Il 24 settembre scorso tutti i giornali riportavano in prima pagina la notizia. “Telecom è diventata spagnola”, “Raggiunto l’accordo con Telefonica”. Noi di Kongnews ci siamo chiesti: cosa ne sarà adesso dei dipendenti della principale società italiana di telecomunicazioni?
La cronaca – La società spagnola Telefonica ha ottenuto il controllo di Telecom Italia acquisendo il 66 per cento delle quote di Telco, l’azienda che per il 22,4 per cento controlla l’operatore telefonico italiano, attraverso l’acquisto delle azioni Telco possedute da Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo.
La società italiana che controlla Telecom Italia esisterà per almeno un altro anno, dando tempo sia a Telefonica sia a Telecom Italia di organizzare modalità e tempi della fusione, che sarà complessa per via delle molte attività in comune che dovranno essere razionalizzate. Poi, con una Nuova Maggioranza relativa, quella degli iberici, finirà l’epoca della telefonia tricolore, anche se l’azienda continuerà a chiamarsi Telecom.
Il profilo delle due aziende – Telecom Italia, è la ex Sip: fondata nel 1994 e privatizzata nel 1997, da allora ha subito diversi cambiamenti all’interno del proprio azionariato, che non hanno contribuito alla sua stabilità, passando per esempio nelle sedi di Roma dagli oltre 25mila dipendenti diretti e delle controllate che gravitavano intorno alla Sip, alla metà. Ma solamente tre anni fa erano 3mila in più.
Telefonica, invece, è una delle società di tlc più grandi al mondo ed è quinta per estensione della propria rete di telefonia mobile. È attiva in Europa, America del Sud, Nord America e Asia. Nata come società pubblica negli anni Venti del Novecento, è stata privatizzata nel 1997 dal governo spagnolo.
I dipendenti – E adesso che ne sarà dei dipendenti italiani di Telecom? Il nuovo azionista di maggioranza vorrà davvero investire in Italia oppure punta solo ad acquisire quote di mercato da sfruttare poi con risorse proprie? E manterrà gli attuali livelli occupazionali? Queste le domande che terrorizzano i 47mila dipendenti Telecom, di cui 12mila nella Capitale.
Il rischio concreto è che una volta formalizzato l’accordo, arrivi il piano di tagli. Anche se le prime notizie arrivate dal colosso spagnolo parlano di nuovi investimenti e non di riorganizzazione. Non sarebbe la prima volta comunque: negli anni si è assistito – come in tante altre realtà italiane in questo momento di crisi – a prepensionamenti, solo in minima parte compensati da nuove assunzioni, trasferimenti di attività ed esternalizzazioni dei servizi.
Scenari possibili – “E’ importante percorrere la strada della ricapitalizzazione, con l’obiettivo di mantenere in Italia l’attuale perimetro aziendale garantendo tutti i lavoratori, compresi quelli dei Customer, di tutte le aree Commerciali, dell’Informatica e dei Servizi. Non siamo d’accordo con l’ipotesi di scorporo della rete, perché questa scelta rischierebbe di creare nel tempo ulteriori esuberi”. Così la Uilcom, che tutela i lavoratori delle comunicazioni
“Sono preoccupato – spiega Salvo Ugliarolo, Segretario Nazionale della Uilcom Uil -. Dobbiamo insistere perché l’azienda resti unita e garantisca tutti i lavoratori. Stiamo, infatti, parlando del futuro di un’azienda importante e strategica per il Paese, che è passata in mani spagnole proprio nel momento in cui si parla di rilancio del nostro Paese, in cui si discute di quali strumenti mettere in campo per aiutare il mondo industriale e le imprese a superare le difficoltà, drammatiche, che stiamo vivendo. Ecco in un momento così delicato, non può che preoccupare il fatto che un altro ‘pezzo’ importante del sistema industriale venga consegnato in mani straniere con tutte le incognite del caso”.
Telecom è diventata spagnola, cosa significa?
La paura dei dipendenti dell’azienda di tlc: “E adesso che ne sarà di noi?”
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