Lavorare 4 giorni a settimana anziché 5, ma senza vedere ridursi lo stipendio? È possibile, anzi nella lontana Nuova Zelanda, è già realtà. È la sperimentazione che Unilever, azienda conosciuta per i prodotti per la cura della persona, della casa e altro, ha avviato l’1 dicembre e che riguarderà tutti gli 81 membri del personale diventando la prima azienda globale all’interno del suo stato a inserire la settimana corta. La sperimentazione, come si legge nel comunicato stampa dell’azienda, riguarderà tutti i dipendenti dunque che lavoreranno l’80% del loro tempo ma otterranno lo stipendio al 100% basandosi su concetti di responsabilizzazione e flessibilità. Saranno dunque le persone coinvolte a gestire al meglio il loro lavoro.
Unilever proverà questo nuovo modo di lavorare – che va incontro al gestire le persone per obiettivi o non per ore lavorate – per un anno, cercando di monitorare l’andamento. Una decisione che dimostra come il gruppo abbia deciso di tenere in considerazione quanto la prima ministra neozelandese Jacinda Arden, in un video su Facebook, aveva suggerito, ossia provare la settimana corta per favorire gli spostamenti interni. E che, come lo stesso amministratore delegato di Unilever Nick Bangs ha precisato, ha dunque a che fare con l’emergenza sanitaria:
Il ruolo della pandemia nello stravolgere gli equilibri passati. “Questo momento è la conferma del ruolo di catalizzatore che il Covid-19 ha svolto nello stravolgere il modo di lavorare standard. La forte crescita di Unilever NZ come azienda rende questo il momento perfetto nel nostro ciclo di vita per guidare qualcosa di nuovo e ambizioso”.
Misurare il lavoro in base ai risultati finali, non al tempo. Alla base della scelta dell’azienda dunque ci sono sicuramente il voler mantenere questo vantaggio competitivo ma anche l’aumento della produttività che può scaturare da un modo di lavorare diverso. E in primo luogo il pensare a migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro dei dipendenti: “L’iniziativa si basa sull’ambizione di Unilever di migliorare il benessere sia delle persone che delle imprese. Si tratta di rimuovere le barriere che limitano la creazione di valore e ci rallentano e di concentrare le nostre energie sulla creazione di impatto e sul conseguimento di risultati”, spiega l’AD dell’azienda. “Il nostro obiettivo è misurare le prestazioni in base all’output, non al tempo. Crediamo che i vecchi modi di lavorare siano obsoleti e non più adatti allo scopo”.
L’introduzione della metodologia Agile. Per consentire il passaggio alla logica settimanale di 4 giorni, Unilever formerà alcuni dei suoi dipendenti basandosi sull’Agile, un metodo di gestione del progetto che suddivide il lavoro in fasi brevi con frequenti rivalutazioni e adattamenti dei piani. La metodologia Agile, stando a quanto dice l’azienda, elimina il lavoro che non aggiunge valore e burocrazia inutile.
“Confidiamo che i nostri dipendenti facciano del loro meglio per l’azienda e forniremo loro il supporto e le risorse per innovare e prendere le proprie decisioni”. Per far tutto questo, Unilever collaborerà con la Business School dell’Università di Tecnologia (UTS) di Sydney che l’aiuterà nel misurare i risultati qualitativi dello studio. “Acquisire flessibilità nell’equilibrio tra lavoro e vita privata può significare che donne e uomini, giovani e anziani, possono entrambi prendersi del tempo libero per stare con la famiglia e gli amici, e avere l’energia e la concentrazione per perseguire le loro ambizioni di carriera”, afferma Bangs.
“In sostanza, si tratta di una comprensione olistica di come lavoro e vita si combinano insieme e di migliorare il benessere mentale e fisico. Non vediamo l’ora di condividere le lezioni di questa sperimentazione con altre aziende, nella speranza di invitare gli altri a riflettere sui propri modi di lavorare ” conclude l’AD. La sperimentazione, partita in questo mese di dicembre, si concluderà dunque nel dicembre 2021, ma non è detto resti limitata alla Nuova Zelanda. Anche perché l’azienda in questi 12 mesi valuterà la possibilità di introdurre la sperimentazione in scala più ampia anche in altri Paesi.