Prima Sergio Rossi, re delle calzature e ora lo stilista giapponese Kenzo Takad. Il Coronavirus spezza le matite del mondo della moda mentre continuano a crescere in tutto il Paese il numero di contagiati. Ad annunciare la morte dello stilista del Flower Power è il suo portavoce: “È deceduto domenica 4 ottobre 2020 presso l’American Hospital di Neuilly-sur-Seine“. L’artista aveva 81 anni e fu il primo stilista a stabilirsi a Parigi dove raggiunse il picco massimo del successo.
Quinto di sette figli, Kenzo è nato nel 1939 nella prefettura giapponese di Hyogo. Decise di stabilirsi nella Ville Lumiere, dopo il diploma preso nella scuola di moda Bunka Gakuen a Tokyo e una volta arrivato a Parigi, ha stregato con i suoi colori le passerelle francesi , in un’epoca in cui i nomi in calendario erano Pierre Cardin, Dior, Chanel.
Ufficialmente la sua carriera è cominciata nel 1970, anno in cui presenta la sua prima collezione nella Galerie Vivienne, dopo aver collaborato con la maison francese Feraud e con la rivista Jardin des modes. Grazie al successo ottenuto, Kenzo da lì a poco è riuscito ad apre la sua prima boutique Jungle Jap. Furono proprio gli anni settanta a dargli i primi successi quando riuscì a presentare le sue collezioni tra New York e Tokyo.
Non mancano successivamente anche delle bellissime realizzazioni per i costumi teatrali e per il cinema per poi ampliare la sua arte alla linea maschile, per bambini e infine per i profumi nel 1998. La fragranza di maggior successo è senz’altro Flower by Kenzo, lanciato nel 2000.
Nel 1993 Kenzo annuncia il suo ritiro dalle scene della moda, lasciando anche la direzione creativa del marchio da lui fondato. Ma come si dice: le matite spezzate colorano ancora: nel 2002 riapparirà sulle scene come interior designer lanciando una linea d’arredo e mobili. Attualmente alla guida creativa della maison è il designer portoghese Felipe Oliveira Baptista, direttore creativo di Kenzo dal 2019, succeduto al duo Carol Lim e Humberto Leon.
Anche Kenzo come molti stilisti italiani, ha vissuto l’ultimo periodo dell’anno pensando ad un contributo per proteggersi dal virus anche con l’abbigliamento. Ma lo stilista questa volta non ha pensato ad una mascherina chirurgica come molti colleghi hanno fatto negli ultimi sei mesi, bensì ha presentato a Parigi proprio nelle ultime settimane una sorta di cappello-zanzariera. I suoi cappelli a falde larghe, da cui partiva il tulle fino ad arrivare a coprire anche le gambe, sicuramente non saranno barriera protettiva, ma creeranno senz’altro distanziamento sociale: “Non ho mai iniziato una collezione con così tante domande di fronte a me e con così tanti sentimenti contrastanti su presente e futuro. Sicuramente nessuno si può aspettare risposte lineari alla situazione attuale. Il mondo è perso e tutti devono provare a ritrovarvi una sorta di senso (e possibile ordine). Come si può definire e cercare di dare risposte a una realtà che nessuno comprende o capisce appieno? Come si possono trarre conclusioni da una situazione ben lontana dal terminare e le cui conseguenze sono impossibili da prevedere? Il mondo è malato, il mondo sta sanguinando, ma è ancora vivo. E finché c’è vita c’è speranza. Una risposta ottimistica deve venire con un certo grado di pragmatismo. Dunque, come procediamo da questo punto? Come voltiamo pagina? Come possiamo aiutare la gente? Farla sognare? Darle speranza e allo stesso tempo alleggerirle la vita“, scriveva lo stilista mentre lottava con la malattia in ospedale.
Il suo portavoce: “Con i suoi quasi ottomila modelli non ha mai smesso di celebrare la moda e l’arte di vivere“, resterà indelebile la sua interpretazione del flower power e i richiami creativi alla natura.