In un’ampia intervista al quotidiano La Repubblica, – spiega una nota di Confindustria – il Presidente Carlo Bonomi ha affrontato i temi di maggior rilievo per il nostro Paese, primo fra tutti l’emergenza sanitaria.
“Siamo disposti a mettere le fabbriche a disposizione delle comunità territoriali nell’ambito del piano nazionale delle vaccinazioni. Abbiamo già inviato una nostra proposta operativa a Palazzo Chigi” – ha affermato Bonomi spiegando che “Siamo d’accordo con l’impostazione del Presidente Draghi di coinvolgere i privati nel piano vaccinale. I dipendenti delle aziende aderenti a Confindustria sono circa 5,5 milioni, se consideriamo una media di 2,3 componenti per nucleo familiare, potremmo vaccinare più di 12 milioni di persone”.
“Dobbiamo fare come all’estero dove si stanno utilizzando le fiere, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie. Insomma, strutture già esistenti. Si può benissimo fare anche in Italia. Confindustria ha già offerto alla Regione Lazio il suo centro congressi. Devono ovviamente essere disponibili le dosi necessarie di vaccini” – ha chiarito Bonomi.
Il Presidente è poi tornato sul dialogo necessario fra imprese e Governo: “Sono certo – ha argomentato – che il Presidente Draghi ascolterà le imprese perché ha ben presente il loro valore e cosa rappresenta il sistema industriale italiano. Draghi saprà ascoltarci: confido tramontata la vecchia liturgia degli incontri separati. Imprese e sindacati devono essere ascoltati insieme per trovare soluzioni rapide ed efficaci”, aggiungendo come con il Governo precedente il dialogo non ci fosse affatto.
Nel corso del colloquio il Presidente Bonomi ha commentato alcuni passaggi relativi all’intervento del Presidente Draghi in Senato. “Nel discorso programmatico ho ritrovato cose che Confindustria dice da tempo. Due esempi: che non possiamo scaricare sui giovani l’incremento del debito pubblico; che una riforma del fisco non si può fare a colpi di bonus bensì in maniera organica. La discontinuità è Draghi” – ha detto.
L’intervista ha affrontato poi il tema del lavoro.
“La nostra posizione è nota dal luglio dello scorso anno quando abbiamo inviato al Governo una proposta per una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive per il lavoro. Non ricevemmo risposta” – ha fatto notare.
“La posizione di Confindustria è chiara. Basta proroghe a ripetizione. La discussione non è licenziare sì o no” – ha aggiunto. “Il tema vero è come riformare le tutele per il lavoro sapendo che la pandemia ha accelerato la trasformazione dei processi produttivi. Il lavoro non si difende dov’era e com’era. Il punto è aumentare l’occupabilità delle persone, cioè la loro capacità di essere richiesti dal mercato” – ha osservato Bonomi.
E sull’opportunità di un’ulteriore proroga generalizzata del blocco dei licenziamenti, il Presidente ha chiarito: “Siamo favorevoli ad una proroga selettiva che riguardi esclusivamente le aziende che operano nei settori che non possono ricorrere alla cassa integrazione ordinaria. Tutte le imprese industriali, quelle che finanziano la cassa integrazione, hanno a disposizione 52 settimane di cassa ordinaria per l’intero 2021. Queste aziende possono utilizzarla senza protrarre il blocco dei licenziamenti” – ha sottolineato.
In relazione alla differenza tra Cig e Cassa Covid, il Presidente ha fatto notare che “mentre la Cig Covid è a carico della fiscalità generale, quella ordinaria è pagata dalle imprese. Versiamo all’Inps tre miliardi l’anno per ricevere prestazioni pari a 600 milioni. L’industria italiana è contributore netto per 2,4 miliardi annui all’Inps. Sbloccare i licenziamenti non vuol dire affatto che ci sarà la corsa a licenziare”. Il Presidente è quindi entrato nel merito della proposta di Confindustria per la riforma degli ammortizzatori sociali. “Bisogna introdurre un ammortizzatore universale, valido per tutti i lavoratori e per tutti i settori. E ovviamente pagato in egual misura da tutte le categorie produttive. Siamo favorevoli a rafforzare l’assegno di ricollocazione. E serve avviare politiche attive per il lavoro, in collaborazione tra pubblico e privato, tanto più dopo il chiaro fallimento del reddito di cittadinanza come strumento per le politiche attive”.
Il colloquio ha anche affrontato il tema del sostegno alle imprese, di cui ha parlato il Presidente Draghi nel suo discorso programmatico, distinguendo fra quelle in condizioni di ripartire da quelle ormai destinate a soccombere. “In Italia dire una cosa simile sembra una rivoluzione. Per noi imprenditori è un ragionamento normale. Certo, bisogna distinguere fra azienda e azienda” – ha detto. “Un’azienda come l’Alitalia non può essere perennemente sostenuta. Negli ultimi cinque anni le sono stati versati quasi quattro miliardi di soldi pubblici, senza che mai sia emerso un progetto industriale credibile” – ha fatto notare, evidenziando come con meno di 3 miliardi la Nasa fosse andata su Marte. “Diverso è il caso dell’Ilva perché la produzione di acciaio a ciclo integrato a caldo è strategica per molte filiere produttive nazionali” – ha evidenziato.
Anche i temi del fisco e di una sua necessaria riforma sono stati al centro del colloquio con Repubblica. “Bene il metodo di Draghi – ha detto il Presidente in merito alla proposta del Premier di affidare a esperti della materia la scrittura di una riforma fiscale. E alla domanda sull’Irap, la cui abolizione è stata chiesta a più riprese da Confindustria, Bonomi ha risposto che “va tolta: è una tassa inopportuna, inadeguata e anche folle. Ci rendiamo conto che fa pagare le tasse sugli interessi passivi alle aziende anche in periodi di crisi? Follia. A questo proposito, il Presidente ha sgombrato il campo dalla tesi secondo cui l’Irap finanzi l’intero sistema sanitario pubblico. “Una tesi forzata – ha detto, spiegando che “l’Irap rappresenta poco più del 10 per cento delle risorse necessarie al servizio pubblico sanitario. Va cambiato il meccanismo di finanziamento della sanità mettendo al centro il parametro dei costi standard e non quello fuorviante della spesa storica regionale. Il Recovery Plan deve essere l’occasione per guardare alle migliori esperienze del Paese”.
Infine, il colloquio ha affrontato il tema dei contratti di lavoro e del loro rinnovo, in particolare quello dei metalmeccanici. Secondo il Presidente, quello firmato di recente dalle tute blu, segue la linea la linea tracciata da Confindustria: “L’ultimo contratto dei metalmeccanici è una rivoluzione che abbiamo fatto insieme ai sindacati. Abbiamo cambiato la classificazione delle mansioni che risalivano al 1973, quando la fabbrica era ancora fordista; abbiamo tradotto in formule concrete il diritto individuale alla formazione; abbiamo allungato la vigenza dell’accordo; abbiamo potenziato le risorse per il welfare aziendale. Non è per nulla un contratto tradizionale” – ha concluso Bonomi.