“Un milione di persone con diversa abilità non riesce ad inserirsi nel mondo lavorativo, complice anche la pandemia da Covid 19. Ciò accade perché mancano, nel nostro Paese, idee, strumenti e professionalità adeguate a progettare e gestire il ‘collocamento mirato’ e i ‘percorsi personalizzati di accompagnamento al lavoro’, indispensabili per la maggior parte delle persone con disabilità, sul modello di quanto accade in molti paesi europei e anche in alcune realtà locali del nostro Paese, dove vengono realizzate con successo sperimentazioni e buone pratiche” E’ il grido di allarme lanciato da ANDEL – Agenzia Nazionale Disabilità e lavoro, neonato soggetto non profit che opererà per fornire un contributo concreto all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
Quello tra lavoro ed handicap è infatti un aspetto spesso dimenticato della grande questione occupazionale che è da sempre una delle prime preoccupazioni degli italiani. Il nostro paese si è dotato negli anni di strumenti legislativi pensati per garantire l’occupazione delle persone diversamente abili ma alcuni mostrano inevitabilmente i segni del tempo come nel caso della legge 482/68 “Disciplina generale delle assunzioni obbligatorie presso le pubbliche Amministrazioni e le aziende private”, nota anche come “legge sul collocamento obbligatorio”, la quale obbligava gli Enti pubblici e alcune aziende private ad assumere persone con invalidità.
Un grosso limite di tale legge è che non si è preoccupata di garantire la qualità dell’inserimento lavorativo attraverso la valorizzazione delle competenze delle abilità residue del disabile, per il quale il lavoro diveniva spesso, anziché un’occasione di realizzazione, un momento di frustrazione e di scarsa gratificazione.
Ha provato a migliorare la situazione la Legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro per i disabili” che prevede un collocamento mirato delle persone con handicap attraverso Comitati tecnici che devono: valutare le reali capacità del lavoratore disabile, valutare le caratteristiche dei posti disponibili, individuare percorsi formativi d’inserimento.
Uno strumento legislativo importante sul quale ha fatto il punto l’indagine contenuta nella IX Relazione al Parlamento sull’attuazione della Legge 68/99, realizzata dall’INAPP, Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, su mandato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nella quale si prendono in esame le norme per il diritto al lavoro dei disabili. “L’andamento degli avviamenti mostra un evidente trend positivo nell’ultimo quinquennio, tra il 2014 e il 2018 – si legge nell’indagine – che appare in linea con le tendenze generali del mercato del lavoro, verosimilmente favorito anche dai processi di riforma normativa introdotti dal D.Lgs. 151/2015”.
I dati relativi al triennio 2016-2018 su lavoro e disabilità in Italia testimoniano gli effetti positivi delle riforme introdotte nel 2015 nel sistema del collocamento mirato, sebbene solo parzialmente attivate. Le assunzioni registrate nel 2018 superano le 62 mila unità, quando erano meno di 21 mila nel 2013, nella fase più acuta della crisi occupazionale. La tendenza positiva è stata interrotta dall’emergenza pandemica e dalle sue ripercussioni su economia e occupazione, richiamando l’attenzione sull’importanza che assume il lavoro per i diritti di cittadinanza delle persone con disabilità.
Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio dei nuovi occupati, si evidenzia che negli anni le percentuali maggiori sono presenti nelle aree del Nord, a maggiore intensità produttiva, con percentuali quasi sempre fra il 50 e il 60% del totale degli avviati al lavoro, con la regione Lombardia che da sola occupa tante persone quanto l’intera macroarea Sud e Isole. Al Centro si rilevano percentuali che, fino al 2015 compreso, superano appena il 20% e si incrementano nell’ultimo triennio. Nell’area del Sud Italia si rileva un miglioramento negli anni 2014 – 2015 ma il miglioramento appare passeggero e la percentuale sul totale torna al di sotto del 20% del totale negli anni successivi.
I dati e le informazioni presenti nell’indagine evidenziano i progressi ottenuti nel corso degli anni anche sul versante della domanda del lavoro, sia pubblica che privata, nonché dei servizi di intermediazione e suggeriscono che la crescita nel tempo di avviamenti e assunzioni sia stata favorita, sia dall’adozione di percorsi personalizzati che hanno accompagnato l’inserimento delle persone con disabilità che da provvedimenti normativi di incentivazione e di semplificazione delle procedure di assunzione.
Gli approfondimenti sui diversi sistemi attuativi regionali, infine, restituiscono uno scenario che, con le consuete luci ed ombre che caratterizzano l’attuazione del collocamento mirato in Italia, conferma una crescita occupazionale su tutto il territorio, accompagnata da lacune infrastrutturali ancora diffuse e da sistemi di governance che, dove si sforzano di approcciare il problema con modelli di integrazione dei servizi e delle risorse finanziarie, riescono ad ottenere discreti risultati.
In quest’ottica potrà essere significativo il contributo di realtà di recente costituzione come ANDEL che nasce da una sinergia fra persone con disabilità ed esperti di questo particolare segmento del mercato del lavoro, con il fine di coniugare cultura inclusiva e servizi sul territorio, in base ai principi di mutualità e sussidiarietà.
Un obiettivo ambizioso ma fondamentale in un momento storico in cui è ancora più necessario che nessuno resti indietro, in modo particolare se appartiene a categorie vulnerabili.