Che le aziende debbano fare un salto culturale e dimenticare la rincorsa al presenzialismo che caratterizzava il periodo pre Covid 19, è ormai un dato di fatto. Ma attenzione: non bisogna parlare solo ed esclusivamente di smart working, contrapponendolo al lavoro in ufficio, ma è più corretto parlare di lavoro ibrido. Un nuovo modo di lavoro che evidenzia come sia diventato e debba diventare sempre più importante spostare l’attenzione dal luogo di lavoro all’obiettivo, ridisegnando pertanto i processi e reinventando il modo di utilizzare le proprie competenze.
Il rapporto sul lavoro ibrido per creare una nuova normalità. A porre l’accento su questa modalità di lavoro ibrido è il rapporto pubblicato da Poly, società di comunicazione globale che facilita le connessioni e collaborazioni umane significative, dal titolo “Hybrid Working: Creating the “next normal” in work practices, spaces and culture” che possiamo tradurre con “Lavoro ibrido: Creare una nuova normalità per l’esperienza professionale, gli spazi di lavoro e la cultura”.
Il rapporto cerca di porre le basi per un percorso che vada in direzione della “prossima normalità” in modo che i dipendenti possano godere della flessibilità e possano scegliere le modalità di lavoro e le aziende, dal canto loro, possano avere dei team motivati, collaborativi e produttivi e grazie a questi crescere e affrontare la tanto agognata ripresa.
A curare il rapporto di Polu esperti in smart working, psicologi, professionisti del design degli spazi di lavoro, esperti di leadership e tante altre figure che evidenziano fin dall’inizio come il forzato cambiamento a causa della pandemia abbia realmente aperto gli occhi sia ai dipendenti che ai manager su nuovi modi di lavorare e che si può rispondere a questa emergenza e alla crisi che ne è conseguita riprogettando il business e reinventando il modo di lavorare.
Come evidenziato da Darrius Jones, vice presidente esecutivo di Poly “La prossima normalità va in direzione di un lavoro ibrido che diventerà sempre più diffuso proprio nel momento in cui stiamo rispondendo alla crisi, riprogettiamo e reinventiamo: lavorare in modo flessibile su più sedi, avere spazi di lavoro sempre più coinvolgenti e produttivi che soddisfino il modo di lavorare di ogni dipendente”.
Gli step del lavoro ibrido. Ecco dunque, secondo il rapporto,quali sono i 3 passi che bisogna seguire per creare modalità di lavoro ibrido:
- Ripensare i nuovi modelli di lavoro puntando su politiche che offrano flessibilità ai dipendenti su quando e da dove lavorano, nei tempi e nei giorni in cui possono essere produttivi
- Lavoro basato sui risultati: allontanarsi dalla concezione di produttività basata sulle ore di lavoro e sul posto da cui si lavora e puntare sul fornire risultati. E fare tutto questo incoraggiando il lavoro di team anche in maniera virtuale, creando aree di lavoro da remoto che siano produttive ma anche coinvolgenti, senza rumore e con un’acustica intelligente
- Ottimizzare gli investimenti: evitare gli spazi degli uffici non utilizzati o utilizzati poco e piuttosto “sbarazzarsene” anche perché spesso fanno aumentare il costo di un immobile. Negli investimenti dare la priorità non solo agli spazi dell’ufficio, ma crearne altri fuori da esso che siano flessibili, collaborativi e tecnologicamente accessibili ovunque.
Come dichiara Tom Cheesewright, futurologo che ha partecipato al rapporto: “Anche prima della pandemia la natura del lavoro stava cambiando perché lo stesso business stava cambiando. Oggi, pochi possono affermare che la tecnologia sia un ostacolo al cambiamento delle politiche lavorative, ma il lockdown ha messo in luce la necessità di investimenti nel cambiamento culturale e nelle modalità comportamentali del lavoro flessibile. Il futuro è un ambiente di lavoro flessibile che soddisfa le esigenze di tutti i dipendenti, offrendo loro l’esperienza di lavoro più soddisfacente possibile e permettendo loro di massimizzare il valore che restituiscono all’organizzazione”.
Entrando nel vivo della progettazione degli spazi di lavoro ibridi, ecco le tendenze messe in evidenza da Sarah Susanka, architetto:
- Agli uffici casalinghi (i cosiddetti home office) verrà data la massima attenzione: dovranno essere organizzati ergonomicamente e trasformati in luoghi che ispirano. E questo per evitare quanto è successo durante la pandemia con tavoli da cucina, assi da stiro e mobili da giardino usati per creare aree di lavoro domestiche. Se il lavoro a casa deve essere a lungo termini, gli allestimenti casalinghi devono diventare professionali con un livello alto di tecnologia che permetta di svolgere il lavoro al meglio
- Spazi coworking: dovranno diventare sempre più diffusi per favorire i lavoratori flessibili all’incontro e alla possibilità di stare insieme agli altri, senza per forza essere colleghi o fare lo stesso lavoro. Cosa che da sempre succede con i coworking, ma che secondo il rapporto aumenteranno del 40% in tutto il mondo. Cosa che per le aziende può essere vantaggiosa anche dal punto di vista economico: una scrivania in un coworking costa meno di un ufficio.
- Uffici satellite: di contro si punterà a ridimensionare lo spazio dell’ufficio centrale e a creare, anziché una sede immensa, diversi uffici satellite dispersi in varie città. Questo aiuta sia la capillarità dell’azienda che a ridurre i costi immobiliari. Una ricerca di Gartner, società che si occupa di consulenza strategica e cui fa riferimento il rapporto, mostra infatti, come le aziende che stanno andando in questa direzione, hanno ridotto costi di questa natura del 13%.
L’importanza di diffondere una cultura del lavoro ibrido. Un altro aspetto importante del lavoro ibrido, come spiega Megan Reitz, docente ed esperta di leadership presso la Hult Ashridge Business School, sarà il creare e diffondere la cultura di questo lavoro ibrido, cosa che le aziende dovranno riuscire a fare con i loro team.
Per rendere i team agili, innovativi e allo stesso tempo rispettosi della deontologia professionale, secondo il rapporto di Poly la cultura del lavoro ibrido deve essere:
- Inclusiva: i team composti da profili diversi funzionano meglio, purché si sia in grado di sfruttare e apprezzare le differenze personali.
- Curiosa: no al gestire tutti alla stessa maniera. I dipendenti sono diversi e come tali risponderanno in modo differente al lavoro ibrido. Ecco perché i manager dovranno imparare ad informarsi, essere curiosi e fare domande.
- Orientata allo scopo: le aziende devono pensare non solo al profitto ma anche alla responsabilità che hanno nella società e devono spostare l’attenzione su rendere l’ambiente di lavoro un posto più “significativo”.
In tutto questo gioca un ruolo fondamentale la tecnologia: “Ha un ruolo importante nel creare la nuova ‘prossima normalità’ alimentando nuovi flussi di lavoro tra persone e luoghi e consentendo comunicazioni e collaborazioni senza interruzioni, in modo che i team virtuali siano motivati e coinvolti”, afferma Jones. “Se rispondiamo, ridisegniamo e reinventiamo, siamo in grado di affrontare le sfide di petto ed evolvere costantemente insieme agli eventuali cambiamenti che siamo in grado di affrontare.”
Cosa aspettarsi dunque nella “prossima” normalità? Secondo il rapporto, questi saranno i capisaldi:
- spazi per l’ufficio in casa sempre più adatti alle esigenze
- maggiore flessibilità del lavoro da svolgere in sedi diverse
- il recruitment che si estenderà in aree geografiche molto più ampie rispetto a prima
- lavoro da casa, incontro in ufficio, riunendo tutti i dipendenti virtualmente
- aziende più piccole che lasceranno la loro “impronta” nelle più svariate località e non solo in quella in cui hanno la sede principale
- stessi flussi di lavoro tra la casa e l’ufficio
- tecnologia progettata per un facile utilizzo anche da dispositivi personali
- viaggi di lavoro solo se strettamente necessari