Quando sentiamo pronunciare la parola “Public Speaking” molti di noi pensano immediatamente ad un discorso fatto dal Presidente degli Stati Uniti, ad una diretta Facebook del premier Conte, oppure ad una convention fatta davanti ad una platea di centinaia di persone. In realtà tutti noi abbiamo provato la prima esperienza di public speaking sin da bambini: all’asilo in occasione della prima recita o alle scuole elementari durante la prima interrogazione: la prima di una lunga serie. Gestire una recita all’asilo, un’interrogazione a scuola, una riunione in ufficio davanti a capi, colleghi, collaboratori, sono situazioni strutturalmente analoghe: sono situazioni di public speaking.
Parlare in pubblico nella nostra cultura è un’abilità che siamo abituati a dare per scontata: c’è chi è più bravo e chi è meno bravo, chi è più portato e chi è meno portato, ma per il resto si è soliti ritenere che conoscere un argomento sia sufficiente per poterlo esprimere adeguatamente, in base alle abilità oratorie ed alla proprietà di linguaggio di ciascuno. Così come nel caso dell’interrogazione a scuola, normalmente si ritiene che il ragazzo preparato sulle tematiche oggetto dell’interrogazione, non possa avere particolari problemi a relazionare in pubblico. Eppure, è noto che molti ragazzi hanno serie difficoltà a gestire il momento dell’interrogazione, a prescindere dall’effettivo grado di preparazione sull’argomento richiesto. Questi ragazzi è probabile che porteranno con sé il problema anche nel mondo del lavoro. Qui dovranno affrontare riunioni, presentazioni, convention aziendali.
Le cause possono avere basi di varia natura, che possono spaziare da una scarsa capacità di gestire e dominare le emozioni, ad altro tipo di insicurezza della persona, fino all’approccio metodologico con cui si affronta la situazione specifica di fronte ad un pubblico. Tanto più che la nostra società tende a valutarci per quello che esprimiamo, non per quello che sappiamo. Vien da sé che avere la capacità di esprimere, cioè trasmettere all’esterno i contenuti, il talento e così via, diventa fondamentale per avere successo, nella scuola come nel lavoro, come anche nello sport e altri ambiti della nostra vita sociale.
Parlare in pubblico richiede tecnica e medesime abilità, preparazione e metodo. Ebbene, siamo stati adeguatamente preparati ed addestrati? Ecco, siamo abituati a pensare che gestire situazioni di questo tipo sia del tutto normale o naturale. Esigere che conoscere (e più o meno padroneggiare) un argomento sia sufficiente per poterlo esprimere e relazionare con efficacia davanti ad un pubblico, che sia di 6 persone (es in riunione) o di 20 persone (es in aula davanti a docente e compagni di classe) è uno dei più gravi errori della nostra tradizione scolastica recente. Significa dare per scontato che ciascuno di noi, sin da bambino, abbia nel proprio patrimonio genetico la capacità di parlare in pubblico.
A ben guardare, il public speaking non ce l’hanno mai insegnato. Eppure è una disciplina antica e ben teorizzata, strutturata ed ampiamente utilizzata in passato nella nostra cultura. Nella nostra tradizione occidentale, in cui studiamo da secoli i classici – si pensi ai tempi dei romani e dell’antica Grecia – abbiamo fortemente radicata l’ars oratoria, cioè l’arte di esprimere il proprio pensiero in pubblico, l’arte di persuadere attraverso le abilità linguistiche. Ebbene, da noi si studia l’esistenza storica dell’arte oratoria, le tecniche, ma viene completamente tralasciata l’abilità. Visto che studiamo come facevano storicamente perché non insegniamo direttamente queste tecniche che serviranno nella vita di tutti i giorni, nel lavoro e via elencando? Il public speaking di oggi è quello che anticamente era l’arte oratoria. Non dobbiamo confondere la forma con la sostanza. L’abilità concreta, ossia il saper fare – oltre che saper essere – è quello che richiede il mondo del lavoro e la vita. L’abilità è anche quella di saper mettere insieme dei pezzi, delle componenti. E’ la capacità reale di saper fare. La svolta che ci attende, e di cui abbiamo una necessità vitale, è quella di insegnare già a partire dalle nostre scuole quelle abilità di fondo di assoluta necessità.