Quando si pensa a come sia cambiato il mondo del lavoro nell’ultimo anno, ci si focalizza spesso sulle modalità – in solitudine, di gruppo, a distanza, dal vivo – e molto meno sugli spazi di lavoro, i cosiddetti workplace. O quantomeno si considera che la nostra abitazione sia ormai diventata un ufficio e che chi non ha stanze ad hoc deve improvvisare giorno per giorno, ma non si pensa al fatto che il Covid-19 abbia trasformato anche le sedi aziendali e gli uffici.
Come il Covid-19 ha trasformato gli spazi di lavoro. Non solo all’interno – scrivanie distanziate, igienizzanti in ogni dove, pannelli divisori ecc – ma all’esterno o meglio nella scelta di dove effettivamente “posizionarsi”. Se infatti una volta era dato per scontato che stare in centro città fosse la scelta adatta per essere più visibili e facilmente raggiungibili dai clienti, questa tendenza, secondo l’ultima ricerca Global Workspace di IWG (International Workplace Group), colosso mondiale nella fornitura di spazi di lavoro flessibili e co-working (tra cui Regus), adesso c’è un po’ meno. O meglio: il lavoro flessibile era entrato già nelle aziende prima delle pandemia, ma il fatto di considerare sedi distribuite sul territorio adesso ha molta più rilevanza rispetto al passato.
Entro il 2030 gli spazi di lavoro flessibili saranno il 30% degli uffici. Pertanto, per quanto riguarda i cosiddetti workspace, se la domanda è temporaneamente diminuita, secondo IWG c’è stata una crescita significativa della richiesta di spazi in località suburbane. Questo per esempio in Connecticut dove c’è stato un aumento del 40%.
E nella campanilistica Italia? Per saperne di più ne abbiamo parlato con Mauro Mordini, country manager IWG per l’Italia e Malta che precisa subito come “la pandemia, con il telelavoro o l’home working obbligato, ha sicuramente dato una grande accelerata ai processi. È già dal 2018 che le aziende scelgono spazi di lavoro flessibili; per una impresa rappresenta la stessa differenza di base che c’è tra il noleggio a lungo termine e l’acquisto di un’auto. Entro il 2030, gli spazi di lavoro flessibili rappresenteranno il 30% degli spazi per uffici, rispetto a oggi che rappresentano circa meno del 5%. Una tendenza che è altrettanto forte anche in Italia, dove stiamo assistendo a un crescente interesse da parte di aziende di ogni dimensione”.
Cresce l’interesse per le località suburbane e per i piccoli uffici. Come dicevamo all’inizio, si può parlare sempre più di hybrid working, ma non è solo questo: “Emerge inoltreun maggiore interesse per le località suburbane” spiega Mordini, “per le aziende si tratta di dare ai propri dipendenti un ventaglio più ampio di possibilità di lavorare in spazi professionali, vicini al domicilio, raggiungibili magari a piedi in pochi minuti, dotati di tutti gli strumenti e le apparecchiature che consentano di lavorare in sicurezza. Andando così incontro all’esigenza di ridurre gli spostamenti. Abbiamo registrato anche un aumento di richieste di uffici di piccole dimensioni, adatti a ospitare fino a un massimo di due persone, pari al 20%”.
E se vi state chiedendo se questa è una tendenza destinata a concludersi con la fine della pandemia, no, non lo è: “Quando non saremo più costretti a lavorare da casa, non torneremo a una presenza totale del personale in ufficio. La flessibilità sarà il tratto prevalente dei nuovi modelli di lavoro”, precisa il country manager di IWG.
Le aziende vogliono facilitare i dipendenti e il lavoro in prossimità della loro casa. Ma si tratta solo dell’evidente e necessaria volontà di fermare i contagi o che il lavoro vada verso le periferie dipende da altro? Secondo Mordini, “Le aziende si stanno impegnando a ridurre gli spostamenti dei dipendenti e a facilitare il lavoro in prossimità di casa, si consideri che in Italia la domanda per le sedi fuori dai centri cittadini è aumentata del 30%.
Dai primi di gennaio, abbiamo visto un cambio di abitudini: c’è voglia di andare fisicamente a lavorare in presenza, lasciandosi alle spalle la quotidianità del lavoro da casa, esperienza non per tutti facile e felice. La presenza capillare degli spazi di lavoro flessibili Regus e Spaces permette a tutti di avere vicino casa uffici ‘chiavi in mano’ raggiungibili magari a piedi, evitando quindi di dover affrontare lunghi spostamenti e riducendo la necessità di dover ricorrere a mezzi pubblici spesso affollati. Una soluzione che consente di rispondere anche alla richiesta di un miglior equilibrio tra vita lavorativa e vita privata da parte dei dipendenti, più tempo da trascorrere con le loro famiglie, i loro cari e i loro interessi. E allo stesso tempo alle aziende di continuare ad attrarre i migliori talenti, riducendo i costi immobiliari”.
Se abbiamo capito che flessibilità è una parola chiave di questo 2021 e lo sarà anche successivamente, è bene capire che i vantaggi sono diversi e non solo legati a posti facilmente raggiungibili ma per il fatto di avere “spazi silenziosi, dotati di stampanti, sedie ergonomiche, connessioni sicure e tutto quello che serve per lavorare. Lavorare da casa, infatti, non sempre è possibile e non sempre è comodo o sicuro; molte aziende, per esempio, hanno problemi di privacy e di sicurezza dei dati con le connessioni domestiche”, chiosa il manager di IWG. E non solo: in quest’ultimo anno abbiamo visto bambini che “entravano” nelle call, gente che si allontanava per rispondere al corriere o aprire la porta al postino e così via.
Le difficoltà di lavorare da casa. Perché se da un lato lavorare da casa dà una iniziale tranquillità, della serie “mi sveglio all’ultimo, infilo una tuta e mi metto davanti al pc”, dall’altro la casa resta sempre uno spazio condiviso e che è nato per altre finalità. Si viene spesso interrotti, non si ha tutto quello che un ufficio può offrire, non tanto e non solo in termini di spazio, ma anche di accessori o di connessione a Internet stabile e “potente”.
“Tra i vantaggi offerti dagli spazi di lavoro flessibili possiamo sicuramente includere anche la riduzione del pendolarismo, lunghi tragitti casa-lavoro non piacciono a nessuno – tra l’altro, la riduzione dei tempi del tragitto casa-lavoro permette anche di ridurre i costi che ne conseguono – nonché aiutano a trovare un equilibrio migliore tra vita professionale e vita privata, senza dimenticare che tutto questo ha un impatto anche sull’ambiente”, conclude Mordini.