Si è tenuto questa mattina il vertice in videoconferenza tra i quattro ministri Stefano Patuanelli, Nunzia Catalfo, Roberto Gualtieri, Giuseppe Provenzano, alla presenza dei Segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Francesca Re David e Rocco Palombella, i vertici di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli e Invitalia con il commissario Domenico Arcuri.
“In apertura il ministro Patuanelli, – si legge in una nota di Fim Cisl – nell’illustrare l’iter che ha portato alla creazione della nuova compagine societaria, ha sottolineato che l’operazione si concluderà nel 2022 con l’entrata del nuovo soggetto industriale a partecipazione pubblica e privata. I nuovi investimenti messi in campo – come affermato da Patuanelli – saranno utilizzati per il rifacimento di Afo5 e la realizzazione di un forno elettrico, nonché un impianto di preridotto extra aziendale. Il tutto per garantire, attraverso l’utilizzo di Afo5, Afo 4 e di un forno elettrico, 8 milioni di produzione di acciaio.”
“Secondo Gualtieri, l’intesa raggiunta ha richiesto uno sforzo significativo sul piano finanziario che punta alla decarbonizzazione della produzione di acciaio, poggiando sulla strategia del New Green europeo. Arcuri, nel ripercorrere le tappe dell’intesa siglata, ha annunciato la volontà di rendere Taranto come il più importante sito europeo di produzione di “acciaio verde”. Obiettivo raggiungibile attraverso tre obiettivi: Ricerca della piena occupazione; Sostenibilità; Redditività. Il tutto – ha rimarcato – anche mediante l’impiego di forni elettrici e l’impianto di preridotto. “
“Non appena arriverà l’autorizzazione dell’antitrust europeo – ha annunciato Arcuri – entro gennaio 2021 Invitalia procederà ad un aumento del capitale (400 milioni), che darà parità di voto al 50% nella nuova società. Tra Maggio e giugno 2022, poi, è previsto un nuovo aumento di capitale da parte di Invitalia (680 milioni di euro) che passerà così al controllo del nuovo gruppo con il 60% delle quote. Indispensabile per Arcuri l’accordo sindacale e il dissequestro degli impianti.”
Il piano industriale. “Arcuri, infine, – si legge nella nota- ha illustrato anche il nuovo piano Industriale: La produzione dovrà crescere dalle attuali 3,4 milioni di tonnellate del 2020 alle 5 milioni nel 2021; successivamente, nel 2023 raggiungere le 6 milioni di tonnellate, per poi passare alle 7 milioni nel 2024; nel 2025 (data in cui è previsto il dissequestro), quando gli impianti lavoreranno a pieno regima, la produzione raggiungerà fino alle 8 milioni di tonnellate.”
“L’investimento totale per i 5 anni sarà di 5,1 miliardi di euro; di questi 1,3 miliardi saranno indirizzati al Piano Ambientale. Al ciclo integrale, con l’ammodernamento di Afo5, verrà aggiunto un ciclo produttivo ibrido, con la realizzazione di un forno elettrico e tre impianti di preridotto, di cui due extra perimetro aziendale, che dovranno soddisfare le richieste anche di altre impianti siderurgici italiani. Le misure del Piano Ambientale dovranno ridurre del 70% le emissioni inquinanti.”
“Nel Piano di marzo – ha concluso Arcuri – è garantita l’occupazione dei 10.700 lavoratori, con un progressivo riassorbimento della cassa integrazione.” Per il Segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia, l’incontro di oggi ha finalmente chiarito gli aspetti alla base dell’intesa di marzo tra governo e azienda. “Ma come ha ricordato anche Arcuri – precisa Benaglia – uno dei temi principali dell’intesa è l’accordo sindacale che non deve rappresentare solo da certificazione del coinvestimento tra il Governo e Ami, ma dovrà essere un’intesa che garantisca l’occupazione e dia tempi certi sugli investimenti. Seguiremo passo dopo passo, l’evolversi dell’intesa, affinché l’aumento graduale della produzione dia nuove opportunità agli impianti di finitura dei prodotti, come tubifici e laminazione.”
“Il tema dell’occupazione resta centrale e deve avere non garanzie generiche ma fattuali. C’è tuttavia la necessità di comprendere concretamente, da qui al 2025, quando è prevista la piena occupazione, su quale tipo di ammortizzatori possiamo contare. Non possiamo permetterci che i lavoratori restino in cassa per 5 anni di fila.”
I dati. “Ci sono, poi, i 1600 lavoratori di Ilva in AS, che non possono essere esclusi dal perimetro della nuova intesa. Anche per loro va trovata una soluzione lavorativa dentro l’accordo. In merito ai lavoratori di Ilva in AS abbiamo chiesto ai ministri Gualtieri e Catalfo chiarimenti per l’integrazione del 10% prevista da precedenti accordi ministeriali, ricevendo garanzie sull’impegno degli stessi ministri, affinché tale integrazione venga confermata anche per il 2021. Attraverso la presenza dello Stato – conclude Benaglia – puntiamo nell’accordo ad un’inversione di rotta rispetto al passato, anche attraverso un coinvolgimento costante dei lavoratori.”