La stagione di sci che stava per ri-iniziare “non inizierà più: il 5 marzo”, data della possibile nuova ripartenza, “sarà impossibile” riaccendere gli impianti di risalita. Resterebbe solo un mese di attività con tutte le incognite del meteo a condizionare le presenze sulle piste, “ma sappiamo che la stagione in quel momento è chiusa”. Dunque ora si pensi a “ristori e indennizzi”, sprona Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, l’Unione dei Comuni e delle comunità di montagna.
Servono almeno “otto miliardi per il sistema neve” e, citando i 32 miliardi di scostamento di bilancio che risalgono “alla vigilia della caduta del governo Draghi”, Bussone sollecita l’esecutivo di Mario Draghi a “varare un decreto entro la settimana” con ristori e indennizzi. “Una stazione come Bardonecchia – dice ad esempio Bussone ai oggi microfoni di Radio Anch’io su Rai Radio1- nelle ultime settimane ha speso 40.000 euro al giorno per sistemare le piste: bisogna indennizzare oltre che dare ristori”, cioè compensare le perdite, ma anche gli investimenti fatti per una ripartenza che non c’è stata.
“Devono esserci formule per il mancato guadagno e per le risorse investite per sistemare le piste e assumere i lavoratori stagionali”, riassume Bussone. Le stazioni di Montagna hanno appena perso “una serie di prenotazioni importanti”: gli impianti erano pronti “con le regole del Cts” e i Comuni montani, assicura Bussone, erano in prima linea per “evitare che il virus dilaghi: però le notizie non vanno date 12 ore prima” innescando “rabbia e perplessità” con una “comunicazione assolutamente innaturale e non logica politicamente”. Ma soprattutto ammonisce Bussone, “non bisogna distruggere sistemi produttivi”.