La diffusione del contagio, dopo un apparente periodo di quiete durato fino a verso la metà di settembre, è tornata a correre più forte di prima con bollettini giornalieri che di volta in volta ci fanno registrare l’ennesimo record di nuovi positivi. L’Esecutivo, che come denunciano dall’opposizione durante l’estate si è impegnato soprattutto a trovare delle non soluzioni ignorando la possibilità annunciata di una seconda ondata di Covid che sarebbe potuta arrivare in autunno, sforna uno dopo l’altro una serie di Dpcm attraverso i quali emana misure restrittive tentando di fermare o quantomeno rallentare il contagio. Tuttavia, se da un lato è interesse di tutti sconfiggere il Covid-19, d’altro canto, il risultato degli ultimi Dpcm emanati da Conte, più che una riduzione del contagio sembra stiano portando solo ad un aumento della disperazione in modo particolare da parte di una categoria di lavoratori, nonché Autonomi e Partite Iva, ridotta al lastrico.
Sconforto e angoscia di chi sente abbattersi addosso come un macigno le ripercussioni delle restrizioni e limitazioni imposte, che sfociano nelle manifestazioni di protesta cui tutti stiamo assistendo in questi giorni. Dalle principali piazze italiane a Montecitorio, il grido di dolore di Autonomi e Partite Iva è unanime: “Ci hanno tolto il lavoro e la dignità” tuona una lavoratrice impiegata in uno dei settori più duramente colpiti dalle restrizioni in un video riportato sulla pagina Facebook dell’Associazione Autonomi e Partite Iva. Unanime tanto quanto chiara la richiesta di aiuto: “Siamo favorevoli alla chiusura dei locali alle 18 a patto che tutti i titolari vengano assunti con contratto pubblico – recita un altro post sulla medesima pagina – Vediamo se così capite che non si sopravvive”, denunciano le Partite Iva d’Italia.
Gli aiuti promessi dal Governo “sono assolutamente insufficienti” dichiara Eugenio Filograna, presidente dell’Associazione Autonomi e Partite Iva intervenuto alla trasmissione di Del Debbio, Diritto e Rovescio, in onda su Rete4. “Non si può chiudere ma se si chiude – chiede Filograna – bisogna dare assolutamente una parità percentuale di remunerazione pari all’80% dei ricavi” ovvero “la corrispondente percentuale che viene garantita agli operai che vanno in cassa integrazione”.
Una richiesta sicuramente ineccepibile, quella di Filagrana ma che purtroppo è decisamente lontana dagli aiuti e dalle misure contenute nel Decreto Ristori che certo non compenseranno nemmeno in parte le perdite dei settori più danneggiati.