Il Covid-19 continua a stringere nella sua morsa l’Italia. Per quanto l’indice del contagio si mantenga stabile, la questione delle varianti preoccupa gli esperti e rischia di portare il Paese a nuove e più severe misure restrittive. L’unica soluzione è quella di procedere rapidamente alla vaccinazione di almeno il 70% della popolazione. La situazione su questo fronte resta complessa, dato che le dosi di vaccino procedono a rilento e l’esecutivo guidato da Mario Draghi è chiamato a dare una svolta. Tuttavia, a complicare il quadro arriva anche la questione di parte del personale sanitario, che lavora in prima linea per far fronte all’avanzata del virus, che rifiuta di sottoporsi alla vaccinazione.
Infatti, pochi giorni fa si è venuto a sapere che ben quindici infermieri dell’ospedale San Martino di Genova sono risultati positivi al Covid-19, dopo aver categoricamente rifiutato di volersi sottoporre alla vaccinazione, che, va ricordato, è prioritaria per il personale medico-sanitario. I quindici positivi ora sono in isolamento nelle proprie abitazioni, ma il danno recato alla struttura ospedaliera è notevole, poiché va a ridurre il numero del personale sanitario in questa fase di emergenza.
La questione, tuttavia, rischia di avere dei risvolti giuridici a livello nazionale, dato che il Direttore generale del San Martino di Genova, Salvatore Giuffrida, ha inviato una lettera riservata all’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL). Nella missiva il direttore avrebbe posto un quesito molto importante, chiedendo se gli infermieri risultati positivi possano “essere considerati in malattia o addirittura dovranno essere considerati inidonei alla loro attività professionale” e soprattutto “quali provvedimenti devono essere adottati nel confronti del personale infermieristico che non ha aderito al piano vaccinale”.
Lo sfogo e il ragionamento del direttore, come riportato da diversi media e dalle pagine de “Il Secolo XIX”, va oltre: “La situazione è complessa, insomma, e si apre a molteplici interpretazioni. Di sicuro, si è trattata di una grave inadempienza deontologica da parte di chi opera in strutture sanitarie e ha il dover di curare la propria salute, oltre a quella dei pazienti, per il principio implicito che l’una dipende dall’altra”. Giuffrida, inoltre, ha ricordato che nel 2020 è stato deciso che il personale medico-sanitario che avesse contratto il Covid-19 durante lo svolgimento della propria professione era da ritenersi come infortunio sul lavoro: una scelta più che logica, ha tenuto a sottolineare il direttore. Tuttavia, il dubbio è se tale infortunio deve essere considerato lo stesso quando il personale medico ha rifiutato una protezione vaccinale per la quale aveva sia il diritto che la priorità di somministrazione.
L’indignazione del Direttore generale del San Martino non è rimasta isolata, anche il Presidente della Federazione ligure Ordini e professioni sanitarie, Carmelo Gagliano, ha espresso tutta la sua rabbia per l’accaduto, spiegando che: “È indifendibile chi decide di non vaccinarsi e poi si ammala. Noi dobbiamo stare bene per occuparci dei nostri pazienti. Una posizione chiara, eppure nessuno ad oggi può obbligare o vincolare medici, infermieri e operatori sanitari a vaccinarsi per il Covid-19, col risultato di esporre gli ospedali a casi come questi”.
Di certo, il caso è complesso e si apre a molte interpretazioni. Una situazione delicata e che la stessa INAIL dovrà diramare. Lo stesso Giuffrida chiude il suo sfogo spiegando che “si è trattata di una grave inadempienza deontologica da parte di chi opera in strutture sanitarie e ha il dover di curare la propria salute, oltre a quella dei pazienti, per il principio implicito che l’una dipende dall’altra. Non voglio suggerire soluzioni, né spingere verso una o un’altra, dico solo che qui si apre una questione giuridica e mi pare opportuno che l’Inail la valuti e dia una risposta”.
Naturalmente, il caso è importante perché la struttura di Genova non è l’unica ad aver subìto tali episodi e sul livello nazionale sono cresciuti i casi di focolai tra gli operatori sanitari non vaccinati, che diventano sempre più numerosi con il passare del tempo.