Vi abbiamo parlato diverse volte della professione del logistico, un lavoro che apparentemente non dovrebbe risentire della crisi (poi vi spiegheremo il perché). In realtà parlando con Ailog, l’assocazione di categoria, ci siamo accorti che non è così, ma abbiamo scoperto che il settore, davanti alla ‘sfida’ della crisi economica, ha deciso di proporre un progetto che fosse in grado di ricollocare i lavoratori rimasti senza lavoro. Come? Adesso vi spieghiamo di più.
Punto di partenza: il lavoro del logistico – La professione del logistico, dicevamo, è l’unica a non sentire la crisi? Non proprio. Il fine del logistico è quello di razionalizzare nella massima misura possibile i flussi delle materie prime, della produzione e della distribuzione dei prodotti finiti, per aumentare l’efficienza e contenere i costi.
Verrebbe allora da pensare che questo settore sia l’unico immune dalla crisi, perché il logistico è ancora più prezioso in questo momento storico, perché permette alle imprese di realizzare risparmi decisivi. “La recessione – spiega Paolo Bisogni, presidente Ailog – non risparmia, però, nessuno. In tempi di contrazione, la diminuzione dei traffici e delle produzioni e il calo di vivacità della vita economica nel suo complesso ricadono anche sulla preziosa figura chiave del logistico, che si deve così confrontare con gravi problemi occupazionali”.
L’idea di ‘Recol’ – Per cercare allora di contrastare in modo costruttivo le difficoltà di questo periodo, venendo incontro anche alle esigenze dei suoi associati, l’Associazione Italiana di Logistica e di Supply Chain ha avviato un progetto della durata di dodici mesi, che ha chiamato ‘Recol’, volto a sviluppare sul territorio della Regione Lombardia una politica attiva di ricollocazione professionale (outplacement), valorizzando la rete delle sue imprese associate. Nel progetto, che è appena terminato, sono stati coinvolti la Regione Lombardia, Cross, un operatore specializzato in outplacement, accreditato dal Ministero del Lavoro, e un gruppo di aziende, italiane e multinazionali, associate ad Ailog.
Come funziona – Il progetto si basava su ‘tre passi’: la combinazione certificazione-formazione-ricollocamento. Ailog, unico ente autorizzato a rilasciare certificazioni professionali italiane ed europee ai logistici, garantiva agli aderenti la certificazione necessaria sotto il profilo tecnico. Cross, poi, si è occupato prevalentemente dell’analisi delle competenze trasversali, molto spesso sottovalutate nel quadro della classificazione di esperienze e capacità del lavoratore. E infine, per garantire che le figure professionali fossero in linea con le azioni di scouting aziendale, sono stati anche erogati brevi moduli formativi.
Chi è stato coinvolto – I lavoratori coinvolti sono stati selezionati tra i dipendenti in esubero delle imprese che collaboravano al progetto. A loro sono stati forniti servizi di consulenza e analisi organizzativa, incontri individuali, check-up e valutazione professionale, bilancio delle competenze, formazione mirata e da ultimo outplacement individuale. “In questo modo – continua Paolo Bisogni – si è operato in modo da incrementare in misura significativa la possibilità di impiego da parte dei lavoratori, favorendo nel contempo una loro riqualificazione certificata”.
Si trattava, infatti, di lavoratori che al momento usufruivano di servizi di outplacement che non ne valorizzano a sufficienza l’esperienza professionale, determinando, nei casi più fortunati, ricollocazioni non in linea con le loro potenzialità, con danno sia per il lavoratore stesso che perle imprese che li assumevano.
Risultati – “La sfida del progetto è stata quella di puntare sulla qualità dei servizi e sulla loro integrazione, mirando a risultati replicabili su vasta scala, tanto per le aziende quanto per i lavoratori”. Il beneficio per le aziende che hanno partecipato al progetto è stato quello di valorizzare le competenze dei collaboratori in esubero e aiutarli a ricollocarsi al meglio. Una scelta di ‘welfare’ aziendale lungimirante che ha contribuito a migliorare il clima di fiducia verso le imprese e il sistema socio-economico lombardo.
Cinque logistici, infatti, grazie a questo sistema di rete sono stati ricollocati. Un risultato che fa ben sperare sul fatto che il progetto pilota possa essere presto ‘adottato’ anche da altri settori.
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