Continuano a diminuire i nati: nel 2019 sono 420.084, quasi 20mila in meno rispetto all’anno precedente e oltre 156mila in meno nel confronto con il 2008. A diminuire sono soprattutto i nati da genitori entrambi italiani: 327.724 nel 2019, oltre 152mila in meno rispetto al 2008. Il numero medio di figli per donna continua a scendere: 1,27 per il complesso delle donne residenti (1,29 nel 2018 e 1,46nel 2010, anno di massimo relativo della fecondità). Lo fa sapere l’Istat in una nota.
L’immigrazione. A partire dagli anni Duemila, – spiega l’Istituto – l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane, ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust; tuttavia, l’apporto positivo dell’immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente.
Il calo dei matrimoni. A diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio, pari a 279.744 nel 2019, 18mila in meno rispetto al 2018 e 184 mila in meno nel confronto con il 2008. Ciò è dovuto anche al forte calo dei matrimoni che si è protratto fino al 2014, anno in cui sono state celebrate appena 189.765 nozze (rispetto, ad esempio, al 2008quando erano 246.613) per poi proseguire con un andamento altalenante.
La denatalità prosegue nel 2020; secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-agosto 2020, le nascite – prosegue l’Istat – sono già oltre 6.400 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Anche senza tener conto degli effetti della pandemia di Covid-19, che si potranno osservare a partire dal mese di dicembre 2020, ci si può attendere una riduzione ulteriore delle nascite almeno di 10 mila unità.
I primi figli si sono ridotti soprattutto al Centro (-34,4%):Umbria (-36,7%), Marche (-35,6%), Toscana (-34,7%) e Lazio (-33,6%). Anche le regioni del Nord registrano diminuzioni significative: Liguria (-35,6%), Valle d’Aosta (-34,9%), Piemonte (-34,8%), Friuli-Venezia Giulia (-34,1%), Veneto (-33,6%),Emilia-Romagna (-33%)e Lombardia (-30%).
Tra le cause del calo dei primi figli vi è la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine, a sua volta dovuta a molteplici fattori: il protrarsi dei tempi della formazione, le difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro e la diffusa instabilità del lavoro stesso, le difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni, – conclude l’Istat – una tendenza di lungo periodo dibassa crescita economica, oltre ad altri possibili fattori di natura culturale.