, pur specificando di aggiungere un’avvertenza dati alcuni ulteriori chiarimenti da fare in merito ai casi di trombosi cerebrale. In ogni caso, l’Agenzia ha affermato che questi particolari episodi sono molto rari, “solo” 18 episodi su oltre venti milioni di somministrazioni, concludendo che “un nesso causale con la vaccinazione non è stato provato, ma è possibile e richiederà ulteriori analisi”.
Così, preso atto delle conclusioni EMA, i Paesi europei si sono organizzati per ripartire con le somministrazioni. In Francia sono riprese subito dopo la conferenza stampa dell’agenzia europea, mentre Germania e Italia hanno ripreso da venerdì. La Svezia, invece, ha deciso di aspettare per la ripresa della somministrazione, mentre Portogallo, Spagna, Olanda e Norvegia riprenderanno la prossima settimana, anche se lo Stato spagnolo probabilmente escluderà alcune categorie di persone.
Come detto, l’EMA non ha assolutamente negato l’esistenza di casi con effetti collaterali e proprio per questo continuerà ad indagare in merito. Tuttavia, i casi di trombosi conseguenti al vaccino sono inferiori rispetto a quelli che avvengono nella popolazione non vaccinata e Sabine Strauss, presidente della commissione di farmacovigilanze dell’EMA, ha rassicurato: “i benefici del vaccino di AstraZeneca continuano ad essere molto superiori ai rischi. La commissione sulla sicurezza dell’Ema non ha trovato prova di problemi di qualità o sui lotti”. In particolare, le analisi dell’agenzia europea hanno mostrato un’incidenza maggiore dei casi tromboembolici su determinati gruppi, ma i risultati sono ancora parziali ed è presto per trarre conclusioni su questo punto.
Rimane comunque il fatto che il polverone sollevato su AstraZeneca da parte dei media, in particolare in Italia, è stato forse troppo accentuato, aprendo un dibattito confuso, poco chiaro e basato su dati parziali che avrà probabilmente un contraccolpo su parte dei cittadini europei. Le prime segnalazioni di una particolare e piuttosto rara trombosi cerebrale tra alcune persone vaccinate con AstraZeneca erano arrivate dalla Norvegia all’inizio della scorsa settimana, a cui si sono aggiunti altri Paesi del nord Europa. In seguito, altri Paesi avevano riscontrato casi simili e sul finire della scorsa settimana quasi tutti gli Stati europei avevano scelto per la sospensione delle somministrazioni. Tuttavia, in diversi casi i problemi segnalati non erano dello stesso tipo di quelli più rari rilevati in Norvegia.
In Italia l’AIFA aveva invitato a non promuovere un ingiustificato allarmismo, per poi cambiare posizione nella giornata di lunedì 15 marzo dopo la scelta della Germania di sospendere la somministrazione, alla quale hanno fatto seguito medesime scelte da parte di Francia e Spagna. Alcuni analisti di settore avevano spiegato che le nuove sospensioni erano state più politiche che tecniche, considerate le informazioni fornite dall’EMA e da diverse altre istituzioni internazionali. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), infatti, aveva chiarito che non ci fossero motivi per interrompere le campagne vaccinali con AstraZeneca, dato che la somministrazione su milioni di persone aveva confermato quanto era emerso nei test clinici dello scorso anno prima dell’autorizzazione del vaccino.
Un ulteriore esempio in tal senso è il Regno Unito che, con oltre dodici milioni di dosi somministrate, è lo Stato che maggiormente ha utilizzato il vaccino AstraZeneca. Inoltre, l’autorità di controllo dei medicinali britannica nei rapporti sulla sicurezza dei vaccini contro il Covid-19 non aveva segnalato problemi particolari: i maggiori sono stati soprattutto legati ai problemi circolatori e solamente 5 casi da approfondire su forme rare di trombosi cerebrali. Per lo più, le reazioni dello stesso vaccino erano le stesse degli altri sul mercato, come Pfizer e Moderna: mal di testa, febbre, dolore nel punto dell’iniezione e dolori muscolari, che tendono a scomparire in breve tempo.
La sospensione da parte dei più importanti Stati dell’UE è stata forse frettolosa e poco chiara. Una mancanza di chiarezza che ha inevitabilmente creato allarme e sfiducia nei cittadini e che potrebbe avere conseguenze sulla campagna di vaccinazione che stenta ancora a decollare nel Vecchio Continente.