“La pandemia da Coronavirus Covid-19 ha portato all’attenzione dei cittadini la complessa tematica della gestione di crisi, argomento specialistico spesso confuso anche tra gli addetti ai lavori con la gestione dell’emergenza”. Questo l’incipit, in introduzione, di un importante e meticoloso lavoro curato da Patrick Trancu e frutto dell’impegno di 35 autori, i cui esiti approdano nel volume “Lo Stato in crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro” dal 23 marzo prossimo disponibile nelle librerie.
Patrick Trancu – esperto e consulente di gestione di crisi – parte da una domanda semplice quanto fondamentale per avviare una riflessione sul futuro: nella gestione della crisi pandemica, l’Italia poteva fare meglio? E come è stato possibile farsi trovare così impreparati dinnanzi a un evento ampiamente previsto?
Per aiutare i cittadini, gli operatori e il decisore pubblico a trovare le risposte, si propone al lettore di guardare agli eventi e alle azioni attraverso la lente specifica della gestione di crisi, fornendo nei capitoli della prima parte del libro le conoscenze di base. Attraverso i capitoli successivi il lettore scopre come lo Stato è organizzato per gestire emergenze e crisi, i limiti del sistema prima dell’arrivo del Covid-19 e come le istituzioni hanno reagito all’arrivo del virus. Particolare attenzione viene posta agli aspetti di architettura del sistema, normativi, legislativi, sanitari e di comunicazione analizzando i comportamenti dei diversi attori: decisori politici, scienziati ed esperti e giornalisti senza tralasciare uno sguardo all’Europa. Scritto con un linguaggio semplice il saggio mira a costruire consapevolezza circa la necessità anche per i cittadini di essere pronti ad affrontare le crisi sistemiche del XXI secolo.
La riflessione multidisciplinare che caratterizza questo studio non mira a dare risposte definitive, né a fermarsi a critiche improduttive: al contrario, dopo la descrizione dei fatti, pone domande. Cinque per la precisione, dalle quali si ritiene necessario partire per riflettere su una diversa organizzazione del sistema di gestione di crisi dello Stato e una maggiore consapevolezza dei cittadini. Perché come scrive
nell’introduzione Trancu ricordando Winston Churchill: “non bisogna mai sprecare una buona crisi”.
“La gestione della crisi pandemica nella prima fase – afferma Trancu – si è contraddistinta per il netto ritardo con il quale sono state intraprese tutte le azioni e soprattutto per l’incapacità da parte delle istituzioni di guardare oltre l’emergenza sanitaria e riconoscere la crisi sistemica rappresentata dal virus. Ne è conseguita una gestione disorganizzata, opaca e caotica accompagnata da una comunicazione istituzionale incessante ma vuota di contenuti.
E ancora: “L’incompetenza comunicativa dimostrata da gran parte degli esponenti del mondo scientifico, incapaci di parlare ad un pubblico non specialistico, ma comunque desideroso di capire ed essere informato, ha soddisfatto la logica dei media, volta a spettacolarizzare e polemizzare anziché a spiegare ai cittadini quanto stava accadendo”.