I 338 lavoratori del Gruppo DEMA del sito di Somma Vesuviana (Na), azienda dell’indotto Leonardo, sono da ieri in sciopero. Nella stessa giornata si sono verificati momenti di tensione con un gruppo di lavoratori e delegati sindacali che sono saliti sul tetto dello stabilimento per protestare contro la collocazione in cassa integrazione a zero ore che rischia di essere il preludio della chiusura dell’azienda, con gravi conseguenze anche per gli altri siti del Gruppo. DEMA è infatti presente con importanti siti industriali anche a Benevento e Brindisi. La crisi, per lo più legata al mercato aeronautico, deriva dagli effetti della pandemia sul settore aereo e sta colpendo pesantemente, oltre che le grandi aziende del settore, soprattutto il loro importante indotto, riducendo drasticamente i volumi di produzione.
Ma a questo si aggiunge nel caso del gruppo DEMA una complessa situazione di difficoltà economico/finanziaria che aveva visto il subentro di un fondo di investimento che ha investito oltre 100 milioni di euro e avviato nel 2019 un percorso per il salvataggio e rilancio del Gruppo.
Il piano prevede l’avvio di un processo stragiudiziale ex art 182bis-ter per la ristrutturazione del debito accompagnato dalla rinuncia da parte del socio a circa 50 mln€ di crediti, la rinegoziazione del debito con i maggiori creditori e la presentazione di un piano industriale che prevede ulteriori 30 milioni di euro di investimenti. Tutti i soggetti interessati hanno accettato il piano, ad eccezione dell’INPS, a cui è stata proposta dall’azienda la restituzione integrale del credito con una diluizione nel tempo di 5 anni come aveva ripetutamente preteso l’Istituto.
Abbiamo appreso che sul processo di negoziazione del debito i maggiori creditori avrebbero accettato la ridefinizione o l’azzeramento del credito, dimostrando quindi, la credibilità del piano industriale presentato loro in precedenza, ad eccezione però dell’INPS. Questo sta mettendo a serio rischio la tenuta dell’azienda e conseguentemente la sua occupazione. Il rischio è che saltino oltre 700 posti di lavoro ed attività importanti legate alle costruzioni aeronautiche che finirebbero in buona parte all’estero, in un’area del paese, quella del Mezzogiorno, dove la crisi e l’occupazione dilagano da anni e dove non ci possiamo permettere di perdere nemmeno un posto di lavoro. In queste ultime settimane il peggioramento del mercato ha ridotto ulteriormente le attività e spinto l’azienda a trasformare la cassa integrazione, già in atto a rotazione, portandola a zero ore per una parte consistente dei lavoratori.
Riteniamo inaccettabile rispetto a questa situazione che proprio INPS, mentre il governo mette in campo misure di salvaguardia e tenuta occupazionale, continui a mantenere questa rigidità. Per questo chiediamo all’azienda di riaprire subito il confronto con le organizzazioni sindacali e al Governo l’intervento diretto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico e della Dirigenza dell’INPS di organizzare subito un incontro con l’obiettivo di impedire che si perdano 700 posti di lavoro nel Sud del paese. Non possiamo permetterlo!