Già solo affacciandosi all’ingresso dell’Istituto Tecnico Industriale “Carlo Bazzi” che si apre sul cortile si capisce che qualcosa di nuovo nell’aria c’è. Tute da lavoro erette sembrano avanzare compatte, ma a uno sguardo approfondito si scoprono in realtà vuote, senza corpo. Sono una parte dell’opera dell’artista Angelico Benvenuto che denuncia le morti bianche e che il Comune di Milano ha “prestato” per qualche mese alla storica scuola di via Cappuccio in occasione dell’inaugurazione, lo scorso 30 ottobre, del Museo Permanente della Sicurezza.
Di cosa si tratta? Una volta terminata, la mostra “Senza pericolo! Costruzioni e Sicurezza” (allestita alla Triennale di Milano da maggio a settembre) è stata conservata e ridimensionata per creare un percorso espositivo diffuso all’interno dell’Istituto. L’idea, nata da un’intuizione del presidente di Triennale Claudio De Albertis, era stata subito accolta con entusiasmo dalla dirigenza scolastica: “Capita che nei musei si tengano momenti di formazione – ci spiega il preside Salvatore Forte accompagnandoci nella visita – ma è la prima volta che un museo entra in una scuola. È un modo per fare visualizzare agli studenti quello che studiano riguardo al controllo e alla sicurezza, che è il nostro abito mentale, e per fargli respirare fin da subito il clima delle cose di cui si occuperanno”. All’Istituto Bazzi i ragazzi vengono formati infatti come periti edili, dunque lavoreranno in uno dei settori che più ha a che fare con la sicurezza dei lavoratori e delle persone.
Il percorso museale che coinvolge sette locali dell’istituto (tutti utilizzati dagli studenti eccetto due) inizia nell’Aula Magna al piano terra: la sala ospita la gigantografia del dipinto “I Costruttori” di Léger, la silhouette della celebre fotografia “Lunch Atop a Skyscraper” e l’ “Albero dei segnali”, un’installazione che raccoglie i cartelli di pericolo che si trovano dai cantieri alle strade. Proseguendo, nell’Aula Modellistica viene affrontato il tema della ricostruzione contrapponendo le foto della città di Cavezzo (MO), distrutta dal terremoto, al plastico della città ideale, e il tema del controllo raccontato attraverso spezzoni di 100 film sull’argomento proiettati in contemporanea da diversi monitor. L’Aula della Formazione raccoglie invece gli oggetti e gli abiti che garantiscono la sicurezza: caschi, tute e persino la provocazione di una scarpa tacco 12 a cui è applicato un catarifrangente. Il museo continua al primo piano, nelle aule dove fanno lezione gli studenti e dove vengono sviluppate le tematiche legate ai cambiamenti nella costruzione residenziali, alla ricostruzione e alle “macchine invisibili” che garantiscono la sicurezza.
Ci sorprende positivamente scoprire in tutto l’edificio spazi ordinati, puliti, colorati (ogni aula, l’anno scorso, in occasione del 140° anniversario di fondazione della scuola è stata ridipinta con una tinta diversa), ma, come capiamo in seguito, l’Istituto Bazzi è un unicum anche per molti altri motivi: “Siamo una scuola paritaria sostenuta da un ente morale senza fini di lucro e nata, nelle intenzioni dei fondatori, allo scopo di migliorare le competenze dell’edilizia e con l’idea che le imprese e i sindacati del settore si privassero di parte delle loro risorse per finanziare la formazione”. Così è ancora oggi: gli studenti (al momento sono circa 125) pagano 400 euro di retta all’anno, mentre il resto è sostenuto da ASSIMPREDIL ANCE, sindacati di categoria, Comune e provincia di Milano, Camera di Commercio, Collegio dei Periti Industriali e dall’ESEM di Milano.
“Chi viene in questa scuola -c’è anche qualche ragazza- ha la passione del costruire, del vedere nascere qualcosa dal niente. Formiamo gli studenti attraverso i cantieri simulati, la carpenteria (dove imparano a usare legno e chiodi) e l’affiancamento ai capi cantieri. Non ci dimentichiamo però della tecnologia: a ognuno diamo un tablet in comodato d’uso dove poter studiare e progettare. Dei ragazzi che hanno terminato gli studi lo scorso anno, una metà sta facendo tirocini e stage in imprese, l’altra metà ha scelto di proseguire con la formazione universitaria per diventare architetto o ingegnere”.
Usciamo dall’Istituto sicuri di aver ascoltato una bella storia, una storia del lavoro che incontra la scuola, dell’educazione che, soprattutto sulla sicurezza, incontra la formazione, una storia di speranza che ci ha lasciato una frase, scritta sulla vecchia aula di chimica trasformata in area ristoro e la cui paternità va attribuita al preside: “Il futuro all’inizio è sempre un cantiere”.
Il museo sarà visitabile da metà novembre, da lunedì a venerdì, dalle 15 alle 18. La visita è a ingresso libero, ma occorre prenotare chiamando il numero 02 86453407.