Solo il 6 per cento dei giovani svolge attività di volontariato in maniera continuativa e tra loro sono le donne le più impegnate. Questi i risultati di un’indagine condotta tra giovani di 18-29 anni effettuata dalla Ipsos per l’Istituto Toniolo. Eppure, secondo l’esperto di curriculum e colloqui di lavoro che Kongnews ha contattato, fare volontariato non solo è un’attività positiva, perché si aiuta il prossimo, ma è anche un’attività utile per trovare un lavoro.
I dati – Circa due giovani italiani su tre non hanno mai fatto un’esperienza di volontariato, mentre tra chi lo fa, solo il 6 per cento ci si dedica abitualmente, contro il 64,7 per cento dei giovani che dichiara di non averci neanche mai provato. Tra quelli che hanno dichiarato di aver fatto esperienza di volontariato, poi, la maggioranza ne parla come una cosa passata, perché infatti ‘la solidarietà’ tende a diminuire con il crescere dell’età: dal 6,7 per cento dei ventenni al 5,7 per cento dei quasi trentenni.
Uomini vs donne, Nord vs Sud – L’indagine mostra, poi, una differenza di sensibilità tra uomini e donne: i primi s’impegnano (tra saltuari e abituali) per il 12,6 per cento, mentre le donne raggiungono il 14,6 per cento. Anche il titolo di studio ha un peso: il 48 per cento di coloro che hanno conseguito un livello di istruzione superiore ha o ha avuto esperienze di volontariato, contro il 25 per cento del livello inferiore. I giovani del Nord, fa emergere poi la ricerca, sono un po’ più impegnati dei coetanei del Centro Sud e Isole: il 40 per cento ha fatto o sta facendo esperienze (sia saltuarie sia continuative) contro il 33 per cento.
Riscontri del volontariato sul cv – Abbiamo allora chiesto a un nostro esperto quanto può influenzare il giudizio di un responsabile delle risorse umane l’esperienza pregressa del candidato nel mondo della solidarietà. “Erroneamente – ci ha detto Paolo Iacci, vice presidente nazionale di Aidp, Associazione Italiana Direttori del Personale – talvolta si pensa che un curriculum sia importante solo per le esperienze strettamente scolastiche e professionali che deve contenere. Non è solo così. Sicuramente è fondamentale il curriculum scolastico e quello professionale, ma chi lo legge deve riuscire anche a capire qualcosa di più. Gli interessi e le esperienze extrascolastiche molte volte danno indicazioni aggiuntive molto utili. Essere abituati a lavorare con gli altri, aver imparato a socializzare, a prendersi delle responsabilità, ad aiutare altre persone, ad esercitare un qualche tipo di abilità anche non strettamente collegato con la strada professionale che si vuole intraprendere, molte volte è tanto importante quanto la singola esperienza maturata”.
Attenzione, però, questo ragionamento vale per attività extra come volontariato, o l’appartenenza a gruppi che s’impegnano nel sociale, come per esempio gli scout. Diverso è il giudizio delle Hr, le risorse umane, sul tempo libero ‘tout court’: “Il volontariato – continua Iacci – è uno strumento importante per il selezionatore, nella misura in cui permette di evidenziare alcune capacità ed esperienze del candidato, come la facilità a lavorare in gruppo e la propensione alla socialità. Per quanto riguarda lo sport, invece, le opinioni sono discordi: spesso scrivere sul proprio cv dell’appartenenza a una squadra sportiva, per esempio, non significa molto, perché tutti mediamente praticano un’attività sportiva”.
Politica? No, grazie – Tornando al sondaggio da cui è iniziato il nostro pezzo, la ricerca dell’Istituto Toniolo ci dice anche che soltanto l’1,7 per cento dei giovani dichiara di militare attualmente e in modo continuativo in una formazione politica. Il 2,6 per cento lo fa saltuariamente e per oltre 4 giovani su 10, l’attività politica è cosa del passato. Infatti, il 91 per cento dei giovani tra 18 e 29 anni si dichiara del tutto estraneo a forme d’impegno politico. Cosa ne pensa l’ufficio del personale della militanza politica?
“Se vedessi scritto su un curriculum – spiega Iacci – che il candidato che sto selezionando ha riportato alcune informazioni sulla sua militanza, ne sarei colpito negativamente. Mi sembrerebbe un modo ‘poco limpido’ di presentarsi, come a voler far pressioni sul selezionatore. Insomma, lo interpreterei in maniera strumentale, a differenza della partecipazione a un’attività di volontariato che ha assolutamente un sapore positivo”. Sì allora a raccontare il proprio tempo libero nel curriculum quando si tratta di volontariato, ma attenzione a riportare anche ulteriori indiscrezioni di sé che potrebbero essere lette in maniera negativa.
1 commento
e vogliamo chiedere alle ong e enti di varia natura quanti contratti di volontariato (e tirocinio) fanno a persone capaci e qualificate, facendole lavorare come schiave, senza nessuna retribuzione, senza nessuna tutela, e di quanti giovani si trovano a dover accettare queste condizioni ignobili e umilianti solo per poter lavorare?