In un momento di forte crisi economica ed occupazionale dovuta soprattutto alla pandemia, la maggioranza ha approvato un emendamento al decreto Migranti, che modifica i decreti Sicurezza voluti da Salvini, per l’eliminazione delle quote massime per lavoro subordinato di stranieri ammessi regolarmente nel territorio dello Stato. Un provvedimento mal accolto dal centrodestra che promette di scendere in campo sul piede di guerra e che rischia, insieme alla sanatoria per gli immigrati irregolari voluta dal ministro Bellanova, di trascinarsi dietro ulteriori effetti negativi per il nostro Paese sia sul piano economico che giuridico e politico. A tal proposito Natale Forlani, già Direttore Generale al Ministero del Lavoro, analizza le questioni alla base del provvedimento e fa luce sugli scenari negativi he si prefigurano per il nostro Paese.
L’emendamento proposto dall’On. Ceccanti del Pd e approvato dalla Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati elimina la scadenza annuale del 30 novembre per l’emanazione del Decreto Flussi, quindi il vincolo di prevedere un tetto massimo di stranieri da ammettere nel territorio italiano per motivi di lavoro. Qual è il suo punto di vista a riguardo? Sul piano pratico l’emendamento approvato consente al governo in carica di approvare dei decreti flussi senza scadenze temporali e senza il vincolo di mantenere le quote massime dentro i limiti del decreto flussi precedente, in assenza del documento triennale di programmazione, come previsto nel testo unico per l’ immigrazione varato alla fine degli anni ’90 meglio noto come Napolitano – Turco. Un atto di questo genere, privo di una adeguata analisi del mercato del lavoro, e che non ha a che fare con l’oggetto del decreto che si propone di riformare i decreti sicurezza del precedente governo, può essere solo spiegato dalla volontà dei proponenti di allargare le maglie per l’ingresso di nuovi migranti per motivi di lavoro con atti unilaterali del governo di turno.
Posto che la sostenibilità dei percorsi migratori e di integrazione sociale dipende essenzialmente dalla realistica possibilità di offrire un lavoro dignitoso e relativamente duraturo a chi giunge in Italia con l’obiettivo di lavorare e migliorare le sue condizioni di vita, quali conseguenze produrrebbe questo provvedimento introdotto in un momento storico di grave crisi economica ed occupazionale che già di per sé è destinato a produrre effetti negativi? È un atto grave per diverse ragioni. Anzitutto perché mette in evidenza una preoccupante distanza della classe dirigente politica dalla drammaticità delle conseguenze della crisi covid nel mercato del lavoro soprattutto per le fasce più deboli, e che ricomprende la gran parte degli immigrati regolarmente presenti nel nostro paese. Tale scelta finisce per aggravare ulteriormente l’immagine di un paese che ha varato in piena crisi una sanatoria dagli esiti fallimentari rivolta a regolarizzare il soggiorno di persone entrate con il visto turistico sulla base di finti rapporti di lavoro. Offrendo l’immagine di un paese dove chiunque, per motivazioni comprensibili, nel caso dei migranti che desiderano migliorare le condizioni di vita, o meno nobili per quelli che lucrano in modo indegno sulla loro pelle, possono violare le regole più elementari.
Prima la sanatoria, poi la cancellazione dei decreti Sicurezza, ora un emendamento che nei fatti prefigura l’obiettivo di liberalizzare le quote di ingresso degli immigrati extracomunitari. Quanto hanno impattato e quanto incideranno questi provvedimenti sull’incremento dei flussi migratori? La sanatoria ha di fatto aumentato di almeno 150 mila il numero degli immigrati alla ricerca di un lavoro in un mercato del lavoro italiano che ha registrato una perdita di circa 800mila posti di lavoro al 30 giugno 2020 rispetto allo stesso mese dello scorso anno, tra i quali almeno 200ml immigrati regolarmente presenti in Italia, dato che tra i settori più colpiti ci sono quelli dei servizi con elevata presenza di lavoratori e lavoratrici immigrati.
In un articolo a sua firma uscito di recente su Libero parla di “mercanti di schiavi”. Chi sono, a chi si riferisce? Non è necessario essere degli esperti di immigrazione e di mercato del lavoro per comprendere che il lavoro sommerso si alimenta soprattutto generando abbondanza di persone che cercano lavoro. Oltre ai datori di lavoro senza scrupoli ci sono altri attori italiani e stranieri, in molti casi delle stesse comunità di origine degli immigrati coinvolti, che organizzano e intermediano le tratte degli stessi. Infine ci sono le organizzazioni, molte delle quali del tutto legali che si danno da fare per offrire un sostegno alla regolarizzazione a vario titolo dei permessi di soggiorno. Questa ultima funzione sulla carta ha lo scopo di dare un supporto alle persone che provengono da altri paesi. Ma come abbiamo visto con la sanatoria , e nella gestione di altre modalità di ingresso, vedi il lavoro stagionale e le ricongiunzioni familiari, in molti casi sconfinano nel simulare rapporti di lavoro fasulli e documentazioni poco comprovate.
L’Italia chiede ed esige la solidarietà degli altri Paesi Ue nell’accoglienza dei migranti. Allo stesso tempo, di sua spontanea volontà introduce misure volte ad ampliarne senza limiti gli ingressi. Non è un controsenso? Come reagiranno gli altri Paesi quando l’Italia tornerà a chiedere la redistribuzione dei migranti nonché la condivisione di obblighi e oneri dell’accoglienza dei rifugiati facendo leva sull’insostenibilità di questi nuovi flussi migratori? Le osservazioni contenute nelle vostre domande sottolineano l’aspetto più sottovalutato delle discussioni in atto con gli altri paesi europei, molti dei quali, oltre a rilasciare quote di permessi di asilo per rifugiati superiori a quelle italiane in rapporto alla propria popolazione, non sono affatto reticenti nel sostenere l’esigenza di una forte politica europea in materia di immigrazione. Ma che non riescono a comprendere come il nostro paese riesca nel contempo a richiedere una solidarietà nella redistribuzione dei richiedenti protezione, per l’impossibilità di integrare economicamente e socialmente questi immigrati, e a teorizzare l’ampliamento degli ingressi di nuovi immigrati nell’ambito delle politiche nazionali.
Potremmo trovare un nesso tra la fallimentare sanatoria voluta dal ministro Bellanova e questo nuovo provvedimento dell’On. Ceccanti? Provocatoriamente, ritiene che alla base di queste misure ci sia ingenua incapacità o un’ideologia dagli obiettivi ben precisi? C’è un filone di pensiero dominante nella sinistra politica italiana che, sulla base delle proiezioni negative del nostro declino demografico e dell’assunto che gli immigrati siano necessari per svolgere le mansioni lavorative poco gradite alle nuove generazioni italiane, teorizza la crescita costante di nuovi flussi di ingresso di immigrati, come soluzione primaria dei nostri problemi economici, demografici e di sostenibilità della spesa sociale. Resta il fatto che la sostenibilità dei flussi migratori non dipende dalle proiezioni demografiche ma dalla concreta possibilità di offrire loro opportunità di lavoro dignitose. Solo un furore ideologico sconsiderato può far ignorare la gravità delle condizioni di povertà assoluta del 30% delle famiglie immigrate residenti in Italia, che arriva al 66% considerando anche i nuclei familiari a forte rischio di impoverimento, documentate più volte dall’ Istat. La certificazione del fallimento delle politiche migratorie praticate, non delle presunte fobie anti immigrati della popolazione italiana.