“Trail me up è un’avventura eccezionale”: è così che Fabio Zaffagnini (nella foto), geologo e ricercatore, definisce la startup che ha realizzato con Gabriele Garavini, programmatore. Il loro progetto, con sede in Emilia Romagna, è un servizio che consente a qualsiasi utente di effettuare delle visite virtuali in aree raggiungibili soltanto a piedi (ad esempio, parchi naturali, villaggi, montagne). Tutto questo è possibile grazie a un sistema di acquisizione di foto panoramiche montato direttamente su uno zaino.
“Abbiamo lavorato molto per poter realizzare questi primi passi, passando notti e weekend su Trail me up – dice Fabio – E stiamo continuando a lavorare sodo: portare avanti un progetto non è solamente fare soldi, ma significa imparare moltissimo, fare esperienze che possono essere comunicate, condivise e che hanno la possibilità di farti crescere sotto diversi punti di vista.”
La nascita di Trail me up – “L’idea è nata due anni fa, complice un viaggio in Patagonia – spiega Fabio – Quando sono tornato a casa, mi sono accorto che mentre mostravo le fotografie della vacanza ai miei amici non riuscivo a trasmettere davvero l’esperienza che avevo vissuto ed era complesso rendere ciò che avevo visto con delle semplici immagini. Mi sono posto, quindi, una domanda: ‘Google Street è in grado di coprire anche percorsi non tradizionali, ad esempio di montagna?’. Ho fatto delle ricerche e ho constatato che in Rete non c’era nulla di simile: da lì è iniziato tutto e ho cominciato a lavorare al nuovo progetto con Gabriele, amico informatico. Inizialmente era solo un gioco, non sapevamo come realizzare un sistema di acquisizione di foto panoramiche portatile e abbiamo iniziato a informarci. Nel giro di un’estate avevamo già in mano un primo prototipo, nonostante partissimo da zero, considerando il fatto che io non avevo competenze dal punto di vista elettronico e meccanico. Zainetto, fotocamere, GPS e sistema di alimentazione: sono questi i “ferri del mestiere”.
Con lo zaino abbiamo fatto un primo test sul Gran Sasso e successivamente siamo andati negli Stati Uniti, dove abbiamo mappato alcuni parchi naturali. Il primo sentiero a essere pubblicato, ad esempio, è stato quello di Yosemiti e da lì il progetto ha cominciato a muoversi anche in direzione della produzione di contenuti per accompagnare i video. In questo modo il tutto si è trasformato in un documentario interattivo”
La crescita del progetto – “Abbiamo portato il nostro zaino in Etiopia, Tanzania, Turchia, Cuba, Nuova Zelanda – continua Fabio – Ci siamo accorti che il nostro progetto piaceva (non sottovalutiamo anche il riscontro positivo avuto da una campagna di crwodfunding che avevamo avviato su Eppela.com) e siamo andati avanti apportando dei cambiamenti, tra cui l’introduzione della figura del volontario. Anche in questo caso ci siamo stupiti: quando abbiamo iniziato il reclutamento, infatti, siamo stati sommersi di richieste da parte di persone che desideravano far conoscere (utilizzando il nostro strumento) agli utenti della Rete il luogo dove erano cresciuti, spinti dalla voglia di condividere dei luoghi per loro significativi e caratterizzati da una certa bellezza.
Non si può dire che non ci sia entusiasmo attorno a Trail Me Up, ma dobbiamo ancora dimostrare di riuscire a produrre un lavoro di alta qualità, per poter sollevare un interesse diffuso in Italia”
Cosa significa avviare un’impresa – “Quando abbiamo iniziato l’imperativo era divertirsi: tutti avevamo un altro lavoro e non volevamo perdere la dimensione del divertimento – conclude Fabio – Personalmente voglio che continui a essere così, anche quando saremo un’impresa avviata, anche quando lo stress sarà sempre in agguato. Se questo deve diventare un lavoro da sogno, allora voglio che non porti soltanto a nervosismi e periodi di tensione, ma anche e soprattutto alla voglia di fare qualcosa che piace davvero e alla capacità di divertirsi.
Ogni tanto mi capita di non riuscire a chiudere occhio durante la notte, perché mi sento inadeguato rispetto a tutto quello che mi sta succedendo. Io non ho una formazione da imprenditore, ma da ricercatore, e trovarsi ad avere a che fare con il mercato, la concorrenza, i bilanci, le previsioni economiche non è semplice e temo di non essere sempre all’altezza.
Infine, per quanto riguarda il lato delle problematiche, non abbiamo mai trovato delle difficoltà insormontabili, ma la parte più pesante è quella relativa alle piccole complicazioni che capitano ogni singolo giorno. Anche i problemi all’apparenza più banali, infatti, possono portare via molto tempo, perché trovare soluzioni efficaci non è immediato.”
Per saperne di più: www.trailmeup.com