Si chiama YuMi il robot collaborativo che potrebbe segnare una svolta nell’iter diagnostico del Coronavirus attraverso i test sierologici. Sviluppato negli ultimi anni da ABB, un’azienda svizzero-svedese leader nelle tecnologie per l’energia e l’automazione, YuMi – il nome sta per “Tu e me” – è un robot a due braccia, dotato di mani flessibili, ideato per unire l’abilità umana e la precisione nella ripetitività propria della tecnologia robotica. Ed ora, grazie ad un’applicazione progettata dal Politecnico di Milano in collaborazione con ABB e l’Istituto Europeo di Oncologia, potrebbe essere impiegato nell’esecuzione dei test sierologici per il Coronavirus, con incredibili miglioramenti nella velocità di realizzazione degli stessi, e non solo.
Cosa può fare YuMi. Essendo stato creato per automatizzare molti dei procedimenti fin ora eseguiti dall’uomo, in primis nell’ambito industriale, questo robot potrebbe fare lo stesso con la trafila di passaggi richiesti nello svolgimento dei test sierologici per il Coronavirus, riuscendo così ad automatizzare fino al 77% delle operazione necessarie, un potenziamento che renderebbe possibile analizzare fino a 450 campioni in un’ora. Ad occuparsi degli aspetti legati all’automatizzazione parziale del protocollo dei test sierologici è stato Andrea Zanchettin, professore associato del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e membro dal 2009 dell’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers). Mentre “il test sierologico – riporta l’Ansa – è stato messo a punto nei laboratori dell’Ieo di Milano dal gruppo dei biochimici, Marina Mapelli e Sebastiano Pasqualato, e dell’immunologa, Federica Facciotti, sulla base del protocollo elaborato al Mount Sinai di New York”.
L’automatizzazione del protocollo predisposto per i test sierologici quindi non solo potrebbe aumentare in modo significativo il numero di test eseguibili in un determinato lasso di tempo, ma porterebbe anche significativi miglioramenti per la salute futura degli operatori e tecnici addetti all’esecuzione dei test. Difatti, per ogni test effettuato su un singolo paziente, un tecnico di laboratorio deve azionare il pistoncino della micropipetta 8 volte. Un iter manuale, che ripetuto per il gran numero di test eseguiti quotidianamente, o comunque nel lungo periodo, può significare per gli operatori del settore future patologie cliniche specifiche, come ad esempio l’infiammazione del tendine che tiene in tensione il pollice.
Come funziona YuMi. L’innovativo robot, non andrebbe quindi a sostituire del tutto il lavoro umano, ma ad affiancarsi ad esso. Ma in che modo? Il robot made in Svizzera è composto di due braccia con le quali potrebbe andare a lavorare sulla piastra a pozzetti utilizzata nel protocollo del test sierologico. Ogni pozzetto infatti corrisponde ad un singolo paziente, quindi in ciascuno di questi “pozzetti” viene inserita la proteina del virus e il siero del paziente in modo tale che, qualora quest’ultimo avesse gli anticorpi del virus, questi si legherebbero alla proteina, andando a determinare una reazione che in definitiva ne colorerebbe il contenuto.
L’operazione assegnata a YuMi. Tra questi passaggi è previsto anche il lavaggio dei pozzetti, finalizzato a rimuovere il materiale che non rimane attaccato alla plastica del pozzetto e quindi inutile ai fini del test. Il lavaggio consiste nell’introduzione e successiva rimozione nella piastra di una soluzione lavante. Si tratta – come spiegato dal Prof. Zanchettin – di un’operazione semplice, ma piuttosto dispendiosa in termini di tempo – dei circa 20 minuti richiesti per l’esecuzione del test, ben 12 sono destinati a questo passaggio –, ed è qui che dovrebbe entrare in gioco YuMi, eseguendola al posto del tecnico di laboratorio. Appaiono dunque evidenti i vantaggi che il ricorso ad esso comporterebbe sia sulla salute degli operatori sia sul miglioramento dell’esecuzione del test e quindi delle tecnica diagnostica nella sua totalità.